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Visualizzazione dei post da agosto, 2019

UMBRATILE

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Due giorni dopo Ferragosto, la saracinesca del Bar dell’Olmo era di nuovo sollevata e Sebastiano era tornato al suo posto, dietro al bancone, con l’umore sotto le suole delle scarpe, perché i pochi giorni di ferie che si era concesso, erano trascorsi senza che lui riuscisse a fare qualcosa per sé, per il suo divertimento. Raduno Internazionale dello Spazzacamino, 2019 Maurizio, nel salutarlo prima della chiusura, gli aveva accennato qualcosa a proposito dell’albero che dava il nome al bar, ed all’ombra del quale, egli disponeva i tavolinetti all’esterno del locale, per accogliere i clienti al riparo dai raggi del sole, dicendogli che il posto gli aveva suggerito l’idea di qualcosa da inventare, di carino, di accogliente, che secondo lui avrebbe potuto essere espresso con una parola bella, ricercata, come “umbratile”, per dare lustro a quel sedicente ritrovo di artisti e letterati in miniatura. Vuoi dire che dovrei chiamare il locale “Umbratile Bar”? “Bar dell’umbratile Olmo”?

BENTORNATI

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Erano tutti lì, raggruppati, uno accanto all’altro. Sembravano compresi della solennità del momento, non in posa, ma in un atteggiamento naturale, né attesa, né ansia: evidentemente quello che doveva accadere si era già verificato. Non sembravano avere fretta, né tracce di dolore; solo comprensione, di un evento di cui avevano già assorbito e scontato tutto. Non c’era nulla da aggiungere; solo testimoniare. Fotografia Europea, Reggio Emilia - 2015 Un evento eccezionale, visto che erano in tanti, tutti presenti, così, come in una comunità ideale, grandi e piccini, i più prossimi e gli ultimi, quelli quasi dimenticati. Riempivano la sala che era anche abbastanza grande, ma non davano la sensazione di accalcarsi, come in certe occasioni di ricorrenze, in cui ci si ritrova insieme in un unico ambiente e tutti avvertono il fastidio di darsi un po’ di gomito, senza volerlo. Erano immobili, ma non come in una fotografia, erano vivi ed in procinto di fare qualcosa, ma solo il tempo si

FERRAGOSTO 2019

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Con il titolo “Il Ferragosto dei depressi” sullo Zibaldino del 15 agosto 2018 era comparso uno scritto attribuito al curatore (amanuense) della rubrica, ma ispirato dal Presidente del Circolo, in cui, con toni leggeri, si parlava variamente di questa ricorrenza, criticandone gli aspetti negativi. Incidente aereo, Tortoreto 2015 Ora, a camere chiuse, non solo quelle parlamentari, ma anche quelle del circolo – Sebastiano ha chiuso il bar per ferie, tanto in questi giorni a Teramo non rimane nessuno – ci sarebbero da rinnovare gli anatemi sulla condizione deplorevole della politica nel Paese, più ancora dell’anno passato, quando il disastro era annunciato, mentre ora è presente, ma Maurizio ha deciso di ripubblicare, con qualche lieve modifica, il testo dell’anno scorso, aggiungendovi un’annotazione più tecnica, da lui scritta qualche temo fa, sullo stesso tema. Con alcune considerazioni finali. Il ferragosto dei Depressi Ieri 14 agosto 2018 la tradizionale processione de

MANIGOLDO

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Manigoldo è il comune mascalzone, individuo truce senza scrupoli, aduso all’inganno e alla violenza. Era il giorno di Silvana, che aveva chiesto la parola, avendo qualcosa da raccontare. Di etimo incerto, la parola ha una lunga storia che la vede sempre connessa a violenza e assassini. All’origine il manigoldo era l’addetto alle esecuzioni delle condanne capitali, il boia, l’assassino di professione per conto di uno stato che così pensava di fare giustizia. MARS, Rovereto (TN) - 2017 Tra le varie ipotesi fatte a proposito dell’origine della parola, tutte abbastanza fantasiose, una spicca per l’attinenza con questa professione, facendola risalire non so per via di quale radice, al concetto di laccio, stringa, cappio, la qual cosa suscita una macabra assonanza con gli strumenti propri del boia. La figura di questo particolare tipo di operatore sociale, identificato anche con l'attributo di carnefice, che etimologicamente vuol dire colui che fa la carne, nel senso di far

UTOPIA

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Ho già scritto in passato qui sullo Zibaldino in merito al migliore dei mondi possibili. Vorrei ora riprendere il discorso, argomentando su un concetto ad esso strettamente correlato, quello di utopia. L'intelletto umano è per sua natura metafisico, nel senso che si slancia di necessità oltre l' hic et nunc dell'immediato vissuto personale per guardare al non vissuto, al non direttamente sperimentato, al possibile , appunto. In tal modo esso scopre - anzi produce - il passato e il futuro, dimensioni che già Agostino interpretava non come assolute ma come il distendersi, il prolungarsi dell'anima nel tempo. Nel tubo, 2014 Propria dell'intelletto umano è poi la necessità di ordinare oggetti ed eventi secondo una scala di valori che vanno dal peggiore al migliore, capacità che sembrerebbe, peraltro, in buona parte condivisa con l'intelligenza animale, specie quella dei predatori. Questi ultimi, dovendo economizzare gli sforzi, sono di necessità costretti

