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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

TEMERARIO

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Maurizio ed Edoardo saltavano allegramente da un masso all’altro, schivando con perizia gli schizzi d’acqua che si sollevavano all’improvviso, quando l’onda batteva schiaffeggiando la roccia, e inondava larghi tratti di scogliera con scrosci spettacolari. Si peritavano di saper cogliere il momento esatto in cui l’impatto si verificava e la direzione che la cascata d’acqua avrebbe preso, evitando così di esserne investiti. Ettore, disapprovando, si teneva a distanza e non faceva nulla per nascondere il suo disappunto per quella esplosione di festosità fanciullesca, dimostrata dai suoi amici, ritenendo quel gioco inutilmente pericoloso ed insensato: il rischio minore che i due correvano a parer suo, era quello di una solenne bagnatura, cosa di cui non sentiva la necessità, vista la stagione autunnale inoltrata ed il clima non propriamente caldo di quel pomeriggio, anche a voler tacere del pericolo maggiore che era quello di scivolare sui massi bagnati, cadere accidentalmente e f

LA SCARPETTA ROSSA

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Ma cos’è, ancora ci pesa quella mutilazione di una costola (doveva essere bella grossa), che Dio fece ad Adamo per forgiarne una compagna che lo aiutasse a vincere la noia di quel pur lussureggiante Paradiso Terrestre? Fatta ad arte perché, essendo Eva una donna, quindi una persona distinta da lui, non si dimenticasse della sua origine (una costola di Adamo) e fosse sempre pronta a riunirsi a lui. Per questo la dotò di seni e rientranze laddove lui, il capo, aveva protuberanze. Ed il lavoro gli riuscì anche bene, visto che i due corpi, quando volevano, riuscivano a combaciare perfettamente ed a fondersi l’uno con l’altro, con reciproco conforto. Foto di Federica Aielli A livello teorico, perché in pratica i due abitatori di quel luogo stupendo, giravano nudi senza provare alcuna vergogna, ma anche senza avere coscienza di quello che avrebbero potuto fare con gli organi di cui erano dotati. Non avevano, cioè ancora scoperto l’eros, cosa che avvenne, dopo il fatto della mela e con

TENACE - CAPARBIO

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Non tutto è bianco, non tutto è nero, soleva ripetere mia nonna, disse Pancrazio. Voleva dire che le cose cominciano con l’essere bianche o nere, poi, più vai avanti, più cambiano colore; il bianco comincia a diventare grigio e il nero non è più tanto nero. Sì, perché si sporcano e lo sporco fa nero il bianco e viceversa. Ma questa è una stronzata, rispose subito Sebastiano. Forse voleva dire che il vero bianco e il vero nero non esistono. Dobbiamo accontentarci di un grigio che noi chiamiamo a volte bianco e a volte nero. Finestra sporca State dicendo tutt’e due la stessa cosa e non ve ne rendete conto, intervenne Maurizio. La nonna di Pancrazio era molto più acuta di voi. Il bianco e il nero sono metafore, per parlare di cose buone o di cose cattive, o, se preferite, di cose belle o di cose brutte. Molte volte succede che quel che da principio sembra bianco, cioè buono e bello, dopo un poco, caccia fuori una macchia che ne deturpa il candore, così come, un’zione che a prim

SGABUZZINO

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Avete presente il bugigattolo? Ma, sì, suvvìa, non fate i finti tonti, e chi potrebbe aver dimenticato quanto detto già con parole alate a proposito di quel luogo magico che è il bugigattolo? (detto da chi? Ma, da me naturalmente: v. nello Zibaldino il post omonimo pubblicato il 7 agosto 2019!) Ah, ma allora dite sul serio? Non l’avete letto? E io che credevo…che ognuno di voi se ne fosse fatta una copia, per rileggerla in ogni momento di tempo libero, come modello insuperabile di scrittura, in cui poter ammirare il livello al quale si può giungere, coniugando come è stato fatto mirabilmente in quel brano, l’inconsistenza della materia, con l’ampiezza del senso che ad essa si può dare con le parole. “Multa paucis”, dicevano i romani. Non lo dicevano? Fa niente, il significato è lo stesso: dire molte cose con poche parole. Ovvero raggiungere il massimo effetto con i minimi mezzi a disposizione. “Ed ora”, dite voi, “dopo il grande successo del bugigattolo, questo ci vuole riprovar

ACCIDENTI!

