SILVANA
Dea dei boschi, elfo, gnometto, amica di Pan con il suo flauto, fata, Diana cacciatrice, Silvana dava molta importanza al suo nome, al quale attribuiva il potere di una investitura. I suoi genitori, nel metterglielo, al Fonte Battesimale, sì allora era ancora di moda, avevano sicuramente indovinato, come in una divinazione, quale era il suo destino, o meglio la sua vocazione. Lei si sentiva portata per la vita silvestre, i lunghi silenzi dei boschi in certe ore, il fruscio del venticello, il rombo del turbine, i capelli scompigliati, i sensi all’erta, sul crinale di una roccia, lei sola contro la tempesta. E un esercito di esseri invisibili, agli altri, a lei, sempre, o a richiesta, presenze amiche, bizzarre, irriverenti, ridenti, fantastiche, enigmatiche, fosforescenti. O streghe malvagie, con pozioni letali. Sconfitte da Principi Azzurri. Che girano per i boschi, in cerca di Belle Addormentate, Cenerentole e Cappuccette Rosse, suoni di corno, che l’eco fa rimbalzare di valle in vall