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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

IL DOLORE DI PANCRAZIO

                                                                   Pancrazio in questi giorni si è ammutolito, piange per le morte di un uomo, un suo amico, un viandante che aveva con sé un figlio. Avevano fatto insieme un tratto di strada, lungo il cammino di Santiago di Conpastella, diceva lui, ma non aveva importanza; importava, invece, che aveva conosciuto il segreto dei miseri orefici, (“misteri orfici” aveva detto Maurizio, ma lui intendeva sempre a modo suo), i lunghi silenzi dei passi a sei gambe, le ‘traversine’, le fatiche, le improvvise illuminazioni. Come compagno di viaggio, il più discreto, delicato e sapiente, senza supponenza. Non lo metteva a disagio, anzi, lo favoriva nello star comodi, anche zitti, ognuno con le proprie idee. Le idee che egli aveva, e tante, che manifestava senza sosta e senza veli. Autentiche rivelazioni. E le mani, l’abilità delle sue mani, così sulle corde della sua chitarra, dalle quali traeva suoni meravigliosi, sia su qualunque attrez

INCONTRO di Marco De Angelis

  Caro Giuseppe, ci siamo visti negli ultimi decenni pochi giorni l'anno. Ogni anno i nostri dialoghi, assolutamente e straordinariamente privi di convenevoli e mai banali, sono stati sempre più intensi, profondi, intimi, fin dalle prime parole. Era un modo bellissimo di dialogare con qualcuno, ancora più speciale per il fatto che in pochi secondi ci fosse da parte di entrambi una grandissima sintonia sul tono del discorso. Il tuo esporre le tue idee, così diretto ma sempre pacato, mi induceva a considerare con molto rispetto il tuo punto vista e a riflettere sul mio, quando non fosse lo stesso. Ogni frase scambiata con te era come fosse parte di un dialogo, di una riflessione con la propria coscienza. Leggendo i post di tuo padre immagino che il suo modo di ragionare, così filosofico, abbia avuto una certa influenza sul tuo. Mi mancherai. Ma il filo rosso che ci legava, per quanto apparisse sottile per la scarsa interazione fisica, resterà sempre presente con quello che hai rappre

UN RICORDO DI FEDERICA

  narrato da Gianni La sonata di Mozart  Un aneddoto di Federica, che ho trascritto per lei, in questi giorni di profonda mancanza.  Qualche anno fa – parecchi anni fa – ero alle prese con il IV anno di pianoforte: credo mi avessero rimandata a settembre, in virtù di una maledetta sonata di Mozart, che non mi diceva assolutamente niente.  Nulla. Stavo lì, a suonarla sempre uguale, come si ripete una filastrocca: il pianoforte era in sala, lo sentivano tutti, Giuseppe si affacciò: - Fede, sei proprio sicura di non saperlo suonare meglio di così? Lo guardai come si guarda uno che si intromette, ma lui insistette: - Perché sei così pesante con la mano sinistra? Non senti che è più leggera? E quelle note, non senti che si inseguono? E se ne andò. Con quel pezzo conseguii il diploma di V anno.  Questo è Giuseppe. E tanto altro

CERIMONIA - DOCUMENTO PREPARATORIO

  Documento preparatorio       GIUSEPPE SIMONE AIELLI         TERAMO, 25 LUGLIO 1966     BOLOGNA, 14 GENNAIO 2024         Pantheon della Certosa di Bologna   Celebrante Siamo qui oggi per accomiatarci da Giuseppe Simone. Questo momento vuole essere, oltre che un saluto, un ringraziamento a Giuseppe Simone ed una celebrazione della sua vita. Il dolore è certamente una reazione umana naturale in questi momenti. Ora, qui, c’è però lo spazio per portare l’attenzione non al dolore per ciò che è stato perso, ma alla gratitudine per ciò che c’è stato. Celebriamo ciò che Giuseppe Simone ha donato, scambiato, lasciato in ogni persona che ha incrociato la propria vita con la sua. Riflettiamo su come si sia arricchita o trasformata la vita grazie al fatto di avere incontrato Giuseppe Simone. Custodiamo la sua presenza non tanto nella memoria della mente, ma nella consapevolezza del cuore.   Pensando alla propria morte, ha voluto lasciare

VALENTINA PER GIUSEPPE

  VALENTINA AIELLI IN DATA 17 GENNAIO 2024 HA INVIATO IL SEGUENTE CONTRIBUTO: Ancora non riesco a credere che tu non ci sia più, che non potrò più ascoltare la tua voce, guardare il tuo viso, stare con te. Da quando sei andato via, per organizzare questo saluto che ci vede qui riuniti, ci siamo immersi nelle tante immagini della tua vita e nelle tante cose da te create. Alcune le abbiamo portate anche qui, per chi volesse affacciarsi nel tuo caleidoscopico mondo e conoscere la poliedricità delle tue passioni. È stato così bello e così tanto doloroso. Hai avuto una vita piena, ricca, che non doveva finire così presto. Ti ho accompagnato giorno dopo giorno nella fase finale e più dura della tua malattia, dedicandoti ogni minuto, ritenendolo prezioso. Ho cercato di sollevarti dalle fatiche quotidiane ed alleviare la pena del tuo cuore, che non ha mai smesso di credere di poter riuscire a dominare quel male maledetto, che sottraeva sempre di più le tue forze, ma di fronte al qual