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Ripercorrendo a ritroso i miei passi qui sullo Zibaldino, da quando ho esordito all'inizio di quest'anno, mi accorgo di aver girato e rigirato spesso attorno a uno stesso tema: come fare a catturare, a far emergere, l'essenza di cose e persone. Come si fa normalmente, arrivare alla sostanza del discorso l'ho inteso inizialmente come un processo di sottrazione, di messa a nudo: lasciato cadere tutto ciò che ha natura tributaria e transeunte emergerà inevitabilmente, mi dicevo (ammesso che ci sia), ciò che invece accessorio e accidentale non è. Lo Zibaldino Tale ricerca era spinta da una motivazione, ammettiamolo, parecchio tradizionale: fare i conti con la morte (ma non la propria, bensì quella dei propri cari, l'unica sperimentabile direttamente dalle persone in vita, ché la nostra morte non ci è conoscibile, in quanto, come rilevava giustamente Epicuro, quando ci siamo noi lei non c'è, e quando ci sarà lei saremo noi a non esserci più). Solo ciò che mut

VERNACOLARE

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Panpancrazio, non si sa per quale motivo da qualche tempo gli amici avessero preso a chiamarlo così, se ne stava stravaccato su una sedia che sotto la sua mole, quasi scompariva. Sembrava del tutto abbandonato, come un’ameba, in assenza di volontà ed interessi, infelice senza uno straccio di desiderio. Si era alzato quel mattino con la luna storta ed il primo ad accorgersene fu Sebastiano, che servendogli il primo caffè della giornata, vedendolo accigliato oltre ogni dire, gli chiese, per tirarlo su: - Che hai fatto? Hai forse dormito col culo scoperto? - Sebastà, fatti i cazzi tuoi, ché oggi non è giornata. - fu la risposta poco incoraggiante. Nella stanza erano già in sette-otto e Maurizio pensava che altri non sarebbero arrivati. Meglio così, perché quel giorno non aveva preparato nessun argomento e la sua mente navigava a vista. - L’Italia è sott’acqua – disse Ottavio – l’acqua alta a Venezia, allagamenti in Toscana, sembra un mezzo finimondo. -

FORSE

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“Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre alle possibilità, non certezze…Perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito”. Non sarà – forse - la citazione più illuminante di Giacomo Leopardi, ma è certamente molto bella. E’ tratta dallo Zidaldone. “Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago, a me sì cara vieni o sera” (Foscolo, Alla Sera). Questa vuole essere una modesta escursione nel mondo del “forse”, che è un po’ il fragile perno su cui ruota la nostra esistenza. L’unica domanda alla quale non possiamo rispondere con un forse, è quella sulla certezza della nostra morte; alle altre, sì, nel senso che il forse è possibile. Forse è foriero di dubbio, che a sua volta, semina incertezza ma apre a tante possibilità. A seconda di come lo si usa. La via che non presi era forse quella giusta? Forse che eri tu quella che mi esortava a prenderla? No. Non eri forse tu quella che mi invitava a non prenderla? Sì. Un salto nella storia. Di Roma agli

MEDIOCRITA'

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Parliamoci chiaro: non tutti possono avere le doti per primeggiare, né in senso positivo, quando non si hanno le ali per spiccare il volo, né in quello negativo, di essere il peggio del peggio e rimanere confinato ultimo tra gli ultimi. Fantozzi e Filini Talvolta, ma piuttosto spesso, ci si deve accontentare di mediocreggiare, nel senso di cavarsela in ogni circostanza, senza infamia e senza lode, nel mare magnum di quelli che stanno in mezzo, né vicino alla vetta, dove già s’intravede la luce abbagliante della cima, né prossimi al fondo del baratro, dove è sempre quasi notte, un perpetuo crepuscolo. Stiamo parlando di qualità, di doti, di capacità, che ognuno di noi ha, nel campo dell’ingegno, così pure in quello del sentimento. Di uno scrittore di best seller, quindi di grande successo commerciale, la critica letteraria potrà dire che ha una mediocre capacità di sviluppare temi di grande impatto culturale, accontentandosi del facile successo che ottiene, andando incontro a

