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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

SCANZONATO

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Altre volte mi sono soffermato sul termine “desocupato” usato da Cervantes unitamente all’altro “lector”, per indicare il tipo di persona che a suo parere si sarebbe potuto interessare a quanto lui andava scrivendo, soprattutto intorno a quella figura divenuta poi un archetipo, del cavaliere della triste figura, di sua invenzione, noto come Don Chisciotte della Mancia. L’inizio era veramente da brivido e nella sala, dopo queste parole che l’oratore fece sapientemente seguire da qualche attimo di raccolto silenzio, una corrente, non tanto uno spiffero, quanto piuttosto una piccola scossa elettrica, attraversò la schiena della maggior parte dei presenti, attentissimi al seguito che non si fece attendere. Questa piccola cerimonia di riapertura ha lo scopo principale di solennizzare la visita recentemente fatta al circolo dall’hidalgo più famoso della letteratura mondiale, l’ineffabile Don Chisciotte. Mauritius aveva rotto gli ormeggi, rispetto al divieto di riunione imposto dalle au

L'ELMO DI MAMBRINO

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Torneremo a respirare ha detto ieri il Presidente del Consiglio. Sui prati torneranno a fiorire le margherite è il messaggio che ci ha lasciato il regista Ermanno Olmi con il suo ultimo film sulla guerra. Tutto passa e le ferite inferte a questa nostra terra, guariranno, questo è l’augurio. Un uomo giusto e saggio, pazzo per la sua ingenuità e genialità, piena di fiducia sulle sorti dell’umanità, ha voluto onorare il nostro sodalizio il giorno prima del discoro di Conte e ci ha preso in pieno con la sua anticipazione sull’amore e il desiderio, lui combattente infaticabile fedele solo al suo ideale immarcescibile (le parole sono sue, io mi limito a riferirle) legato all’onore di una dama di grande bellezza, la rinomata Dulcinea del Toboso. In che senso? Nel senso che nel discorso di Conte il tema era tutt’altro e tra i due, sinceramente…chi non preferirebbe l’amore? Ma quale non fu la sorpresa, il giorno dopo la sua visita, quando nell’ambiente già vivace del circolo, (le parole di

AMORE E DESIDERIO

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Non era la prima volta che da un pulmann che arrivava nella piazza e si fermava proprio davanti all’agenzia di viaggi, a due passi dal Bar dell’Olmo, scendesse un personaggio d’altri tempi, sontuoso e luminoso, che, fatto con lo sguardo un giro della piazza che tutta la comprendeva, individuava il luogo dove voleva recarsi e con composta grazia, si avviasse o verso l’ingresso del bar, quando era aperto, prima dello scoppio dell’epidemia di corona virus, o, come nella circostanza attuale, in cui era chiuso per colpa della circolante infezione della pandemia, verso il gruppetto di persone, che, a distanza regolamentare, l’uno dall’altro, sostavano intorno all’aiuola dell’olmo che i lettori già conoscono. Da dove fosse uscito il cavallo, che dopo fu identificato come il famoso Ronzinante, nientemeno che la cavalcatura sulla quale era andato incontro a tante avventure il grande Don Quixotte de La Mancia, nessuno fu in grado di dirlo, certo è che gli assorti spettatori, che ris

IL NULLA

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Mano a mano che la data della riapertura si avvicinava, i soci, a piccoli gruppi, avevano cominciato a frequentare lo spazio antistante l’ingresso del Bar, nei pressi dell’aiuola che ospitava l’albero che aveva dato il nome al bar, l’olmo quasi centenario che costituiva uno degli elementi di maggior richiamo di quell’angolo di piazza. Anche per via del muretto sormontato da una larga base piatta, comoda per sostare brevemente sedendo. E chiacchierando, naturalmente, come avviene tra amici, quando ci si incontra per la via e per caso. Ecco un giorno Pancrazio – uno dei più assidui frequentatori – che arriva e pone subito, a tutti e a nessuno, un problema di non facile soluzione. Ho letto, disse, un libro che mi ha molto interessato, anche se non ci ho capito niente; si parlava di nulla e di tutto in questo libro, spiegando che il nulla è quando non c’è più nessuna cosa, il contrario di quando invece c’è tutto. Io già non capisco come possa esserci un nulla in una stanza dove non c’è

PALINGENESI CON IL VIRUS

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E’ stato detto autorevolmente non sprechiamo questo tempo in cui siamo costretti a stare senza fare niente (per modo di dire) e anzi approfittiamone per riscoprire vecchi valori dimenticati, l’altruismo, la generosità, la solidarietà, per rinnovarci interiormente, ed attuare, così, una vera rinascita spirituale, nella contingenza in cui tutti ci troviamo del corona virus che ci sta falcidiando? Soprattutto gli anziani, è vero, un’intera generazione di improduttivi, decimata in tutto il mondo, non è già un rinnovamento? E poi i maschi più delle femmine. Non si è detto che il mondo in mano all’altra metà del cielo, sarebbe più vivibile? Nel frattempo, però ci siamo dimenticati, così presi dai guai nostri, di tutti gli altri problemi che affliggono la Terra, dai migranti, ai siriani, dai bambini che muoiono di fame in Africa e in altri continenti, per colpa della guerra o per colpa del clima. Potremmo distinguere moribondi politici da moribondi economici. Vogliamo vedere nel picco

ESIBIZIONISMO

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Ci sarà un momento in cui noi siamo veramente noi stessi? Si chiese Mauritius a voce alta, camminando nel chiostro del convento di S. Francesco ad Assisi, dove insieme a Licius erano ospiti di quella comunità, dopo che si era saputo del loro viaggio in Terra Santa, sulle orme del fondatore dell’Ordine, San Francesco, il quale nel 1219 si era recato laggiù mentre era in corso la quinta Crociata, e nella speranza di essere di aiuto nella riconquista del Santo Sepolcro, aveva incontrato il sultano Melek el Kamel, discendente del Saladino. Nello stesso momento, diversi frati, ognuno per conto suo, camminavano lungo il porticato, leggendo un breviario, assorti in profonda meditazione. Molti a questa domanda si faranno cadere le braccia, interloquì Licius, ma come sarebbe? Noi siamo sempre noi stessi! A meno di non essere pupazzi o manigoldi. So di non dire nulla di nuovo, se affermo che noi abbiamo a nostra disposizione un numero pressoché illimitato di maschere da indossare per le pi