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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

SOPRAVVENTO

                                                                           Insomma, a me questa questione del sopravvento e del sottovento non mi è chiara, disse Pancrazio, chi è che si trova meglio, chi è sopravvento, o chi è sottovento? Tutti tacquero, mentre Maurizio si nettava    gli occhiali con il fazzoletto e sembrava non aver sentito la domanda. Gli occhi appannati rivolti nel vuoto, rimuginava il modo di dare una risposta esaustiva con poche parole, tanto l’argomento gli sembrava futile. I due termini sono formati dalle parole sopra e sotto e da quella che le accomuna, cioè il vento, fu la prima cosa che disse e sono usate in ambito marinaresco, in meteorologia ed in altri campi. Inoltre, bisogna dire che “sopravvento”, e “sottovento” sono usati come avverbi in alcuni contesti (come “mettersi sottovento”) e come sostantivi in altri (esempio: “il lato sottovento” di un’imbarcazione, con valore di aggettivo) e, per quanto riguarda il primo, di preferenza si dice “soprave

IL CIELO

                                                                               C’è un cielo molto mutevole sopra di noi, a volte si presenta con il suo volto migliore, subito dopo con quello peggiore, per poi tornare a sorridere: abbiamo scherzato. Così è anche il destino, che gioca scherzi, a volte, molto pesanti; come pugnalate alle spalle. Si può anche non morire, ma certo non si vive più come prima.

E DELLE PARCHE IL CANTO

                                                                   Nella vita accadono cose alle quali si pensa di non poter sopravvivere e invece si sopravvive, anche se mutilati di una parte di noi stessi. È capitato ad un amico di Maurizio, perdere un figlio in età giovanile, disgrazia per la quale nessun conforto è possibile per il genitore, il quale percepiva la sua esistenza, come fatto naturale, ed ora, invece si trova di fronte ad un vuoto incolmabile, e sente che, ciò che è stato tolto è una parte di se stesso. Su tutto ciò che ci sovrasta, si leva il canto delle Parche, pensava un po’ enfaticamente Maurizio, quella mattina, dopo una notte insonne passata a meditare su questo tema e fu con queste parole, che, in apertura di seduta, si presentò, visibilmente emozionato, ad un pubblico insolitamente attento, partecipe della sua commozione. Ah! A me non mi frega niente, si levò la voce di Pancrazio, io al parco non ci vado mai, e tutti lo guardarono meravigliati e sgoment

SAN VALENTINO E LE CENERI

                                                            SAN VALENTINO E LE CENERI Quest’anno, singolarmente, il giorno di San Valentino, coincide con il Mercoledì delle Ceneri. Da un lato celebriamo l’amore, dall’altro, ci ricordiamo che siamo mortali e che il nostro destino è quello di tornare ad essere cenere. La fortuita coincidenza fra le due date, non ne contrasta il senso, anzi ne esalta la ideale contiguità e continuità.   Nel rito cristiano, le ceneri che vengono cosparse sul capo dei penitenti, sono quelle delle palme benedette della Domenica delle Palme dell’anno precedente, che vengono bruciate, mentre l’amore non ha limiti di tempo. La passione può morire, l’amore, quello che ci ricorda la leggenda del Vescovo di Terni che andò a Roma per convertire l’Imperatore ed ivi affrontò il martirio, va ben oltre la morte fisica. Il Mercoledì delle Ceneri, è noto, segue ai bagordi del Carnevale e rappresenta proprio il momento della presa di coscienza dei nostri errori e