ZIA DORA

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Il ricordo che ho di zia Dora è ambivalente: da un lato c’è la zia e maestra, autoritaria e severa che non faceva nulla per farsi amare, anzi, con le sue osservazioni era sempre pungente; dall’altro una donna felice solo all’apparenza, in cerca di riscatto, cioè di un soggetto, di un essere sul quale riversare il grande potenziale di amore che albergava nel suo cuore, che, non trovando una valvola di sfogo, inaridiva ed inacidiva. Dora era la penultima o terzultima delle sei sorelle Bernardi. Mia madre, per dire, era la terza. Orgogliosa di essere la moglie del rag. Orlando Trasanna, vice direttore della Banca Popolare, bell’uomo, ma distaccato, di cui aveva sposato anche la mamma, ‘gnora Angiolina. Erano madre e figlio originari di Larino, paese di cui entrambi, parlavano poco, e di cui lei, la madre, portava alcuni tratti caratteristici della lingua e culturali, oggetto dell’ironia di noi bambini. Era idolatrata dal figlio, che la teneva con sé come una specie di icona; quando l

ORRIDO E SUBLIME

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“Corpuscoli danzano nello spettro di luce solare che filtra dai mosaici dell’ampia vetrata, tra le colonne, ed un velo sottilissimo di fumo azzurrognolo avvolge l’aria che odora d’incenso e vibra sulle note di un organo in lontananza; lateralmente un canto sommesso di un coro “a cappella”. L’anima è temporaneamente sospesa, tra il fascino dell’esoterico e lo sgomento del vacuo”. L’oratore si ferma un attimo e lascia scorrere lo sguardo sulla sala, gremita oltre ogni limite, il silenzio è assoluto. Nell’aria è percepibile l’attesa. Oggi alla cattedra siede un personaggio straordinario, venuto da lontano, vuole parlare di tutto ciò che è magnifico, non solo grande, ma bello, nelle sue varie forme e gradazioni. “Siamo abituati, egli dice, a collegare l’idea di magnificenza e di splendore al fasto regale o alla sacralità, che, come sappiamo, in principio facevano capo alla stessa persona. Solenne è il Capo dello Stato che rende omaggio al monumento che ricorda l’eccidio nazista del

SOLIPSISMO

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Per me si va nella città dolente, per me si va tra la perduta gente, per me si van nell’eterno dolore. Non so perché mi siano venute in mente queste parole che Dante trova incise sopra la porta dell’Inferno. Volevo solo dire che sto per addentrarmi in un territorio che non è il solito mio. Se poco poco si tocca il campo della filosofia, io alzo le mani e ben altri (Valter, per esempio) potrebbe prendere la parola. Ma io non intendo parlare di filosofia, bensì dell’uso letterario che di un termine tecnico-filosofico, come solipsismo, si è fatto e si fa. Da "Isola dei fantasmi" - 2018 Non so come, ma Dante ce lo vedo bene, per un verso o per l'altro, che sia l'Inferno, o il Paradiso, il Ghibellin fuggiasco è sempre a suo agio. Padroneggia il nostro cuore e la nostra mente. Mi permetto solo di aggiungere, ma chi è che non lo sa? (io per esempio, fino a poco tempo fa!), che la parola è stata creata da Kant, che di solipsismo se ne intendeva, con la semplice fu

