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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

LITURGIA PER NON CREDENTI

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La Pasqua è una festività religiosa. Ma è anche una festività per i laici che, beneficiando comunque delle "feriae" pasquali, condividono, almeno in parte, qualcosa con i credenti. Per i cristiani è la festa della Resurrezione di Cristo e, metaforicamente, della rinascita di ognuno dei fedeli, che nel simbolo della resurrezione trovano il motivo di un rinnovamento generale dell'esistenza. F. Di Eugenio, Olio su tela Per i non credenti è la festa della Primavera, che è il trionfo del risveglio della natura e, metaforicamente, la riscoperta della propria interiorità e della parte migliore di se stesso. Per tutti, quindi, un passaggio da un periodo di oscurità e di chiusura, ad un altro di luce e rinnovamento. Trascrivo un post dello scorso anno sul tema  DELLE LITURGIE PASQUALI Proprio perché non abbiamo la fede, caro Lucio - e non "nonostante" come dici tu - per noi vi è una difficoltà ad apprezzare i benefici della liturgia ecclesiastica che nel pe

IL LEGNO DELLA CROCE

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Ho accennato nella mail precedente alle varie credenze popolari che si sono sviluppate intorno al così detto "Albero di Giuda", il "Cercis Siliquastrum", che è un albero ornamentale di non comune bellezza. C'è chi lo vuole protagonista inconsapevole della scena madre dell'arresto di Gesù da parte dei soldati nella quale avrebbe fatto da cornice al dramma che prelude alla passione, e chi invece sostiene che quello fu l'albero al quale si impiccò Giuda pentito per aver tradito. Senza contare che non mancano quelli che sostengono che il cercis sia stato presente in entrambi i casi, ed abbia fatto da cornice all'arresto e da forca per il suicidio. Chiesa di campagna - Via degli Dei (FI) 2015 Ma la teoria più stravagante è quella che sostiene che la croce stessa fosse fatta con il legno di un albero di quella specie, che per tutti questi motivi oggi si chiama "l' albero di Giuda". Sono stati fatti degli studi per verificare la credi

L'ALBERO DI GIUDA

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Il venerdì santo ha esercitato su di me da sempre un'influenza notevole. Ricordo che in quel giorno, da ragazzo, venivo svegliato alle prime ore del mattino da un trapestio e, nella poca luce dell'alba vedevo sfilare dalla finestra della camera la processione con un gran numero di persone, i ceri e la statua della Madonna che sfiorava con la testa il balcone sul quale era affacciata mia madre. Si sentivano soltanto il mormorio delle preghiere ed il calpestio di tutti quei piedi sul selciato della via. Mia madre commossa, mi spiegava che quella era la rappresentazione della scena avvenuta tanto tempo prima di una madre in cerca del proprio figlio, fatto prigioniero da cattivi uomini che lo volevano uccidere. Da "La Neve di Rigopiano" - G.S Aielli 2017 La sera dello stesso giorno, poi, assistevo ad un'altra processione, sempre in compagnia di mia madre e questa volta la rappresentazione era veramente commovente, davanti sfilavano bambine e bambini, poi

L'ISOLA DEI GHIACCI

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Non vi sembri strano, nel Mediterraneo occidentale, a est-sud-est della Spagna, forse non lontano da Maiorca e Minorca, sorge un'isola fantasma, mai visitata dai turisti, che si vede solo in determinate occasioni, non è sulle mappe nautiche, per trovarla bisogna superare la barriera invisibile del tempo, avere il cuore puro, l'immaginazione oltre ogni limite, la volontà caparbia di combattere il male sempre e comunque, per il trionfo del bene. Il suo nome è Isola dei Ghiacci, perché da lontano ai pochi fortunati ai quali è dato avvistarla, appare bianca come la neve, anche in piena estate. Isola di Gorgona (LI) - 2018 Grandi scogliere come marmi, su fondali dorati di un azzurro ceruleo, ondeggianti di posidonie, come chiome di fate, che dal basso tendono le braccia verso la luce, spiagge abbaglianti e monti coperti da una fitta vegetazione risplendente di fiori bianchi, che hanno lo splendore dei ghiacci dei Poli. Ecco il paradosso di un'isola di ghiaccio che non è f

