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Visualizzazione dei post da agosto, 2022

ASCOLTA, E' IL VENTO

                                                                          Ancora una volta, rubo il titolo di un libro, questa volta dello scrittore Morrow Lindbergh, edizione 1940, senza alcun riferimento al contenuto di esso, così, solo per il fascino leggero del titolo stesso. Si è levato presto col primo sole, ha imperversato sulle cime e percorso l’altopiano, ora batte la radura tra sterpi e rovi, scorre veloce sui prati tra zolle e radici, si insinua nelle frasche delle rade siepi e porta rotoli di sterpaglie raccattate per via, che si impigliano fra le rocce e i rialzi del terreno. La distesa dell’erba alta, si modula al suo passaggio, formando un’onda che la percorre tutta e torna indietro, come il moto perpetuo di un mare inquieto. Indugia intorno ai muretti scalcinati, agli angoli delle case abbandonate, in mulinelli e vortici che sollevano polvere e detriti ed un foglio di giornale ingiallito da lontane stagioni, che volteggia brevemente e ricade piegato su se stes

NEOLOGISMI LIBERTINI

                                                                        La parola “volgare”, nel nostro “lessico famigliare”, suona sempre con una notazione di disprezzo, come cosa vile e di cattivo gusto, mentre in realtà dovrebbe solo indicarci la provenienza del termine dal volgo, cioè il popolo e quindi, non sempre, o quasi mai, a seconda dei punti di vista, meritevole di bollatura. Anzi esistono dei volgarismi geniali, arguti e pienamente adottati anche dai puristi ortodossi che non si piegherebbero nemmeno davanti al Santo Sepolcro. Il malvezzo, se così lo vogliamo chiamare, si è impadronito anche della politica: vedi il “celodurismo” della Lega e il “vaffa” del grillo scalmanato. Se poi, per volgarità intendiamo tutto quello che proviene o attiene alla sfera sessuale e alla fisiologia del corpo umano, allora parliamo di turpiloquio, esempio l’uso intercalare della parola “cazzo”, per il primo tipo (sessuale) e, “merda”, o altra amenità per il secondo (fisiologico). A

IDIOTISMI

    Paradossi e ossimori erano il suo pane quotidiano, disse Maurizio, parlando di un suo amico molto estroso e singolare, prematuramente scomparso. Doveva essere molto magro, obiettò Pancrazio con tono incredulo. Perché dici così? Gli chiese l’amico. ‘Mbè, mi sembra che a forza di mangiare ossa e more, io poi non so nemmeno come si possa fare, c’è poco da metter su pancia, fu la spiegazione di Pancrazio. Ma che dici? Gli oppose Maurizio; Non hai capito! Erano solo idiotismi. Prima mi inviti a dire sempre quello che penso, si lamentò risentito Pancrazio, poi mi dici che sono un idiota perché non ho capito quello che hai detto.     Ossimori e paradossi, sono idiotismi…spiegava pazientemente Maurizio, quando Pancrazio, buttando all’aria il giornale che aveva in mano, sbottò dicendo: E lo credo bene, vorrei vedere te a seguire una simile dieta! Forse hai ragione, disse Maurizio, avrei dovuto dire: figure retoriche... Comunque indigeribili! concluse Pancrazio. 

NOTTE DI LUNA CALANTE

                                                         Tutto quello che Maurizio ricordava di quella estate declinante, erano, una tendina tesa sull’oblò, che   si gonfiava a tratti nella cabina, sollevata da un vento breve, che alitava sui loro volti, il gemito delle gomene di attracco delle imbarcazioni ormeggiate nella piccola baia, che si lamentavano ad ogni torsione dovuta al dondolio degli scafi pigramente addormentati nella profondità della notte, un cordino metallico che batteva ritmicamente contro un albero di   maestro, la punta dell’albero che disegnava nel cielo figure astratte fra le stelle e gli occhi di Chiara che palpitavano nella notte come astri caduti dal firmamento. E poi il tumulto dei cuori, i corpi sudati, la pace trovata. Toccare il cielo con un dito, si può, pensò mestamente, mentre un altro luogo comune, ancor più scontato, occupava la sua mente: dalle stelle alle stalle. Con l’estate anche Chiara era andata via, lasciandogli il deserto nel cuore.