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Visualizzazione dei post da luglio, 2022

ANCHE LUGLIO E' PASSATO

                                                           Pancrazio non riesce a darsene ragione: egli non ha fatto nulla perché luglio passasse, così, giorno dopo giorno, senza che avvenisse qualcosa che gli desse la sensazione di essere lui a cavalcare la tigre, anziché la vittima della tigre che lo trascina dove vuole lei. Ora davanti a lui si prospetta il muro di agosto, muto, chiuso, da prendere in blocco, con il solleone e il ferragosto, che egli detesta. E poi assistere alla fine dell’estate, con la minaccia di un autunno che si annuncia terribile. Ormai sono poche le cose che gli interessano, ma sono tutte là, irrisolte, in attesa di tempi migliori, che egli sa, non verranno mai. Oggi è l’ultimo giorno di questo luglio, estremo spiraglio radioso di una felicità sperata, che si attenuerà col passare delle ore, smorzandosi nei colori declinanti di un triste crepuscolo, in cui si vedrà svanire ogni illusione. Pancrazio, perché sei triste? Gli chiese Sebastiano, stanco

L'ITALIA AI MELONI

                                                                  Pancrazio, cosa pensi di questa povera Italia? Chiese un giorno di mezza estate Maurizio al suo amico, che se ne stava seduto al solito posto con aria annoiata. Perché povera? Rispose scuotendosi dal torpore, abbiamo i meloni che in questa stagione sono buonissimi e costano poco. L’Italia è ricca, perché si accontenta di poco. Pensi davvero che avere Meloni sia una risorsa per il Paese? Insistette Maurizio. Meloni, sì. Meloni è scritto dappertutto sulla via della bonifica del Salinello, che una volta era la via delle puttane. Naturalmente si tratta degli annunci che mettono i vari coltivatori che si affacciano con le loro coltivazioni, su quella strada, in periodo di “tanga” dei meloni, per cercare di smaltire il surplus della produzione, al momento sovrabbondante. Trattandosi di prodotto molto deperibile, lo scambio avviene a prezzi stracciati, si possono acquistare 5 o 6 meloni a costo bassissimo, ma senza

SCRIVERE

                                                                                                         Se parliamo di noi, principiò a dire Maurizio con aria contrita, dobbiamo onestamente ammetterlo: non siamo scrittori, né dilettanti e nemmeno aspiranti. Noi siamo semplicemente degli scribacchini; accucchiamo due ideuzze in croce e crediamo di avere scritto un capolavoro, e subito ci piace pubblicarlo sui social, per far vedere agli altri quanto siamo bravi e che pensieri profondi abbiamo, ma la scrittura è da tutt’altra parte, è fatta da tutt’altra stoffa, porta molto più lontano di quanto noi riusciamo a comprendere. Allora la poesia che ho scritto stanotte non vale niente?   Chiese affranto Pancrazio. Non volete nemmeno sentirla? Si rivolse alla platea in cerca di consenso, ma questa (al solito quattro gatti), che dapprima era intenta con aria seriosa ad ascoltare quanto stava dicendo Maurizio, scoppiò a ridere scompostamente, non appena Pancrazio, che agitava un foglio, min

SILENZIO

                                                                  Oh, Pancrazio, Pancrazio, perché non dai poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i fans tuoi? Noi tutti ti consideriamo il nostro baluardo, in nostro bastian contrario e tu, invece, ti stai piegando agli eventi. Così tuonò insolitamente arguto, Maurizio, un mattino in cui, in un sussulto di energia, aveva trovato l’animus (attenzione all’orecchio dell’interpellato era suonato come un “asinus” e questo non gli era piaciuto), di stravolgere un testo così famoso per scopi infimi, dileggiare il suo amico e, diciamolo pure alter ego. Se ti riferisci al tornado che c’è stato l’altra sera, ‘mbé, allora, vorrei vedere chi di voi poteva resistere a quella forza. Sono caduto, ma poi mi sono rialzato e ho combattuto contro il vento, fino allo stabilimento. A quel punto ho ceduto: mi sono seduto ed ho fatto ricorso all’aiuto di un buon bicchiere, per riprendermi.   Tutti si sarebbero aspettati da te una reazio