IL DOLORE DI PANCRAZIO
Pancrazio in questi giorni si è ammutolito, piange per le morte di un uomo, un suo amico, un viandante che aveva con sé un figlio. Avevano fatto insieme un tratto di strada, lungo il cammino di Santiago di Conpastella, diceva lui, ma non aveva importanza; importava, invece, che aveva conosciuto il segreto dei miseri orefici, (“misteri orfici” aveva detto Maurizio, ma lui intendeva sempre a modo suo), i lunghi silenzi dei passi a sei gambe, le ‘traversine’, le fatiche, le improvvise illuminazioni. Come compagno di viaggio, il più discreto, delicato e sapiente, senza supponenza. Non lo metteva a disagio, anzi, lo favoriva nello star comodi, anche zitti, ognuno con le proprie idee. Le idee che egli aveva, e tante, che manifestava senza sosta e senza veli. Autentiche rivelazioni. E le mani, l’abilità delle sue mani, così sulle corde della sua chitarra, dalle quali traeva suoni meravigliosi, sia su qualunque attrez