L'ULTIMO INCONTRO

                                                                               È venuto, perché voleva vederci, doveva parlarci nonostante le sue difficoltà fonetiche, ha approfittato di un breve periodo di tempo in cui sembrava che le cose andassero meglio e, con l’aiuto del fratello Stefano, che lo ha accompagnato in macchina e insieme alla sorella Valentina e al figlio Leonardo, è venuto a Teramo, nella casa del padre, per quello che si è poi rivelato un commiato. Quella doveva essere l’occasione per dirci tante cose, per aprirci finalmente ad un chiarimento e sgombrare il campo da ogni possibile incomprensione, una volta per tutte. Così non è stato, anche se in un discorso informale che facemmo nel mio studio a quattr’occhi, ci avvicinammo abbastanza al nucleo centrale della questione ed entrambi uscimmo soddisfatti, sicuri di potere continuare il discorso iniziato in un altro momento, una volta individuato il filo conduttore. Nessuno poteva prevedere che quella doveva es

ERA MIO FIGLIO

                                                                           Mio figlio, Giuseppe Simone era un uomo talentuoso, ma non virtuoso. Non è un gioco di parole, aveva il talento nelle mani e l’ingegno nella mente, ma anche qualche difetto (e chi non ne l’ha?), tra i quali, uno eccelleva, che non faceva sconti a nessuno, aveva un parlare diretto, schietto ed era troppo sincero, generoso e disinteressato per curarsi di apparire garbato, o di piacere, era nel senso migliore, un anticonformista. Fino in ultimo ha voluto manifestare la sua indipendenza intellettuale con le parole che ha lasciato scritte in prossimità della sua morte; sono soddisfatto della mia vita perché ho fatto tutto quello che ho voluto, quindi non addoloratevi per me. E’ andato via in un giorno, anzi in una notte che, nel vasto mondo, viene indicato come il Blue Day, il giorno triste, nel senso di più triste di tutti gli altri dell’anno e tale è stato per noi, che troppo tardi ci siamo resi conto di aver

PRELUDIO

                                                                          Eppure al mattino, quando mi sveglio e, assolte le abluzioni di routine, siedo davanti al mio computer, dopo aver bevuto il primo caffè e guardo fuori il progredire rapido del giorno, con la luce ancora tenue ma diffusa, che si colora poco alla volta dei suoi tratti essenziali, sento che non tutto è perduto, il passato non è disperso, tutto quello che è stato fatto non è inutile, la vita alla fine ha trionfato e la speranza... La spe…che? Chiese Pancrazio. Ranza, ranza, rispose Maurizio e rise. Avevo capito bene! Concluse Pancrazio soddisfatto. La speranza è l’ultima a morire, vero? Bella scoperta!

LA DODICESIMA NOTTE

All’alba di quel quindicesimo giorno, chissà dove erano giunti i tre Re Magi, nel viaggio di ritorno nelle loro terre, dopo la notte di prodigio dell’Epifania, passata in adorazione del bambino, nato 12 notti prima e destinato a divenire il Re dei Re. Di certo non erano tornati nello scatolone che conteneva le altre statuette del presepe, perché, non appena   sentito, la mattina stessa della Befana, l’ordine impartito dalla padrona di casa ad Alexa di disfare il Presepe e l’albero di Natale, raccolte le poche cose che avevano, erano risaliti sui loro cammelli e si erano avviati fuori Betlemme, dirigendosi verso il lato destro del lago, al fine di sottrarsi all’incontro con Erode, che voleva conoscere il luogo dove si trovava il bimbo prodigioso, per porre fine al suo incubo che si avverasse la profezia di un nuovo re dei Giudei, nato, per prendere il suo posto. Nessuno ci ha detto quale strada essi avessero preso, né quale fosse il Paese di destinazione e se ad un certo punto fosse

SUPERSTITIO

                                                                            È venuta la Befana e ci ha lasciato, nella calza prudentemente messa da Sebastiano, un po’ di paroline nuove di cui parlare; sono parole che vengono dal passato, ci parlano dei tempi che furono e senza dei quali noi non saremmo quello che siamo.   Noi, stava dicendo Maurizio, soffermandosi a guardare fissamente, ora l’uno, ora l’altro dei suoi interlocutori, uomini moderni, abbiamo superato lo stato di natura coprendolo con un manto di civiltà che ha cancellato i caratteri originari del nostro essere, fin quasi a farli scomparire. Ciononostante, ogni tanto, riemergono ricordi di quei caratteri che riteniamo siano stati tipici dei nostri antenati ed ecco, allora, che parliamo di qualcosa di ancestrale che è in noi. Questa è la prima parola. Infatti, si inserì Pancrazio, mio nonno, quando divenne inabile, fu messo ad intrecciare i vincoli, per fare canestri e riusciva così bene, che imparai anch’io a ca

IN PUNTA DI PIEDI

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                                                                        Achille Olivieri Mi ha sempre colpito un passo di Nikos Kazantzakis ne “La mia Grecia”, a proposito delle parole, del loro corso e delle loro relazioni con il mondo della vita. Auguri di buon anno,  Bruno , a te ed alla tua famiglia. Bruno Aielli Achille Olivieri  grazie Achille anche a te buon anno Lucio Di Eugenio È vero la lingua evolve e si adegua ai tempi, ma io non gradisco l'involuzione che sta subendo la nostra lingua nell'assumere nuovi termini gergali e barbarismi di cui i più ignorano l"etimologia. Tutto questo porta alla progressiva impossibilità di eleborare ed esprimere pensieri complessi da parte dei più... Oltretutto esteticamente sta diventando più brutta ... Comunque che il nuovo anno porti un po' di pace i tutti i cuori e pietà in quelli dei signori della guerra ..   Bruno Aielli Lucio Di Eugenio  Accademia della crusca   Lucio Di Eugenio Bruno A