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Visualizzazione dei post da gennaio, 2020

LA MERLA BIANCA

A parte che non è vero che non esiste, perché esiste, e come, la merla bianca. Se vi trovate dalle parti di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, nel Monferrato di Vittorio Alfieri, e fate sosta in un ristorante, pizzeria o giù di lì, per un po’ di relax, chiedete all’oste una bella bottiglia di “Merla Bianca” del Monferrato doc, vino bianco potente, da bere fresco, e poi mi direte se le cose, viste dal fondo della bottiglia, si possano vedere in maniera diversa da come appaiono oppure no. Questo tanto per dire che lassù le merle possono essere anche bianche; da noi no, che io sappia. Da noi solo grigie, mentre i merli sono rigorosamente neri, abbottonati come in una palandrana, la coda dritta e il becco giallo. L’occhio sempre torvo e prepotente. Sebbene anche da noi, un tempo, a ben riflettere, dovevano essere bianche, altrimenti come sarebbe nata la leggenda dei giorni della Merla? A meno che non siamo di fronte di un caso colonizzazione delle tradizioni, visto che l’orig

LA LIBRERIA DI NEMO

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C’era nella sala delle riunioni un piccolo spazio, in un angolo, nemmeno tanto bene illuminato, in cui era sistemato uno scaffale che, da quando si era costituito il circolo, era sempre vuoto. Sebastiano ogni tanto si ricordava, quando puliva per terra, di dare una spolverata anche ai ripiani del mobile, togliendo e buttando nel cestino, tutt’al più, qualche foglio di giornale, lì abbandonato dai frequentatori del locale. Marisa, l’amica che Silvana aveva presentato agli altri per l’ammissione, ricevendone il pieno plauso, perché la ragazza si fece conoscere presto per le sue qualità estetiche, ma soprattutto intellettuali, aveva scoperto quello spazio e vi si era affezionata. A parer suo, quel piccolo angolo andava valorizzato ed, essendo lei un’appassionata lettrice di libri, il suo pensiero corse subito ad una libreria. Quel piccolo mobile si prestava a meraviglia ad ospitare una raccolta di libri, la cui presenza avrebbe reso più evidente il carattere di destinazione letteraria

LA DIMENTICANZA

Già Pancrazio lo prendeva apertamente in giro dandogli del “prete”, perché, a parer suo, quando parlava ai fedel…, volevo dire agli appartenenti al circolo, (anche se non iscritti; nessuno si era mai iscritto e non esisteva un registro delle iscrizioni), assumeva atteggiamenti preteschi, aborriti dall’interessato, sta di fatto che la figura del confessore non era mai andata a genio a Maurizio, ed egli non amava la compagnia di soggetti melanconici in vena di confidenze. Sotto sotto, rimaneva però in lui il dubbio che Pancrazio avesse ragione: il suo modo di fare in pubblico aveva un po’ del canonico, per la funzione che si era assunta. Sebastiano conosceva uno per uno i suoi clienti abituali e, quanto agli occasionali usava fare la distinzione tra quelli destinati a diventare almeno saltuari, e quelli che invece erano solo di passaggio. L’aver concesso ospitalità al circolo, aveva senza dubbio fatto crescere il volume di affari del Bar dell’Olmo, che ora contava una discreta clientel

SARDINE

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Se bussi ad una porta per chiedere un’informazione stradale, e chi viene ad aprirti ti invita ad entrare, allora sai che sei in Romagna. Questo si diceva una volta per far capire meglio che in qualsiasi altro modo, di che pasta sono fatti i romagnoli. Gente sanguigna, testa calda e cuore d’oro. Patria del fascismo, a suo tempo, per aver dato i natali al suo fondatore, regione rossa, successivamente, al tempo dello stalinismo e ultimo baluardo dei progressisti ora, l’Emilia Romagna affronta tra poco uno dei momenti più drammatici della sua storia, potendo cadere nientemeno che nelle mani della Lega al prossimo rinnovo del consiglio regionale.                                                                     Disegno e foto di Leonardo Aielli Qualunque sia l’esito di questa tornata elettorale, nello sconforto generale della politica politicante, un motivo di sollievo troviamo nel fatto miracoloso, lasciatemelo dire di questi fermenti giovanili che fino a ieri nessuno dei cont

