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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

CENERI

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                                                                                           Pirandello, tutti lo sanno, fu un antesignano, nella vita come nell’arte, con le sue Maschere Nude scosse le coscienze del pubblico di tutto il Mondo. Il “giallo” che avvolge la sua morte sembra quasi una sua invenzione postuma. È noto che, per quanto riguardava la destinazione da dare ai suoi resti mortali, egli desiderasse che il suo corpo fosse cremato e le ceneri disperse, così che nulla di lui restasse. Le cose non andarono nel senso desiderato dal grande drammaturgo: il corpo fu cremato, ma le ceneri furono raccolte in un’urna, poi trasferite parzialmente in un’altra e quelle che tuttora vengono conservate come le ceneri di Pirandello, non sono tutte sue, ma è risultato che sono state mescolate con altre, appartenute ad una persona sconosciuta, o  fin dal momento della raccolta di esse dal forno crematorio, probabilmente non del tutto pulito da una precedente cremazione, o giacenti ne

TRISTEZZA

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                                                                               Caro Lucio tu parli di tristezza e dici che ci sarebbe compagna, quanto più siamo vecchi, poi, subito dopo, aggiungi che non è cattiva perché ci fa ricordare i momenti felici della nostra vita. Io ho parlato di nostalgia come dolore del ricordo dei momenti felici che sono lontani e sappiamo che non torneranno. Diciamo la stessa cosa da due punti diversi; quella che tu chiami tristezza altro non è che nostalgia, mentre quella che io chiamo nostalgia è tristezza. Ma tant’è, spostando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: che sia un’emozione a suscitare tristezza, o il contrario, il risultato è sempre un dolore, una sofferenza che per fortuna non è endemica, cioè ineliminabile e tanto meno ci è “amica”. Il genere “Homo” ha sviluppato nei secoli una tecnica di “elaborazione” del dolore ed in particolare del dolore conseguente ad un lutto per la perdita di una persona cara.   È una tecnica

SOLSTIZIO CLANDESTINO

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                                                                      La scorsa notte, saranno state le 22,45 o giù di lì, mi rigiravo nel letto, incapace di prender sonno; colpa del caldo, mi dicevo, che mi fa sudare e non mi fa stare bene né sotto, né sopra al lenzuolo. Ma non era così. Questa mattina ho scoperto l’arcano. Mi stava passando sopra, del tutto inatteso, né voluto, anzi ignorato e, quindi clandestino, il solstizio d’estate che alle 22,50, si è verificato inesorabilmente nel nostro emisfero, alla faccia di quelli come me che non solo non volevano cadere nel calderone dell’estate, ma che addirittura avevano pensato ad uno stratagemma per fermarlo ’sto benedetto solstizio ed inchiodarlo ad un perpetuo ultimo minuto di primavera. Ciò non è stato possibile ed io ho preso sonno, mentre il nastro dell’otto volante, superata la curva del punto più elevato della giostra, si è precipitato a capofitto, lungo la discesa vorticosa della stagione più intensa dell’anno ed a q

NOSTALGIA

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                                                                         La nostalgia è uno stato d’animo, un sentimento di disagio e di dolore per un vuoto che si crea dentro di noi perché è venuto a mancarci qualcosa, che può essere un luogo, la casa, il borgo natio, oppure un tempo, il bel tempo della giovinezza, ma soprattutto è una condizione di sofferenza che si prova per la lontananza di una persona amata, o per la perdita di una persona cara.   La parola “nostos” in greco significa “ritorno” e “algos” vuol dire “dolore”, quindi letteralmente la nostalgia è “il dolore del ritorno”, nel senso del malessere che si prova al pensiero di quello che si è perduto e non potrà tornare. Ritorno ambito, ma solo in ambito mentale, perché è bello ricordare ciò che per noi è stato oggetto di affezione ed è pertanto fonte di piacere il ricordarlo, ma   nel contempo questo ricordo ci arreca un dolore, in quanto acuisce lo strazio della mancanza di quanto siamo tornati a ricordare con la m

MATRIMONIO

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                                                                         Una volta, tanto tempo fa, in occasione del matrimonio di un amico, ebbi la felice idea (all’epoca ogni tanto ne avevo una) di inviare agli sposi un telegramma spiritoso in luogo del solito pistolotto di circostanza, così concepito: “Amarsi è prendersi per mano e correre”. Quell’amico non mi ha più rivolto la parola. Io seguito a crederci: come idea non mi sembra male, anzi piuttosto realistica, in fin dei conti non si corre solo per necessità, si corre anche per piacere ed il fatto di farlo insieme mi sembra di buon auspicio per chi si accinge a far vita in comune con un’altra persona. Per non sbagliare non ripeterò lo stesso invito. La butto là come proposta: se qualcuno ci crede, ci faccia un pensierino. Buon footing!   (Del tutto occasionalmente, per un matrimonio che si celebrerà domani).