MORDECAI

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Così cominciò a parlare Mordecai, alcuni giorni dopo il suo arrivo; era entrato come se conoscesse già il posto, si era seduto in seconda o terza fila ed era rimasto zitto per tutto il tempo, anche nei giorni successivi, tenendo sempre lo stesso contegno. Nessuno gli aveva chiesto niente ed egli di questo si era rallegrato: lì per lì non avrebbe saputo cosa rispondere; chi era? Da dove veniva? Cosa voleva? La discrezione dei frequentatori del circolo lo sorprese e lo riempì di gratitudine per essere stato accolto con benevolenza, senza pretendere nulla da lui. Nessuna domanda, nessuna spiegazione. MARS, Rovereto (TN) - 2017 La mia è una lunga storia, iniziò, che parte da oltre tremila anni fa, se non ho sbagliato a tenerne il conto e viene da quella antica terra di Babilonia che cinquecento anni prima di Cristo, tenne schiavo il popolo di Israele per tanto tempo. Non sono nessuno. Sono uno che passa di qui, sono ebreo e il mio nome è Mordecai. Che razza di nome è, vi chiederet

BUGIGATTOLO

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No, questa non me la date a bere. Che bugigattolo derivi da buco e da gatto, tanto da essere stato nel passato, il buco del gatto, quella che oggi chiamiamo gattarola, la porticina che si apre e si chiude ad ogni passaggio del nostro gatto, non mi sembra plausibile, o forse non mi soddisfa perché mi sembra riduttivo. Che poi abbia subito il solito scivolamento semantico, come voi sostenente, da passaggio per il gatto a locale piccolo e multifunzionale, non voglio neanche pensare. Una parola fantasiosa come il bugigattolo deve avere una diversa origine e dirci molto di più, del suo passato e del suo presente: a pronunciarla, si avverte come un rotolare allegro di sillabe stravaganti con una carica semantica che conduce verso un esito imprecisato, che crea un’atmosfera di sospensione, ma poi ti introduce in una stanzucola, piccola, disadorna, buia, di solito sovraffollata di cose utili e cianfrusaglie dimenticate, umili, o anche di vaglio, come per esempio, stracci e scope, se non addiri

ESTEMPORANEO

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Quanta bellezza si trova ancora nei classici, che non si trova più nel mondo moderno! Non sto parlando dell’arte, della filosofia, nei confronti delle quali non vi è possibilità di un raffronto con i tempi che stiamo vivendo; al pensiero, alla politica, al diritto; pensiamo solo al modo di concepire la vita, alle idee, tutto era liscio e pulito, o almeno a noi così sembra ora. Leonardo a 10 anni, 2014 Shakespeare ha messo in bocca ad Ottaviano un discorso per la morte di Cesare che è un capolavoro di ipocrisia: egli afferma solennemente “Sono venuto non per lodare Cesare, ma per seppellirlo”, ma il suo discorso non fa altro che enumerare i molti meriti del dittatore ucciso, fino a tesserne l’apoteosi. I romani furono maestri di retorica, non di doppiezza. Il discorso pubblico era veritiero, le “fake news” sono un prodotto della nostra civiltà. Perciò, dopo una pausa abbastanza lunga che fece temere che avesse perso il filo del discorso, egli riprese a parlare e sembrò quasi c

VENUSTA'

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- Uno scivolone, senza dubbio, un momento di disattenzione, vetustà in luogo di venustà; può capitare, no? Chiara ne fece un caso. Vetusta a me! Come ti sei permesso! Vergognati. Valle a far capire che non c’era stata la benché minima volontà, che la cosa era scappata senza che lui se ne rendesse conto. Certe parole praticamente uguali, con la diversità di una sola lettera tra l’una e l’alta, sembrano fatte apposta per creare scompigli, perché, questo piccolo particolare può determinare una differenza di significato tra una parola e l’altra, tale da fare impallidire il pur pregnante detto “prendere lucciole per lanterne”. Campo di basket, 2014 Venustà è la bellezza. E’ l’idea stessa della bellezza. Di un tipo particolare di bellezza. La bellezza delle forme. Soprattutto quelle femminili, che hanno da sempre suscitato pensieri elevati e sollevato ondate di eros irresistibile da parte degli ammiratori. Nel caso del povero Maurizio, lo scambio di una “n” con una “t”, nella parola

POPOLI

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Spero che Machiavelli mi perdoni, ma ritengo che quanto affermato nel link sotto indicato non sia uno dei migliori aforismi del grande scrittore, in quanto contiene una verità incontestabile, ma tutto sommato banale, di cui noi italiani siamo esperti, essendo stati per lunghissimo tempo un popolo schiavizzato ed avendo purtroppo conservato anche dopo l’avvento della democrazia e la conquista della libertà, alcuni caratteri di quella precedente condizione, che ci ha spesso condotto a comportarci come pecore e a desiderare di tornare ad essere schiavizzati. Gli esempi sono molti e tutti si sono verificati con la stessa metodologia: svilimento dei valori della democrazia e desiderio dell’uomo forte che rimetta tutto a posto. Venti anni di fascismo e di Mussolini, sembra che non ci abbiano insegnato niente, così pure il tristo periodo berlusconiano, se oggi come oggi, la maggioranza degli Italiani è pronta a consegnare lo Stato nelle mani di un uomo pericoloso come Salvini “Selfi-m