ICONOGRAFIA

Voglio spendere due parole a favore dell'illustratore di questo blog, mio figlio Giuseppe, con il quale, dopo un periodo idilliaco vissuto durante il tempo ormai mitico della sua infanzia, ho avuto un rapporto piuttosto conflittuale, iniziato negli anni della sua precoce adolescenza e protrattosi per molto tempo a causa di alcune incomprensioni e approdato da ultimo ad una collaborazione senza compromessi, fatta di comprensione profonda e di reciproco rispetto ed affetto.

Messaggio in bottiglia, senza bottiglia (ca. 1970)

Eravamo affiatatissimi nei primi anni delle sua vita di figlio primogenito e della mia di novello padre, amoroso, ma con poca esperienza. Ricordo che a lui piacevano molto i macchinari, soprattutto quelli di grandi dimensioni, come certi trattori, le macchine agricole, le autobotti, soprattutto quelle con tamburo rotante, usate nell'edilizia per rimescolare e trasportare il cemento, che lui chiamava, con termine onomatopeico "plumon-ondate".

A Teramo, in quegli anni, il giorno di S. Giuseppe, 19 marzo, si svolgeva una grande fiera dell'agricoltura ed io e lui uscivamo per andare a visitarla, passando buona parte del mattino a rimirare quei bei capolavori dell'ingegneria che lo affascinavano tanto. Era un connubio perfetto che di colpo si infranse, per colpa mia, che non tenni conto delle sue aspettative, in base a quelli che fino ad allora erano stati i nostri legami, cosa di cui mi resi conto subito dopo.

Eravamo nello studio-discoteca, insieme ad alcuni amici, ad ascoltare musica e lui, Giuseppe, euforico ed eccitato, si esibiva in varie "prodezze" da bambino, pretendendo di avere tutta la nostra attenzione su di sé, impedendoci di andare avanti nell'ascolto. Dopo diversi tentativi di farlo stare zitto, decisi di metterlo alla porta proibendogli di tornare nella stanza. Dopo un breve silenzio, vidi scivolare sotto la porta un foglietto sul quale aveva scritto, con la grafia di un alunno della prima elementare, le seguenti parole: "Oh Bruno, da quando sono venuti gli altri te lo sei perso un amico" e sul retro, "che ai combinato gli piaceva la musica che ai combinato un vero guaio". La firma "Giuseppe", era stata sommariamente cancellata.

Mi sono perso nei ricordi. Volevo solo dirvi che Giuseppe per me non è "il figliol prodigo" per il ritorno del quale si uccide il vitello grasso, semmai sono io il padre deficitario, nel senso che è mancato in qualche occasione, che gioisce perché il passato è stato superato ed ora saremo sempre uniti. Ma il vero scopo di questa lettera è farvi notare, ancora una volta, che l'iconografia di questo blog è al tempo stesso puntuale e fantastica, ispira compostezza e stravaganza, inchioda e disperde , agita figure e pensieri, accompagnando il testo in modo da concluderlo e riaprirlo in altre direzioni, con sensibilità e grande efficacia.

Un connubio ritrovato, di cui sono grato a mio figlio, con buona pace del vitello grasso da lasciar vivere.


P.S. Dai testi di internet: Iconografia (da "eicon", immagine e "graphein", scrivere) è una branca della storia dell'arte che si occupa principalmente di tre cose:
  1. lo studio delle immagini
  2. le serie di raffigurazioni dello stesso soggetto (ad esempio iconografia campestre, o in arte sacra, iconografia delle Deposizione)
  3. serie di raffigurazioni che completano il testo 
Aggiungerei, di mio, che quella di Giuseppe è un'iconografia dell'anima. (v. "Compianto" su "Fitta nel fianco" è veramente un viaggio nell'interiorità).

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