AMMENNICOLO

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Secondo voi cos'è un ammennicolo? Un particolare, un fronzolo, qualcosa che si aggiunge o che si toglie, che si appende, per caso? Una coda di paglia? Un pesce di aprile? Un pendentif (francesismo che significa "che pende", da noi corrisponde , in architettura, a "pennacchio") ? Ferrari - 2012 Penso che degli ammennicoli ognuno si può fare l'idea che gli pare. Per me sono cose che pendono, come le frange di un vestito o le tendine di una finestra. Ma non solo. La parola è alquanto strana, sembra voler suggerire l'idea di qualcosa che sembra di poco conto ma che nasconde tra le pieghe o tra le righe, un che di non trascurabile. A volte un ammennicolo può essere parte di un tutto. Chissà quanti contratti, magari, non sono arrivati a conclusione, perché non ci si è messi d'accordo su qualche ammennicolo! In effetti, all'origine, la parola aveva un'importanza notevole: significava sostegno, punto di forza, attracco. Questo valore seman

CONVENIENZA 2

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- Ti conviene stare zitto. - Accidenti a te, ma se ti ho detto che non ho fatto niente... - Ti ripeto è meglio se tieni la bocca chiusa. - Ti voglio spiegare come è andata.. - Non ti conviene, più parli più t'inguai. Castelli, TE - 2012 La convenienza come una minaccia. O come un paravento. D'altro canto è vero che a volte è meglio tacere. Chi sa di essere senza colpa, non si preoccupa più di tanto di quello che possono pensare gli altri in malafede. Mentre chi non ne è del tutto esente e tenta in ogni modo di giustificarsi, non fa che complicare le cose e far aumentare i sospetti su di lui. Possiamo convenire su tutto, anche su un piano segreto ed allora il fine non è quasi mai lecito, siamo vicino al complotto (stessa radice di "complice", da "cum", con e "plico", piego, piego insieme, accomuno - e lo stesso avviene per "complicare", rendere più complesso), oppure possiamo scegliere una via, invece di un'altra, perché più

CONVENIENZA

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In cerca di uno spunto per la parola "convenienza", suggeritami da Lucio, ho digitato erroneamente "conenienza" su Google e, con mia sorpresa, ho trovato diversi casi in cui le parole "conenienza", "coneniente", sono usate come esistenti, senza però una qualche differenza di significato rispetto alla "convenienza", oggetto della mia ricerca. Bologna, 2012 Ho pensato che si trattasse di refusi, ma poi ho constatato che, se così fosse, di refusi ce ne sarebbero molti, anche su testi molto antichi, cosa per cui, in assenza di altre spiegazioni, non mi resta che ritenere che si tratti della stessa parola con una grafia, magari arcaica, leggermente differente, come avviene per tanti altri termini. Strano però che presso prestigiosi vocabolari, a cominciare dal grande dizionario enciclopedico delle lingua italiana, della UTET, in 21 volumi + 2 aggiornamenti, al grande dizionario delle lingua italiana dell'uso di De Mauro, sempre

OSTILITA'

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Nella favola dello scorpione e della rana, attribuita, sembra senza fondamento, ad Esopo (VI sec. a.c.), uno scorpione chiede di attraversare uno stagno a bordo della rana. Deserto dello Utah - 2011 - Sono matta! - risponde la rana - e se poi tu mi pungi? - Come potrei? Se ti pungessi morirei anch'io, che non so nuotare. - Sali in groppa - dice la rana convinta dal ragionamento più che sensato dello scorpione. Lo scorpione sale sulla schiena della rana, che scende in acqua id inizia a nuotare. Proprio al centro dello stagno, lo scorpione punge la rana, che, incredula, morendo, chiede sbalordita allo scorpione: - Perché l'hai fatto? - E' nella mia natura! - risponde lo scorpione ed affonda con la rana. Se voi credete che il raffronto tra quanto accade nella favola (al presente perché l'apologo è sempre valido) e quanto accaduto (verbo al passato, perché è storia contingente - di ieri), alla prima seduta del nuovo Parlamento Italiano, riunitosi dopo le