INCIPIT

"Incipit" è l’inizio. L’inizio di ogni cosa; voce del verbo latino "incipere", che vuol dire "incominciare", significa 'comincia'. Nell’uso sostantivato, diviene l' "inizio". Ma come di ogni cosa? Interruppe subito Pancrazio. Dio disse Lux e la luce fu. Quello fu l’inizio di tutto ciò che ci circonda. Ma noi vogliamo parlare di cose più semplici, in particolare dell’incipit di un libro. Non di come è nato nella mente dell’autore. Noi il libro lo scopriamo, nuovo, intatto, in libreria, oggetto compiuto in sé, che si presenta come una scatola chiusa, ermetica, accattivante all’apparenza, che suscita sentimenti contrastanti di attrazione e diffidenza. Forte è l’aspettativa, per quanto vi possa essere dentro, di contenuto, grande il timore che questa nostra aspettativa possa essere disattesa. Lo prendiamo tra l mani, lo soppesiamo, lo giriamo in un senso e nell’altro, ammirandone le rifiniture, leggiamo le prime note riportate sul

TORBA

Tra gli ultimi arrivati al circolo, Licio è diventato in poco tempo un perfetto maggiordomo, che fa gli onori di casa ad altri nuovi arrivati dopo di lui, attira i passanti e li convoglia dentro, come fanno gli imbonitori dei locali notturni di Pigalle, e Montmartre, quando fanno balenare agli occhi di truppe di turisti allupati, scene sexi di trasgressione estrema. E’ suo il merito di aver invitato e fatto conoscere Clelia e Clara Badamente, due gemelle molto belle, indistinguibili una dall’altra, tanto sono somaticamente uguali, entrambe di media statura, more di carnagione, di circa 25 anni, di origini siciliane, ma vissute lungamente all’estero. Di seguito le chiamerò brevemente anche C & C, perché vanno sempre insieme, e fanno le stesse cose. Svelte e intelligenti, si sono subito distinte per bravura e simpatia, diventando molto popolari tra i frequentatori del circolo e del bar dell’Olmo che lo ospita. Appena si affacciano sulla soglia del circolo, numerosi presenti, s

SEMPLICITA'

La semplicità è bella perché è pulita, piana, senza orpelli inutili. Senza intralci verbali, senza complicazioni psicologiche, come natura fa (senza il seguito pubblicitario). Vogliamo dare un’occhiatina all’origine della parola? Dal greco? Dal latino? Ma sì, chi se ne frega, la strada è sempre quella. Proviene da “Sem” che vuol dire “senza”, più il verbo latino “Plectere” che significa “piegare”, la cui fusione dà la seguente definizione “piegato una sola volta”. Poi si dice che Il significato è quello di una cosa composta da un solo elemento, nel senso che non è duplice, o triplice, o multiplo. Infatti il senso della parola semplice è pregnante. Aho! Direte a questo punto, che fa ‘sto Maurizio, ci ciurla nel manico? Prima ci imbambola con la semplicità e poi crede di stenderci con il pregnante? Che parola è mai questa, così stridente con quello che siamo dicendo sulla semplicità? Cosa è “semplice” allora? Facile: ciò che non è complicato. Non si può sbagliare, quello è, e basta. Ma

EPIFANIA

Ora sono giunti davanti alla capanna; si guardano intorno: lungo il cammino hanno chiesto informazioni ad alcuni passanti, e tutti hanno indicato quella capanna come la fine del loro viaggio. Importante ora è riscontrare i segni. A scanso di equivoci. La stella brilla e sembra puntare proprio qui, anche se, con le prime luci dell'alba, comincia a sbiadire e si vede e non si vede. Uno di loro è sceso dal cammello ed ha preso dalla sacca alcune carte che si mette a compulsare alacremente alla luce delle sbiadite stelle. Poi estrae da una sacca laterale uno strano strumento a forma di ampolla doppia, forse una clessidra e guarda attentamente dentro al vetro, per controllare il livello della sabbia lungo l'asta graduata. Ci siamo dice ai suoi compagni. Il posto è questo. Ma l'alambicco (voleva dire l'almanacco) dice siamo con un giorno di anticipo. Che si fa? Entriamo, o torniamo domani? Sì, domani! risponde uno degli altri due, infastidito. Dài, dài, entriamo sol