INDISPONENTE

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Una volta si diceva disponere, come in latino, ora si dice disporre. Di che cosa si dispone? Per prima cosa, della propria vita, poi dei beni, delle sostanze che abbiamo. Tra i beni metterei quelli spirituali, oltre a quelli materiali. Le doti di cui uno può essere fornito in maniera maggiore o minore. Intelligenza, un buon carattere, una buona preparazione, una elevata posizione sociale, etc. un bene immateriale, di valore altissimo, di cui si può avere la fortuna di disporre, è quello dell’amicizia sincera e disinteressata. Nella stessa categoria, i credenti inseriscono la fede, che non è più soltanto un bene, ma, per chi ce l’ha, una vera e propria ricchezza, fonte di grande soddisfazione morale. Anversa degli Abruzzi - 2016 I beni materiali sono i possedimenti, una casa, un podere, una ricca biblioteca, una cantina fornita di vini pregiati. L’elenco sarebbe lunghissimo, se stessimo facendo un inventario; ma il nostro intento non è questo, come ben sanno gli assidui frequenta

MARCUCCIO E LE DONNE

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Marcuccio è un uomo qualsiasi, il quale però, ha due qualità: la fama di essere uno spirito libero anche se non dotato di un acume eccessivo, ed un carattere ondivago ed imprevedibile, un po’ pazzerellone. E’ un uomo come tutti gli altri. Né giovane, né vecchio, in quella fascia di età in cui si può essere giovani decrepiti, o vecchietti con la faccia da bambini. Marcuccio, se uno dovesse proprio inquadrarlo lo collocherebbe più nel secondo gruppo, che nel primo. Tanto giovanile da dare l’impressione di non aver ancora trovato un appiglio al quale tenersi. Di donne ne ha conosciute molte, ma erano tutte di altri. Ciononostante egli s’innamora con estrema facilità ed ogni donna è per lui un miracolo vivente. Dobbiamo partire da un punto: tutto quello che Marcuccio sa sulle donne lo ha appreso dai sogni. Sogni bellissimi, meravigliosi, o, a seconda dei casi, tristi e demoralizzanti. La sua passione per le donne, data da quando era bambino e si innamorava immancabilmente della maes

HALLOWEEN

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Halloween è il corrispondente inglese dell’italiano Ognissanti. La parola deriva da un inglese arcaico “All Hallow’s Eve” che vuol dire appunto vigilia di Tutti i Santi. La festa di Halloween o di Tutti i Santi, ha radici molto antiche che affondano nella credenza, ancora viva nella tradizione di molte popolazioni mondiali, che in certi giorni dell’anno la parete che divide il mondo dei vivi dal mondo dei morti, di solito inaccessibile, si assottigli fino a diventare quasi inesistente, così da rendere possibile un qualche contatto, una forma di comunicazione tra di loro. Le prime tracce di questa festa si trovano nella tradizione celtica di alcuni paesi britannici, segnatamente l’Irlanda, che poi, per via delle migrazioni, la esportò anche in America, dove ha assunto caratteri propri, diversi dai nostri. Leo ed amici ad Halloween, qualche anno fa. Qualcosa di simile esisteva anche a Roma, con una festa dedicata alla commemorazione dei morti e collocata all’origine in primavera

ELOGIO DELLA SCONFITTA

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“ Il problema, con le citazioni su internet, è che non sai mai se sono vere o false. ” Abramo Lincoln recita beffardamente un post su FB, illustrando con poche parole una situazione di fatto come meglio non si riuscirebbe a rendere con molte frasi. Ho sempre ritenuto che la corsa alle citazioni, sia un esercizio sterile di chi non ha nulla da dire. Infatti chi fa una citazione interessante si illude di fare bella figura mostrando di avere una cultura vasta, perché pensa che tutti gli altri ritengano che egli la abbia tratta dalla lettura del testo dal quale viene espunta. Quando invece tutti sanno che la maggior parte delle citazioni   si FB provengono non da scoperte personali ed originali, ma da copia e incolla pedissequamente di altre citazioni, che, il più delle volte, non si curano di indicare la fonte (libro, articolo discorso o altro dell’autore citato),   dalla quale sono state tratte. Queste citazioni, dunque, altro non sono, che pillole di saggezza, vendute a buon prezzo,