ACCIMENTARE

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La lingua italiana è ricca abbastanza da soddisfare anche le più sottili esigenze linguistiche e tuttavia laddove anche non ce ne fosse alcuna necessità, così, giusto per rendere più sapido il discorso, talvolta anche in un contesto dotto, non è raro che intervenga qualche termine dialettale di cristallina significanza, come un fiore campestre, in un mazzo di fiori di serra. Leo accimenta durante il cammino di Santiago (2016 :) Per il termine "accimentare", che non troverete sul vocabolario della lingua, ma che è possibile ascoltare molto spesso nel parlato delle nostre parti, si potrebbe scomodare un'origine nobiliare facendolo derivare dal termine italianissimo "cimento" che vuol dire "prova", "impegno" e sarebbe un caso raro di parola che dalla lingua passa al dialetto, mentre normalmente avviene il contrario, ma anche senza ricorrere a tanto, sebbene nell'assonanza già il senso della prova ci sia tutto, questo accimentare, che

ENTROPIA

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Chi ha la forza di seguirmi, sappia che io per poter usare, anche solo marginalmente la parola "entropia" ho dovuto fare esercizi di umiltà e chiedere perdono in anticipo, davanti ai sacerdoti delle scienze (vi piace la contrapposizione "sacerdoti" – "scienze"?) perché è come se profanassi un tempio del quale non sono né adepto, né frequentatore casuale, ma un vero e proprio intruso che potrebbe far solo danno. Mi associo infatti, anche qui chiedendo il permesso, a quanto detto da Roberto Bolaño, quando ha affermato che le le sue conoscenze in materia di fisica sono imbarazzanti, aggiungendo che il mio imbarazzo si estende a molte altre materie e tante altre discipline con la prima collegate, quali la meccanica quantistica e la termodinamica, la meccanica statistica, la teoria del tempo, quella del caos, che invece sono il campo proprio dell'entropia. Argille scagliose (Monteveglio, BO - 2012) Mi è di conforto apprendere che non esiste una defin

DICOTOMIA

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Non pensiate che mi compiaccia di usare parole difficili per farmi bello ai vostri occhi ("oh, guarda che c. di cultura ha costui!" - o, a seconda dei casi, "oh guarda che cultura di c. ha costui!"), ma è che faccio parte di quella famosa dicotomia di cui tanto si è parlato, che esisterebbe dappertutto, nel mondo come nel campo della cultura, tra formazione umanistica, letteraria e formazione scientifica, per cui dei termini che ho chiamato, con una volgarizzazione evidente, "difficili", cioè per la maggior parte scientifici o che hanno maggiore espansione in campo scientifico, ho una visione, per così dire, ristretta, per lo più limitata ad un uso extra-scientifico o figurato, avendo, dal mio punto di vista, volto variamente per non dire vagamente verso la cultura classica, maggior interesse per il significato allegorico, estensivo, immaginativo delle parole, piuttosto che quello strettamente tecnico "ad usum delphini" (e questa è una citazione

ICONOGRAFIA

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Voglio spendere due parole a favore dell'illustratore di questo blog, mio figlio Giuseppe, con il quale, dopo un periodo idilliaco vissuto durante il tempo ormai mitico della sua infanzia, ho avuto un rapporto piuttosto conflittuale, iniziato negli anni della sua precoce adolescenza e protrattosi per molto tempo a causa di alcune incomprensioni e approdato da ultimo ad una collaborazione senza compromessi, fatta di comprensione profonda e di reciproco rispetto ed affetto. Messaggio in bottiglia, senza bottiglia (ca. 1970) Eravamo affiatatissimi nei primi anni delle sua vita di figlio primogenito e della mia di novello padre, amoroso, ma con poca esperienza. Ricordo che a lui piacevano molto i macchinari, soprattutto quelli di grandi dimensioni, come certi trattori, le macchine agricole, le autobotti, soprattutto quelle con tamburo rotante, usate nell'edilizia per rimescolare e trasportare il cemento, che lui chiamava, con termine onomatopeico "plumon-ondate".

