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Visualizzazione dei post da agosto, 2023

CRONO, IL TITANO

                                                                      Lucio/46, (ma me lo sai dire che significa ’sto 46? Chiese Pancrazio, soffermandosi un attimo sul punto di domanda) e continuò, ha parlato di un certo Kronos che ha rubato le valigie ad un povero diavolo che doveva prendere il treno e, senza le valigie, non è potuto partire. Immagino sia andato dai carabinieri a sporgere denuncia. Ma tu mi sai dire chi sarebbe questo Kronos ladro di valigie? Secondo me se l’è inventato lui. Purtroppo non è così; è stato inventato, senza le valigie, dai greci moltissimo tempo fa, prima che gli dei occupassero l’Olimpo. Allora il mondo era governato dai Titani, ognuno per una sfera di competenza; Kronos era uno di essi. Nella nostra confusa conoscenza della mitologia greca, all’origine del mondo, c’erano Urano, signore del Cielo e Gea, signora della Terra, che unendosi generarono tutti gli altri Titani.   Senonché Urano, generava questi figli, ma impediva che essi nascessero, c

GARIBALDI FERITO

                                                                          Un’altra cosa, non mi è chiara, continuò Pancrazio rivolto a Maurizio, tu hai detto che sull’Aspromonte, Garibaldi fu ferito dal fuoco italiano. Come è possibile ciò? Garibaldi non era andato a liberare l’Italia? Siamo negli anni cruciali della nascita del nuovo Stato Italiano, tra il 1860, l’anno della partenza dei Mille da Quarto, al 1862, quello della sua conclusione drammatica. Due anni prima dell’episodio di Aspromonte, avvenuto il 29 agosto 1862, che fu una vergogna per il giovane stato italiano, proclamato appena il 17 marzo dell’anno precedente, rispose d’un fiato Maurizio, c’era stato l’incontro a Teano, in provincia di Caserta, fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, svoltosi il 28 ottobre 1860, in cui, conclusa vittoriosamente la Spedizione dei Mille, il generale Garibaldi aveva consegnato a Vittorio Emanuele l’intera Italia del sud, riconoscendolo primo Re del costituendo Regno d’Italia. La li

DIOMEDE ALLE TREMITI

                                                                          Senti, Maurizio, iniziò Pancrazio, hai parlato di certi uccelli che piangono di notte la morte di un eroe. Mi spieghi che volevi dire? Si tratta di una leggenda molto antica che risale ai tempi della guerra di Troia, che, come tu saprai… Certo che lo so, si affrettò a dire Pancrazio, lo so, eccome! E sennò venivo a chiedere a te! È l’oggetto dei poemi omerici e l’eroe di cui mi chiedi è Diomede, grande amico di Ulisse, al quale si attribuiscono molte avventure ed imprese straordinarie; egli, dopo la caduta di Troia, tornato in patria, non fu riconosciuto dai propri familiari ed allora ripartì con i suoi fedeli compagni e si diresse lungo l’Adriatico, fermandosi in molte località, dove ancora oggi sono rinvenibili le sue tracce, dalla Puglia, alle Marche e segnatamente alle Isole Tremiti, da lui fondate, secondo la leggenda, e dove egli avrebbe trovato la morte. Sull’isola di San Nicola, esiste una tom