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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

GESTI E PAROLE

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                                                                                 Con parole suadenti scioglievi ogni nodo senza fare sconti a nessuno Con le mani sapienti accarezzavi gli oggetti con i quali avevi un tuo modo di realizzarti Le tue dita sfioravano le corde della chitarra, come il volto della tua compagna Cogliendone ogni minima vibrazione I tuoi gesti misurati ed esaurienti I tuoi occhi dipingevano i tuoi pensieri Che volavano sempre una spanna più in alto Il tuo sorriso aperto e franco a volte irridente e burlesco La tua presenza colmava uno spazio grande che ora è vuoto e nulla potrà più riempire La tua vita un dono prezioso È stato bello averti anche nei momenti in cui ci siamo contrastati e non volevamo Ma la vita è fatta di niente il tutto è altrove L’amore imperituro La speranza fugace come il tempo  

I MORTI

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                                                                                                                                                                                        Non cercate tra u morti colui che vive   I Si avvicina il giorno dei morti, ma tu non sarai nella turba dei defunti che, secondo una credenza popolare, nella notte tra l’uno e il due di novembre, si affollano in una processione funebre per tornare ognuno nei luoghi dove è stato da vivo. Tu percorri sentieri solitari, libero e felice, leggero come l’aria, volatile come l’etere, lasci una scia sul terreno, che è polvere di stelle. La luce delle stelle spente, come dice Recalcati nel suo libro, che giunge a noi dalle profondità dell’universo, moltissimo tempo dopo l’estinzione della stella che l’ha prodotta. Per modulare il nostro dolore.

IL NARCISISTA

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                                                                     Narciso era un giovane bellissimo, il prototipo della bellezza, non importa se maschile o femminile, era un simbolo e come tale si immolò. La prima volta che si vide, rispecchiandosi in un laghetto, fu così ammaliato dalla sua figura, che si innamorò di se stesso e, nel tentativo di raggiungersi, per abbracciarsi, cadde in acqua ed affogò. Era estremamente bello, ma non sapeva nuotare, era cioè ingenuo, nel senso di senza colpa, conservava l’innocenza ed il candore dei nativi o dei bambini. La favola di Narciso, per mettere in evidenza, una delle caratteristiche peculiari del genere umano, la vanità e la vanagloria, che sono nel patrimonio genetico di ognuno di noi, sono doti o difetti preziosi se posseduti in piccole dosi, perché “bisogna” volersi bene, anche per amare gli altri e possono però, se spinti alle estreme conseguenze, portarci alla rovina. In questo senso siamo tutti dei Narciso, chi più chi m

LA STRONZATA

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                                                                               Sentite che stronzata, disse Pancrazio entrando nel locale, fragorosamente come al solito; poi si arrestò sulla soglia, con la mano ancora sulla maniglia della vetrina d’ingresso, cazzo! Qui è tutto nuovo! Cominciò a mormorare tra sé, ma a voce alta, Complimenti Sebastiano, ecco perché il bar è rimasto chiuso tutta l’estate, hai fatto una super ristrutturazione! Bello, ora sì che il Circolo può riprendere l’attività: mi siete mancati tutti, lungo questo tempo e si guardò in giro, cercando con gli occhi gli altri soci che non c’erano; c’era solo Maurizio che alzò il naso dal giornale e fece un breve cenno di saluto, stavi dicendo qualcosa? chiese. Pancrazio mollò finalmente la maniglia della vetrina che si chiuse automaticamente, si accostò al primo tavolino e togliendosi la giacca che appese alla spalliera di una sedia, si sedette a cavalcioni su di essa, poggiando i gomiti sulla stessa spalliera ed in

SCENDE LE SERA

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                                                                              È una piccola emozione, dura pochi secondi, sul far della sera, quando si vedono le prime luci che si accendono nel riquadro delle finestre delle case accanto; qualcosa si muove dietro quei lumi schermati, qualcuno vive, partecipe del fenomeno delle ombre che si addensano fuori. Gli animi si aprono al silenzio e quello che si sente è un senso di solidarietà che ci unisce tutti. La nostra condizione umana si disvela nel passaggio dalla luce al buio, rotto dalle lampadine   dell’illuminazione artificiale che aggiunge calore. E c’è del tenero, nel pensare dietro quelle finestre la gente che si muove e si prepara ad affrontare le insidie della notte che si approssima dietro quei vetri appannati. Mi piacerebbe entrare non visto in ognuna di quelle case ed osservare i volti dei componenti dei diversi nuclei familiari per   spiare nei loro occhi i pensieri, e coglierne le emozioni per condividerle.   “Fo

SE ESISTE L'ALDILA'

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                                                                    Se esiste un aldilà, come forma di sopravvivenza individuale, o se non esiste, lo sapremo solo quando saremo giunti al “passo estremo”. O non lo sapremo affatto perché scompariremo nel nulla. Se dovessimo discutere dell’aldilà, sulla base dei nostri convincimenti personali e formulare delle ipotesi nel caso affermativo, su come esso possa essere fatto, non basterebbe l’intera memoria del mio computer. Né io saprei come farlo. So soltanto che anche quelli che si dichiarano credenti, hanno del mondo delle anime, un’idea vaga che prevede una grande luce proveniente dall’alto, un paesaggio nebuloso ed evanescente, un senso di pace diffuso. Certo credo che nessuno si aspetterebbe di trovare in un ipotetico aldilà un mondo fatto a misura di questo nostro, che rimane fino alla fine, l’unica certezza.   Mia madre, negli ultimi anni di vita teneva con sé, sul comodino, un libro dal titolo “La vita oltre la vita” c

IL BOSCO DELLE MERAVIGLIE

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                                                            Giuseppe era innamorato dei boschi, degli alberi dagli alti fusti, delle piante, dei fiori e del velo di nebbia che avvolgeva ogni cosa ed immergendosi in essi, inseguiva i suoi sogni, come testimoniano le centinaia di foto che ci ha lasciato, dove l’elemento umano scompare per lasciare libero spazio alla natura che ha il sopravvento, anche nei confronti dei nostri sentimenti, con i suoi cieli tersi, le atmosfere brumose e la magia delle cose nascoste. Dell’autunno amava i colori: il verde marcio delle erbe e il rosso ruggine delle foglie e i sapori dei suoi frutti,   funghi, castagne e cachi. In una ideale mostra fotografica sul tema, da lui tante volte tentata e a volte realizzata perfino nel cortile della sua abitazione, il visitatore verrebbe inghiottito dalla sensazione di mistero che promana da ogni singola immagine.                                                               Le cime degli alberi si staglian

VALERIA

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                                                                                                                                    Valeria è tornata anche quest’anno a Tortoreto, senza genitori e senza Giulia, ormai autonoma, ma con la sola figlia minore, Elena di 12 anni: è tornata per una settimana, non per vacanze, che sarebbero state tropo brevi, ma per assolvere ad un compito, onorare un ricordo. Ci siamo abbracciati come non avevamo mai fatto nelle precedenti occasioni, per un minuto di muto raccoglimento e lei, commossa, sulla mia spalla, mi ha detto, quasi come in confessione, che l’aver trovato Giuseppe nel periodo più travagliato della sua vita, ha avuto per lei un’t importanza fondamentale:   “Giuseppe mi ha aiutato quando più ne ho avuto bisogno, mi ha salvata, io forse ho salvato lui, non so, ma per me è stato tutto il suo starmi a fianco. E io non dimenticherò ma quello che egli abbia rappresentato nella mia vita” con un senso di gratitudine profonda, senza mai