ARRAPINARSI

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Sapevate dell'esistenza di questo verbo? Io no fino a pochi giorni fa, quando mi è capitato di caderci dentro. Arrapinarsi ha molti significati, tutti più o meno che esprimono un solo concetto, quello di incazzarsi. Arrabbiarsi, stizzirsi, rabbuiarsi, conturbarsi. In questo senso il verbo può essere anche transitivo ed allora diventa arrapinare, con il significato di fare arrabbiare, che, tutto sommato è quello più vicino alla sua radice, dal latino "rapere", rapire, portar via e, figurativamente, fare rapidi movimenti. Leo piccolo (Città di Castello, 2012)  Quindi "rapire, portar via". Che ci azzecca coll'arrabbiarsi? Forse passando dal transitivo del verbo latino "rapere" all'intransitivo del (quasi) corrispondente italiano, "arrapinarsi", si introduce un "seme", che trasferisce l'azione dall'esterno all'interno, come dire il rapinare diventa rapinarsi, portar via qualcosa da sé, che è quello che uno fa

IPOCONDRIA

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L'ipocondria è una forma di nevrosi alquanto perniciosa (1) e consiste nel fatto che un soggetto è affetto da una paura matta per la sua salute, per la cui salvaguardia è disposto a qualsiasi esagerazione, fino diventare ridicolo. Si lava le mani in continuazione, non dà la mano a nessuno, apre le porte con i gomiti, per non toccare la maniglia, rifugge da qualsiasi contatto fisico ed è sempre in cerca del farmaco più adatto alla malattia 'mortale' che lo affligge. In ultima analisi è una specie di depressione, profondo abbattimento, anche se ha per oggetto una monomania. Leo-fantasma (Napoli 2011) Non è strano, dunque, che questa parola derivata dal greco con la combinazione di "hipo" sotto e "chondros" sterno, che per gli antichi era il luogo dove si annidava l'afflizione malinconica, di competenza quasi esclusiva dei medici nel significato di cui sopra, abbia nel linguaggio parlato conservato una sua validità, nel senso originario del term

LETTERA DAL FRONTE

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Era da poco rientrato al comando, dopo una notte passata sull'argine del fiume insieme a due commilitoni, a seguire eventuali movimenti nel campo nemico e dopo aver riferito al tenente l'esito della missione, "non si vedono movimenti di truppe sull'altra sponda del fiume e tutto sembra tranquillo", si era sdraiato per terra, in un posticino riparato e cercava di trovare la concentrazione necessaria per pensare a quello che doveva scrivere alla moglie ed ai suoi due figli. Per come si erano svolti gli ultimi avvenimenti, pensava di dover informare i suoi cari della eventualità che non gli fosse possibile di scrivere ulteriormente. Il suo reparto, dopo l'ultimo assalto nemico, era stato decimato ed molti suoi compagni erano morti. Monumento (Peschiera - 2012) Tirò fuori dallo zaino il quadernetto la penna ed il calamaio e si accinse a tradurre in parole la pena che sentiva nel petto. " San Marco Veneto, 15 giugno 1918 Mia carissima moglie e mi

LA FITTA NEL FIANCO

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La "pietas" romana poteva arrivare a tanto di delicatezza, che ai condannati alla crocifissione, tenuti appesi tutto il giorno alla croce, sul calar della sera, ove non fossero ancora morti, veniva somministrato il trattamento del "crucifragium", consistente nella rottura di entrambe le gambe, al fine di accelerarne la morte, non certo per pietà, ma per il fatto che i carnefici potevano abbandonare il luogo del supplizio solo dopo essersi accertati dell'avvenuto decesso, dei condannati. A Gesù invece questo trattamento fu risparmiato, in quanto, a vederlo, sembrava già morto, ma siccome l'addetto era molto scrupoloso e voleva esser certo di aver esattamente adempiuto al proprio compito, con la lancia pensò bene di trafiggergli il costato, per accertarsi che fosse effettivamente morto e nel caso non lo fosse, rapidamente farlo morire. Dalla ferita fuoruscì un liquido misto di sangue e acqua, senza che il condannato desse segno di vita; per il solerte soldato

