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EQUINOZIO

                                                                        Allora è arrivata la primavera!? chiese Pancrazio, con una nota di incertezza nella voce. No, non ancora, rispose Sebastiano, sporgendo il capo dalla macchina del caffè. Mancano ancora quattro giorni. E non sappiamo cosa può succedere in questi quattro giorni.   Tu temi sempre il peggio, vero? Gli obiettò l’amico. Io so che a Colleminuccio i peschi sono già fioriti da un pezzo e così anche i cespugli di biancospino. Ciò non toglie che l’equinozio avverrà mercoledì 20 marzo e precisamente alle ore 04,06. Ed in quel momento entrerà la primavera. La voce di Silvana era pacata e gentile, anche se un po’ puntigliosa. Sì, perché secondo te, la primavera deve chiedere il permesso al signore che hai detto tu, per entrare e metti che quello faccia ritardo…che fa, si ferma? Ironizzò Pancrazio. Io non credo che ciò sia possibile. Poi, dopo un attimo di ripensamento, aggiunse: se è vero che arriva alle quattro devi

IL COMPITO

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  IL COMPITO A Pancrazio è stato affidato il compito – ambito – di tenere le relazioni con il pubblico (nel caso improbabile che intorno al Circolo si formi un pubblico) ed egli, al suo primo giorno in tale veste, ha esordito così: Se vi accontentate di un MALANDRINO, lo potete trovare sullo Zibaldino ( www.aielli.org ) , altrimenti dovrete ricorrere ad un Mandarino, ma la Cina è lontana. Secondo voi, posto che vi sia qualcuno in ascolto, l’iniziativa di Pancrazio potrà essere utile per il Circolo, o servirà a tenere ancora più lontani gli eventuali simpatizzanti? Achille Olivieri Vijat’a a chi - per dirla con Modesto Della Porta,  Bruno  - è simpatizzante di questo bel circolo  . Vedremo come se la caverà Pancrazio nel compito affidatogli. L’ottimo Achille che, non essendo il Pelide, non è Piè Veloce, almeno quanto lo fosse l’altro, ma, in compenso, non ha come lui nel tallone il suo punto debole e soprattutto, è un gran music

MALANDRINO

                                                            Ma insomma, “malandrino” è bello o è brutto, è buono o cattivo? Chiese Pancrazio alla fine di una discussione, nel corso della quale, un interlocutore che non conosceva aveva ripetutamente usato questo termine, a volte in senso positivo, altre negativo. Benché l’origine della parola sia tale da far pensare al male, argomentò Maurizio (potrebbe derivare da “mal”, cattivo, + “landrino” nel significato   di “vagabondo”, ma ancora peggio, per l’affinità con il dialettale “malandra”, che vuol dire “prostituta”), la stessa, oggi non può non suscitare un sorriso, per la sua formulazione che non fa pensare veramente a gente di malaffare, delinquenti o mascalzoni, bensì a persona arguta, audace, sfrontata, sì, ma alla fine un simpaticone, dotato di malizia, ma non di cattiveria. È quel che si dice di una simpatica canaglia! Aggiunse Oreste; a ben guardare anche “furfante” può essere inteso in doppia senso, di

FLORILEGIO

                                                                            Con l’avvicinarsi della Primavera, Pancrazio sente risvegliarsi dentro di sé i sentimenti più buoni, il suo animo si dilata, i sui pensieri si moltiplicano ed egli si scopre poeta.   Ieri ho portato… stava dicendo al suo amico Sebastiano, il quale con un orecchio ascoltava le sue parole, con l’altro era teso ad intercettare l’ordine di un eventuale cliente, cosa per cui il primo s’interruppe, sììiiì?... lo sollecitò spazientito l’amico… hai portato…? Lasciami dire, si lamentò Pancrazio…ho portato un florilegio a mia moglie ed Evelina è stata lì a sfottermi tutto il giorno. Scusa, com’è un florilegio? Chiese Sebastiano. Te lo dico io, un bel mazzo di rose rosse, con un biglietto pieno di carinerie per lei! Cazzo! E perché lo chiami florilegio? Mica è uno sfregio, è un pensiero gentile. Ignorante! Non sai che significa florilegio! Chiamo Maurizio e me lo faccio spiegare, ora capisco perché tua f

ASTRUSO

                                                                              Di Pancrazio tutto si può dire, fuorché che sia astruso. Astruso a me? Astruso è chi me lo dice, anzi as-trunzo! Esclamò  Pancrazio, quando, un giorno, al Circolo, in inizio di giornata, un tizio che non si era mai visto prima e che nessuno conosceva, un infiltrato, forse della cricca del bar Grande Italia, lo aveva apostrofato con questo termine, alla fine di un ragionamento che il nostro aveva fatto, chiaro e limpido come al solito e mancò poco che la cosa non finisse a botte, vista la reazione del tizio e il formicolio alle mani di Pancrazio, che Sebastiano fece di tutto per evitare che lo sfogasse picchiando l’intruso. Quindi allora abbiamo una bella combinazione, intervenne Maurizio, da una parte un astruso, vero o falso che sia e dall’altra un intruso, non vi sembra stimolante per un sabato anonimo d’inizio marzo? Ma vaffanculo! Gli rispose Pancrazio ancora sulle sue, sempre con questi giochet

SPIAZZARE

                                                                                                                    Piazzare un buon colpo e spiazzare l’avversario, questo è quello che si vorrebbe.   Che sia per gioco, o per guerra, la contesa è la stessa.                                                Voglio sapere che cosa vuol dire piazzare e cosa significa spiazzare, disse Pancrazio a voce alta, entrando nel locale e tutti, anche alcuni avventori seduti ai tavolinetti, alzarono lo sguardo su di lui. Oggi in piazza ho sentito uno, continuò poi a voce più bassa, che diceva: a questo punto sono rimasto spiazzato. Mi sono guardato intorno: il punto era quello e la piazza era ancora lì, voglio dire noi eravamo lì, al centro della piazza e nulla era mutato, rispetto alle altre volte, come aveva fatto quel tale a perdere la piazza? Con la tua domanda, rispose Maurizio ridendo, oggi ci hai spiazzati tutti Ma è un modo di dire, obiettò Seba

SOPRAVVENTO

                                                                           Insomma, a me questa questione del sopravvento e del sottovento non mi è chiara, disse Pancrazio, chi è che si trova meglio, chi è sopravvento, o chi è sottovento? Tutti tacquero, mentre Maurizio si nettava    gli occhiali con il fazzoletto e sembrava non aver sentito la domanda. Gli occhi appannati rivolti nel vuoto, rimuginava il modo di dare una risposta esaustiva con poche parole, tanto l’argomento gli sembrava futile. I due termini sono formati dalle parole sopra e sotto e da quella che le accomuna, cioè il vento, fu la prima cosa che disse e sono usate in ambito marinaresco, in meteorologia ed in altri campi. Inoltre, bisogna dire che “sopravvento”, e “sottovento” sono usati come avverbi in alcuni contesti (come “mettersi sottovento”) e come sostantivi in altri (esempio: “il lato sottovento” di un’imbarcazione, con valore di aggettivo) e, per quanto riguarda il primo, di preferenza si dice “soprave