ERRARE
Maurizio era un po’ più triste del solito e sembrava immerso in una sua nube di inconsistenza. Pancrazio lo guardava accorato e avrebbe voluto dirgli qualcosa di bello per tirarlo un po’ su. Errare Humanum… accennò il Maestro in tono mesto e l’allievo colse l’occasione per aprir bocca con l‘intento di sollevarlo, dicendo: Io una volta ho errato camminando. E lo guardò negli occhi, in cerca di un segno di consenso. Maurizio, invece, lo guardava senza vederlo, il suo sguardo era oltre. Mi lasci finire la frase, accennò per quanto possibile, garbato, o non sei proprio per i preamboli? La voce lievemente alterata, da una stizza repressa. Non ho avuto nessun preambolo, ma è che ho sbagliato strada, ritenne di insistere quello. Dovevo andare a Civitella e mi sono ritrovato a Colonnella, si giustificò. Forse per assonanza, sibilò una voce dal fondo, insofferente di quella pantomima tra i due. Nessuno ci