IL LUTTO

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                                                                              “La Luce delle Stelle Morte - saggio sul lutto e sulla nostalgia” che Massimo Recalcati ha pubblicato qualche tempo fa, mette in relazione la luce delle stelle che si sono spente, che giunge fino a noi molto tempo dopo la loro esplosione o implosione, con la nostra esperienza spirituale del lutto per la perdita di una persona cara e della conseguente nostalgia. L’assunto è che come le stelle seguitano ad emettere raggi anche dopo la loro morte, così le persone care che ci hanno preceduto e che sono scomparse seguitano a vivere dentro di noi e noi elaboriamo il nostro lutto per la loro perdita, mantenendone viva la memoria. Questo voglio dire, oggi 14 giugno, a cinque mesi dalla scomparsa del nostro caro Giuseppe Simone. Egli vive entro di noi ed emana una luce che è di consolazione per tutti coloro che hanno avuto la ventura di percorrere un tratto della loro vita insieme a lui e ne hanno apprezzato l

IL SOGNO SEGRETO

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  C’è un sogno segreto in ciascuno di noi, un’aspirazione, un desiderio che ci piacerebbe vedere realizzato e del quale tuttavia non vogliamo parlare, per ritrosia o perché troppo intimo, che gli altri non potrebbero comprendere. Anche Giuseppe aveva il suo e lo ha rivelato di recente a Luisa, la compagna fedele dell’ultima stagione della sua vita, in un sogno di quelli che ci fanno apparire chiaro ed evidente che la nostra vita si svolge su due piani, quello della veglia, di cui sappiamo quasi tutto e quello onirico, di cui sappiamo poco o nulla. Ed è ciò che è successo a Luisa: Giuseppe le è apparso nel sonno, come nella vita reale, consapevole del suo nuovo stato ed ha voluto subito rassicurarla sulle sue condizioni attuali. Sto bene, le ha detto e sono felice perché sto studiando un nuovo programma per fare i cartoni animati e le ha sorriso. Il sogno di una vita, ha aggiunto, finalmente disegno cartoni animati ed era felicissimo. Poi la scena si è trasferita in cucina ed egli era c

COMPLEANNO

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COMPLEANNO Dedico questo giorno a mio figlio Giuseppe Simone. Ringrazio tutti quelli che con belle parole mi hanno dedicato un pensiero di affetto e considerazione e li invito a rivolgere un pensiero analogo a lui, non per compiangere, come diceva, ma per commemorare. Grazie, grazie, grazie, tutti insieme uniti in un ideale tributo alla fatalità della vita, facciamo che sia con noi, calice in mano, a brindare contro le avversità e perché appaia la luce in fondo al tunnel, che alla fine trionferà.                                                                     IL GIORNO DOPO Caro Giuseppe, il nostro giorno è passato, abbiamo brindato insieme, noi due e tutti i nostri amici che hanno voluto onorarci con la loro presenza e vicinanza in un momento intenso di compenetrazione, commozione e riconoscenza. Le luci si sono spente, la scena è vuota, non ci resta che ringraziare tutti della loro corale dimostrazione di affetto, sentim

STORMIRE DELLE FRONDE

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                                                                 Che poi, si allungò a dire Maurizio dopo un attimo di silenzio, se riflettiamo sulla espressione “stormire”, ci viene in mente di aggiungere “delle fronde”, per indicare il rumore del vento tra gli alberi. È corretto anche dire “stormire delle foglie”, anche le foglie stormiscono, ma è uno stormire, minore, più delicato. In tutt’e due i casi, non si tratta di un vero e proprio vento, ma di un’aria, lo stormire è un rumore amabile, anche quando è piuttosto impetuoso (il vento, non il rumore), tanto che, nel secondo caso, quello delle foglie, è preferibile parlare di “mormorio”, che è un sussurro lieve, mentre nel primo può assumere carattere di tempesta. Pancrazio ascoltava con occhi sognanti, immerso nella contemplazione del suo faggio preferito, al paesello, nelle ore meridiane, durante la siesta, dopo un buon pranzo di estate, all’aperto, quando più volte gli era capitato di notare, senza farci caso, proprio q

FRONDE E FOGLIE

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                                                                         Ieri era il compleanno di Evelina, ha detto Pancrazio e io ho colto nel giardino una fronda di rose e gliel’ho fatta trovare sul comodino, quando si è svegliata. Bravo, ha detto Sebastiano, un bel pensiero e lei che ti ha detto? Invece di ringraziarmi, mi ha detto che non si dice “una fronda” a proposito delle rose. Allora io le ho spiegato che non intendevo dire una “fronna” di rose, come diciamo noi in dialetto, ma un rametto di rosa con una rosa fiorita. Siccome lei ha insistito nel dire che fronda si usa solo per gli alberi e non per i fiori, abbiamo preso il vocabolario e abbiamo cercato fronda e foglia. Che ti avevo detto? Ha concluso dopo aver letto la definizione di ciascuna parola. Si dice “una fronda di ulivo” per indicare un rametto di ulivo con foglie e anche olive, mentre si usa “foglia”, solo se si parla di erbe e di fiori. Va bene, le ho detto, vuol dire che il prossimo anno, invece di

USQUE TANDEM?

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                                                          Da Berlusconi in poi, il populismo ha soverchiato la democrazia fino al risultato finale di ridare fiato a fantasmi del passato che pensavamo di aver archiviato da un pezzo in un armadio dei cattivi ricordi, con la tristezza di dover assistere allo spettacolo deprimente del Presidente delle Repubblica all’altare della Patria e poi alla parata del 2 giugno accerchiato da personaggi che sono simulacri di ex-gerarchi, i quali “in nome del popolo italiano” sono stati preposti alle massime cariche dello Stato.   Con buona pace dei leghisti che hanno disertato la manifestazione, ma non si sono lasciati scappare l’occasione di insultare il Presidente Mattarella.   Fino a quando dovremo sopportare l’arroganza di una presidente del consiglio, che dal palco sbraita e sguaiatamente chiama per nome la sua principale oppositrice invitandola a dichiarare se condivide o meno menate che riguardano la sua persona?    Come una “piazzaro