MAL D'AFRICA

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Quando sono nato, mio padre non era con me, c'erano soltanto mia madre, le mie due sorelle nate prima di me e la zia Gina. Allo scoppio della guerra italo-etiopica, nell'ottobre del 1935, non fu uno dei primi a partire, ma fu richiamato alle armi qualche mese dopo. Lasciò la moglie incinta del terzo figlio e partì, insieme ad un folto nucleo di altri militari dislocati in Etiopia, per quella che fu una guerra di annessione. Leo prima di nascere (2003) Naturalmente non era contento, per il fatto che lui non era un guerriero, non condivideva la politica coloniale del fascismo ed era molto innamorato della sua famiglia, per cui avrebbe desiderato di starsene tranquillamente a casa, tanto più che era in attesa del terzo figlio che questa volta doveva essere, secondo i suoi calcoli, sicuramente un maschio, dopo due femmine nate una dopo l'altra. La notizia della nascita avvenuta il 9 giugno 1936 e la conferma del fatto che il neonato era maschio, gli arrivarono per cablo

L'ULTIMO SOGNO

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Mio padre era là che mi aspettava. Quando ero triste e non sapevo a chi rivolgermi, entravo nel suo studio e lo trovavo, ogni volta timoroso che non ci fosse. Mi guardava con i suoi occhi buoni, indulgenti, mi faceva sempre credito di tutte le mie manchevolezze. Sedeva al suo posto, dietro lo scrittoio e sfogliava il suo giornale, Il Tempo, che fu anche il mio quando lui c'era. Vestiva come al solito, in grigio, giacca a doppio petto, un po' cascante sulle spalle, con le tasche sempre rigurgitanti di cose, carte, chiavi, portafoglio, sigarette e i pantaloni con la piega, larghi, spiegazzati. Era il suo abbigliamento di ogni ora della giornata. I capelli lucidi, leggermente mossi. Fantasmi (Slovenia 2017) Mi sorrise appena mi vide ed io mi avvicinai a lui per abbracciarlo; mi fece segno di no, non si poteva. Ma era come se mi avvolgesse con lo sguardo ed io ero commosso di vederlo. "Padre..." "Bruno,.... caro figlio...", furono le prime parole. Poi

SURREALE

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La donna è ferma davanti al quadro appeso alla parete. Il suo sguardo è come perso nel vuoto. Ella si sposta leggermente a destra, poi a sinistra, senza mai smettere di guardare davanti a sé. Muove leggermente la testa. C'è qualcosa nel quadro che la invita a guardare oltre il quadro stesso, come una fuga di pensieri, di immagini, di sensazioni senza alcun riferimento con quello che ha davanti. Donna ad una mostra di fotografia (Bologna 2017) “Io vedo cosa c'è oltre la superficie del mare, cosa si nasconde sotto l'onda che avanza, il marinaio non è già più un marinaio, ma un ectoplasma”. “Nel volto di quell'uomo vedo i suoi pensieri, liberi, volatili; vedo cosa c'è oltre il dipinto del quadro, vedo quel che vedeva il pittore dentro di sé, mentre dipingeva e forse era immerso in un sogno”. Il surreale esisteva già prima che quella corrente artistica l'avesse scoperto, ne avesse preso il nome ed adottato come metodo. Anni '20 del novecento, il secol

INDIZI DAL PASSATO

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La donna si chiamava Eufrasia ed aveva l' aspetto di una che nella vita aveva dovuto affrontare molte difficoltà; volto asciutto, severo ma con sprazzi di luce che ogni tanto illuminavano il suo sguardo, per il resto del tempo spento e furtivo. Età indefinibile, vestiva di scuro e da quando la conoscevo, era sempre uguale. Conoscevo il palazzo dove abitava, dalla parte vecchia della città, per via di una ragazzetta che là prestava servizio come domestica, con la quale avevo allacciato una relazione. Per quanto ne sapevo, la signora menava una vita silenziosa e riservata, quasi sotterranea; con lei c'erano un fratello che si vedeva raramente in giro, una vecchia madre ed una zia decrepita. Scala (Roma - 2015) Il fabbricato aveva un aspetto massiccio e poco funzionale, la facciata che dava sulla via, aveva un balcone monumentale, dalle balaustre di pietra molto spesse. Dallo scempio compiuto ad opera di passate amministrazioni comunali, con l'abbattimento della maggi