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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

UNO

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La città ideale di Platone, la Repubblica, come noto fu la sua principale proposta di filosofo per porre rimedio ai mali della Polis ateniese della sua epoca, sempre più attanagliata al suo interno dalle lotte fratricide tra fazioni opposte.   La città ideale di Plotino, che avrebbe voluto chiamare Platonopoli, in quanto gli abitanti avrebbero dovuto vivervi secondo la costituzione scritta nelle Leggi di Platone, più che una città retta dai filosofi era stata da lui immaginata come una vera e propria 'città dei filosofi', una sorta di buen retiro per la sua cerchia di filosofi-mistici-asceti, dove ognuno avrebbe potuto vivere libero e indisturbato nel perseguire la propria personale estasi nel ricongiungimento con l’Uno. Quella di Plotino è infatti la filosofia dell’Uno e, se ci pensate bene, è la perfetta filosofia in formato imperiale: uno è l’imperatore che rischiara con la sua ineffabile presenza il suo regno in lungo e in largo e Uno è il principio che nel

LETTI DI GIUSTIZIA

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                                                                        Pancrazio sapeva di essere irruento e che spesso si faceva sopraffare dalla furia e commetteva azioni che andavano anche oltre quelle che erano le sue intenzioni.   Una regola non scritta del circolo (ma che v’era di scritto? nulla), era quella che le relazioni di famiglia non dovevano condizionare in alcun modo lo svolgimento dell’attività del circolo stesso e la libertà dei soci. Questo era tanto chiaro nella mente di Pancrazio, che di notte, spesso, rivoltandosi nel letto a causa di qualcosa di spiacevole che era successa di giorno al circolo, benché assillato non riteneva opportuno farne parola con la moglie, in quanto estranea.                                                                                  Ella e Louis - Grazie Luciana Sì, perché Pancrazio aveva una moglie, Giulia ed una figlia adolescente, Evelina. Quest'ultima, da poco aveva scoperto la musica Jazz e spesso in casa

GIORNATE

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                                                                              La Cantata dei giorni Pari e La Cantata dei Giorni dispari, ovvero i giorni sì e i giorni no, sono il compendio di una filosofia della vita che distingue le giornate in fortunate, o nate sotto il segno della sfortuna. Almeno per quelli che si affidano al detto non è vero ma ci credo. Se non è possibile condizionare a proprio favore la fortuna, si può tentare almeno di evitare i colpi della sfortuna mettendo in atto pratiche scaramantiche.                                                                         Se vuoi avere la fortuna dalla tua parte, devi sapere però che è necessario pagare un pegno. Se il conto da pagare per avere fortuna arriva dopo il colpo fortunato, allora è come se essa non ci fosse mai stata, esempio se uno vince al lotto e il giorno dopo va sotto un tram e perde una gamba, che fortuna è?   Per far sì che la fortuna sia una vera fortuna, conviene pagare prima il pegno,