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DI SOPPIATTO

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    Nessuno dica mai che Pancrazio entri di soppiatto in qualche luogo, sia pure la canonica di Colleminuccio, dove un giorno andò a cercare il prete che lo aveva cacciato dalla chiesa perché aveva detto che era comunista. E le sue intenzioni erano buone. Soppiatto è una locuzione che viene dal concetto che una cosa piatta si possa meglio riporre, cioè nascondere. Da qui, “di soppiatto” vuol dire, “di nascosto”. Piatto o non piatto, Pancrazio, quando entra, si vede e si sente. Perciò quella volta che Oreste osò dirgli che era un soppiattone, fu mercé l’intervento di Maurizio, che lo frenò, se lo stesso riuscì a spiegare cosa avesse voluto dire con quel termine, prima che l’energumeno passasse   a vie di fatto. Soppiattone viene da soppiatto, che vuol dire “di nascosto”, aveva spiegato il Maestro e quindi il soppiattone è uno che agisce nascondendo qualcosa, cioè è una persona doppia. Pancrazio aveva capito invece “piattolone” ed aveva pensato ad una grossa piattola, una pulce

ANTIFASCISMO

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  Affermare che oggi come oggi, parlare di fascismo e antifascismo è anacronistico, perché il fascismo è morto 70 anni fa e non potrà più risorgere e che gli italiani, gravati da tanti problemi più importanti, sono stanchi di sentire queste diatribe infruttuose, è la premessa, l’anticamera della restaurazione dei presunti “valori” di quel “piccolo tempo antico”, ancora favoleggiato, nella mente e più ancora nel subcosciente di tante persone di buona volontà, che ancora credono, perché è stato così insegnato a loro, di sottobanco, nell’ambito familiare, lungo il corso di questi ultimi 70 anni, che nel fascismo c’era qualcosa di buono. E lo si vede nella volontà, che la compagine dell’attuale governo, eletto democraticamente da un’Italia purtroppo dimentica, chiaramente esprime, di invertire il corso della storia cominciando proprio dal tentativo di scalzare quella che finora i nostalgici del passato regime hanno sofferto come la egemonia della cultura di sinistra, con la riproposizion

GIUSEPPE, IL VIANDANTE

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                                                                   Caro Giuseppe, ho cominciato a leggere “Alzati e Cammina”, il libro che tu, con tanto affetto, mi hai regalato tanto tempo fa, con la bellissima dedica dell’autore e che io avevo trascurato colpevolmente, come colpevolmente ho trascurato altre cose che riguardavano la tua vita, della quale avrei dovuto, invece, avere la massima cura. Alzati e cammina è quanto disse Gesù a Lazzaro morto e Lazzaro resuscitò dalla morte. Alzati e cammina è l’invito, scopertamente evocativo, che il libro rivolge ad ogni uomo o donna ad uscire fuori da tutto ciò che costituisce un condizionamento all’azione, come un torpore mortale. Ci sono in queste pagine dense di considerazioni e suggerimenti, molte cose belle, che mi parlano di te, di come eri, di quello che hai fatto ed ora capisco la tua ammirazione per Luigi Nacci, l’autore del libro e il fondatore di una nova religione, quella della viandanza, che è la molla che spinge ad a

IL GIORNO PIU' BELLO

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L'ALBERO E LO SCOIATTOLO

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                                                                  C’era uno scoiattolo che tutte le mattine usciva dal cortile della scuola, si guardava intorno per accertarsi che la strada fosse libera e la attraversava di corsa, entrando nel quadro visivo della mia finestra, dove troneggiava a breve distanza, il grande albero, sul quale il grazioso animaletto si arrampicava sveltamente, percorrendone tutta l’estensione, nel senso verticale del tronco ed orizzontale dei rami che si allargavano ad ombrello, fino quasi a toccare le propaggini di altre piante più piccole che si trovavano nella zona. Seguiva sempre il medesimo itinerario, fino a raggiungere l’estremità di un ramo che si protendeva verso la pianta più vicina e spiccava un salto che era quasi un volo verso di essa, abbrancandosi ad un suo esile ramoscello, che nel ricevere il peso del suo piccolo corpo, oscillava lungamente; poi scompariva nel folto della vegetazione sottostante. Più tardi ricompariva per ripercorre

ONORARE NON COMPIANGERE

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                                                                         Delle persone care che ci hanno lasciato, Giuse diceva sempre bisogna onorare, non compiangere la loro memoria. Era con me al funerale del nostro carissimo amico Alfredo e lesse per me, che ne fui incapace, l’orazione funebre da me preparata. Mi sento di condividere totalmente il suo pensiero, per lui che non c’è più. Non ha avuto una vita facile, né un carattere arrendevole, ma ha difeso fino in fondo la sua libertà intellettuale ed individuale. Sempre geniale nel trovare soluzioni nei campi molteplici in cui ha applicato il suo ingegno. Dalle molte testimonianze di affetto, stima e simpatia nei suoi confronti, che ho ricevuto, che mi hanno fatto molto piacere e per le quali ringrazio tutti pubblicamente, ho tratto la convinzione che la sua vita, la quale non è stata semplice né banale, egli l’abbia vissuta pienamente, traendo soddisfazioni da tutti quelli che gli stavano vicino, lasciando un segno

LA BURLA E LA BEFFA

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                                                                                                                                   In via di principio, Pancrazio detestava tutti quelli che si prendevano gioco della dabbenaggine degli altri, sia che lo facessero in modo bonario, così, da buontemponi, tanto per ridere, che più ancora, per scherno, in modo malevolo. Maurizio gli aveva spiegato un giorno che il modo di dire “in via di principio”, significa “il linea di massima”, come punto da tenere fermo e lui a questo punto ci teneva molto. Maurizio quello stesso giorno gli aveva raccontato che un certo Monsignor della Casa (il Vescovo, lui aveva pensato di chissà quale casato), aveva detto che “la beffa è per sollazzo, mentre l’ischerno è per dolere”, o giù di lì, cosa che lui non aveva capito bene, ma che in ogni modo, non poteva significare altro che quello che lui già riteneva: la burla era un semplice scherzo che non doveva fare male a nessuno, la beffa era un po’ più pesante