BIZZEFFE A IOSA

                                                                           Pancrazio, sei sempre molto triste? E come potrei non esserlo? E’ morto il migliore di tutti noi, colui che per tanto tempo ci ha guidato da lontano, senza apparire, ma se lo Zibaldino esiste, è merito suo. E’ passato di qui un tale, disse Sebastiano, affermava di chiamarsi Rimediatore, o qualcosa del genere e di conoscerti e di volerti bene. Per la tua tristezza ti voleva proporre una piccola distrazione, così, solo per non stare a pensare sempre lì. Non conosco nessun riparatore e non so cosa voglia da me. Di guai ne ho già abbastanza, da non desiderarne altri. Era solo una provocazione: te la sentiresti, con questo stato d’animo, di impegnarti in una ricerca su due parole molto semplici e molto banali, futili? E quali sarebbero queste due parole? Bizzeffe e iosa. Guarda che io non mi sono mai fatto beffe di nessuno e dio solo sa se non mi faccio gli affari miei. A questo punto intervenne Mau

L'APPUNTAMENTO

                                                                                                                                                                                                         Ero arrivato a quella panchina stanchissimo e mi ero buttato a sedere quasi in stato di incoscienza. Avevo camminato nella nebbia per molto tempo e non ricordavo più nemmeno il motivo per cui avevo scelto quella strada, ma ora mi trovavo lì ed attendevo. La panchina sulla quale ero seduto era collocata al centro di un bivio, dal quale si dipartivano i due rami della strada che a quel punto si biforcava, uno a destra e l’altro a sinistra. Il paesaggio intorno era deserto e sembrava irreale, come fosse addormentato in un lungo sonno. Ad un tratto qualcosa si animò: da sinistra giunse una corriera, materializzandosi da dietro un’ansa della via e si fermò a poca distanza dalla panchina. Aveva i vetri dei finestrini appannati da un denso strato di condensa che consentiva di intravede

TI CERCHERO'

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  Ti cercherò nel vento che accarezza gli alberi Nei sentieri solitari che percorrevi Nel silenzio dei pensieri Nella gioia dei sorrisi Tra le onde del mare Nel calore del fuoco Addio caro fratello, addio Giuse. Vale 17/1/24 Ti cercheremo insieme a Vaĺentina ovunque il tuo spirito albergherà' leggero. Addio caro figlio e fratello Mamma e papà Stefano e Federica 9/2/24 giorno della cremazione. Tutte le reazioni: 33 Tu, Luciana del Grande, Vittorio Aielli e altri 30

TORTORE

                                                                              Erano tutt’e due appollaiate sulla cima di un abete, che docilmente si era piegato ad arco, fornendo un comodo trampolo ondeggiante. Le due tortore, un maschio ed una femmina, che volavano sempre insieme, se ne stavano lì, beate a guardare dall’alto, immoti, se non per piccoli movimenti delle testoline e delle code, indifferenti al corso degli eventi, quasi non li riguardassero. Poi, ad un tratto, la femmina (come fai a dire che era la femmina? Dal comportamento), impaziente, ha spiccato un breve volo, rompendo l’incanto e si è andata a posare su un ramo poco distante, aspettando che l’altro la seguisse. Manco per niente, tetragono lui, il maschio – ti faccio vedere io chi è che comanda qui – è rimasto impassibile al suo posto, apparentemente non toccato dal vuoto formatosi al suo fianco, ma sotto-sotto, indispettito per l’intraprendenza di lei. Dopo un po’ di tempo, passato a guardare fissamente da

PESSOA

                                                                                        Pessoa secondo me è un caso unico nella letteratura di tutti i Paesi del Globo. Io lo vedo, all’apparenza dimesso, schivo, un ometto qualunque, col suo cappello, gli occhiali, i baffi, la sua livrea abbottonata, che non ci teneva a distinguersi dalla folla, quella moltitudine di cui parla nei suoi libri non dissimile dal Pereira di Tabucchi, gran conoscitore dello scrittore portoghese che a lui si era ispirato, che alle debolezze del suo carattere, aggiungeva non poche qualità. Anzi moltissime, straripanti, incontenibili, tanto da riversarsi in una molteplicità di autori, nati dalla sua penna, dotati di vita autonoma, i quali si muovevano ognuno in un proprio ambiente, interagendo tra di loro e con il loro ideatore, al punto di far apparire che di un circolo si trattasse, di letterati a confronto, e non di una mera finzione di un autore dotato di molte facce e personalità, il quale si divertiv