MAGI SMAGATI

Una controstoria. Ormai erano vicini alla meta. Fuori dalle porte di Gerusalemme e con la segreta intenzione di non metterci più piede, per non dover rivedere il sorriso mellifluo di quell’ipocrita del re, Erode il Grande (così si faceva chiamare, a dispetto della sua mignoneria - da mignon, piccolo, "Ah Baldassà, che fai mo' t'inventi pure le parole?"); la stella che indicava un punto sempre più localizzato verso cui indirizzare gli zoccoli dei loro cammelli, i tre Re Magi (sì erano tre, perché il quarto, quel certo Taor che veniva dall’India, gran ghiottone della malora, aveva dato buca), erano stanchi e, per dirla tutta, smagati. Ora qui conviene aprire una parentesi: smagati, nella sua accezione più semplice vuol dire scoraggiati, privi di forza di volontà per scoramento. Quindi se i magi a questo punto lo erano, ciò non era imputabile ad una perdita di credibilità del loro status di Magi, che poi, se vogliamo, nemmeno loro sapevano più che significato dare

CIUFFOLONE

Difficile trovare una definizione soddisfacente per ciuffolone. Alcuni dicono, per il ciuffo alla Elvis Presley o alla Donald Trump. Altri parlano di un individuo ciondolone, nullafacente, sfaccendato, vagabondo, sbrodolone, che fischia alle stelle. Zio Luigi aveva un’idea tutta sua, che a me sembra non tanto peregrina. Lui accostava il termine ciuffolone alla pasta grossa, segnatamente ai canneroni rigati, chissà, forse, per un qualche richiamo subliminale che quel formato di pasta possa avere con uno strumento musicale tipo uno zufolo. Da qui risaliva al soggetto che mangiava i ciuffoloni, definito anch’esso così, con intento derisorio, per descrivere un tizio di poco peso intellettivo. D’altro canto, il termine cannerone applicato ad una persona, dà lo stesso risultato di individuare un soggetto poco sveglio di mente, un bonaccione semplicione. Così pure quando si dice guarda quel maccherone! Detto da zio Luigi, il termine assumeva un sostrato di sottili significati sottintesi, c

CIUFFOLOTTO

Questa volta non mi sfugge. Farò per lei una danza come nessuna ciuffolotta ha mai visto fare da un ciuffolotto innamorato, per conquistarla. Era nato da circa un mese ed aveva un petto rosso sempre gonfio di amore, di gioia di vivere. Ma era ancora vergine. Aveva visto i suoi amici già felicemente accoppiati che lo guardavano adesso dall’alto, con un senso di superiorità e questo gli dava una punta di dispiacere al petto, quel bel petto dorato, che fino ad allora non era riuscito a conquistare nessuna femmina. Quel mattino era certo che il miracolo si sarebbe senz’altro verificato. Volava di ramo in ramo, tutto tronfio emettendo segnali che più scoperti di così non si poteva, uno zufolo lungo e due brevi, squillanti, forti, frementi di passione; praticamente richiami disperati che sorgevano dal cupo del bosco e si spandevano lungo balze e pianure, come di uno che sta per affogare (ma il mare non c'era). All’improvviso comparve una Ciuffolotta che aveva raccolto il grido di do

DETTAGLI

Premessa Il termine "dettaglio" viene dal provenzale ed è quindi un francesismo, rifiutato dai puristi, ma usato comunemente da tutti, in mancanza di una parola corrispondente nella nostra lingua. Attiene all'atto del 'tagliare', infatti il 'det- taglio' è una piccola parte di un elemento più grande, ritagliata per un esame approfondito, non indispensabile alla comprensione del tutto, ma spesso non indifferente. Nel discorso, si saltano i dettagli più insignificanti, ma si trattano a parte quelli di maggior rilievo. Dettagli Secondo alcuni studiosi, il periodo dell’anno in cui con maggiore probabilità il viaggio dei Re Magi dalla Persia alla Palestina, si può essere svolto, al tempo mitico della favola natalizia, potrebbe essere l'autunno e precisamente il mese di ottobre. Al di là di una intuibile ragione legata ad un minor rigore delle condizioni climatiche di quella stagione, rispetto a quelle invernali, tale da renderla senz'altro prefe