L'ALBERO DI GIUDA

Il venerdì santo ha esercitato su di me da sempre un'influenza notevole. Ricordo che in quel giorno, da ragazzo, venivo svegliato alle prime ore del mattino da un trapestio e, nella poca luce dell'alba vedevo sfilare dalla finestra della camera la processione con un gran numero di persone, i ceri e la statua della Madonna che sfiorava con la testa il balcone sul quale era affacciata mia madre. Si sentivano soltanto il mormorio delle preghiere ed il calpestio di tutti quei piedi sul selciato della via. Mia madre commossa, mi spiegava che quella era la rappresentazione della scena avvenuta tanto tempo prima di una madre in cerca del proprio figlio, fatto prigioniero da cattivi uomini che lo volevano uccidere.

Da "La Neve di Rigopiano" - G.S Aielli 2017

La sera dello stesso giorno, poi, assistevo ad un'altra processione, sempre in compagnia di mia madre e questa volta la rappresentazione era veramente commovente, davanti sfilavano bambine e bambini, poi donne e uomini, tutti vestiti di nero, il baldacchino sul quale era stesa la statua del corpo esanime di Gesù e, dietro, la statua della Madonna con gli occhi inondati di lacrime, le braccia spalancate verso il figlio morto ed un pugnale nel petto. Precedeva una banda musicale che eseguiva una tristissima marcia funebre ed in fondo seguiva un mare di folla. A quel tempo criticavo quanto avevo sentito dire a proposito di un preteso comportamento tenuto in una certa occasione dal mio poeta preferito, Giosuè Carducci, il quale si sarebbe vantato di seguitare a giocare a carte con degli amici, mentre, a poca distanza, passava una processione del Cristo Morto. Di seguito trascrivo quanto da me pubblicato un anno fa nella stessa ricorrenza.

L'ALBERO DI GIUDA

C'è una pianta nata in Israele tanti anni fa che in primavera è la prima a fiorire e a riempirsi di una quantità notevole di fiori bellissimi e coloratissimi, che va sotto il nome di albero di Giuda ed è la "Cercis Siliquastrum", che la tradizione vuole legata alla figura ambigua del più odiato (e amato, poi vedremo perché) degli apostoli. Nel periodo che va dalla fine di aprile alla prima quindicina di maggio, che è il tempo in cui cade la Pasqua, questa pianta è al culmine del rigoglio. Ebbene alcuni hanno immaginato che la scena drammatica dell'arresto di Gesù Cristo, con i soldati incerti e Giuda che si avvicina al Maestro e lo bacia sulla guancia, gesto che era il segno convenuto per l'individuazione dell'uomo da arrestare, si sia svolta proprio sotto questa maestosa copertura di fiori, cosa possibile data la diffusione di quella pianta in Israele, o Palestina, o Regno di Giuda (1), come lo volete chiamare. E questa coincidenza avrebbe dato il nome alla pianta.

Altri obiettano che forse si sia trattato di un errore di traslitterazione (2). L'albero non sarebbe "di Giuda", ma "di Giudea". E allora non vi sarebbe nessun riferimento alla storia di Cristo. A questo punto però le tracce si confondono; l'albero, che sia di Giuda o di Giudea, secondo una diversa versione dei fatti, sarebbe stato quello scelto da Giuda per impiccarsi e tornerebbe in primo piano sullo scenario della morte di Gesù. Ma trovare l'accordo sulla pianta che ebbe il disonore di fare da forca per Giuda è impossibile. C'è chi dice che fu un fico, che poi divenne sterile, ricordate? un altro albero di fichi fu maledetto da Gesù perché non fruttificava. Ed allora se c'è una maledizione possiamo credere che ciò sia vero. Ma secondo altri molte altre piante avrebbero avuto questo dannato privilegio.

La Pasqua ormai incombe e in questi ultimi giorni che la precedono le comunità cristiane vivono la fase più intensa della loro religione, quella della passione e morte di Cristo, che sprofonda il mondo in un baratro di dolore e di oscurità e dona il successivo trionfo della Resurrezione che si verifica proprio nel giorno dopo quel sabato del silenzio e dell'assenza di Dio. Una figura centrale di questa storia bella ed appassionante è quella di Giuda, l'apostolo che covava nel suo cuore il veleno del tradimento e che secondo la tradizione tradì Gesù consegnandolo ai gendarmi. Ecco un bel pasticcio di parole e un punto di divaricazione sulla consistenza di questa figura odiata e contrastata, macerata dal pentimento per aver tradito. Tradire è un verbo che deriva dallo stesso etimo di tradizione, il latino "tràdere", che vuol dire consegnare (3), solo che in questa accezione significa "consegnare qualcuno ai nemici" o alla controparte, venendo meno ai propri doveri o alla parola data.

Chi era veramente Giuda? Un abietto personaggio che vende il suo maestro per trenta denari, come vuole la tradizione evangelica o il prescelto da Gesù a sostenere quella parte che era essenziale per far sì che il destino di Gesù come era stato stabilito dal Padre, si compisse? In questo secondo caso, il prescelto sarebbe il primo, non l'ultimo degli apostoli, ma prescelto perché? Cristo era a conoscenza dell'animo perverso del suo apostolo o Giuda era così fedele da accettare di portare sulle sue spalle la colpa del tradimento e l'infamia che ne derivava per tutto il tempo, per amore del suo maestro che l'aveva prescelto? A questo punto il pentimento, la restituzione dei trenta denari e il suicidio non avrebbero più senso se non come messa in scena per rendere credibile il tradimento. Seguendo la tradizione dei vangeli riconosciuti autentici dalla chiesa, comunque Giuda si suicidò impiccandosi ad un albero. Il Cercis Siliquastrum non è citato da nessuna fonte come quello prescelto per il suicidio di Giuda. L'unica prova sarebbe, secondo gli assertori di questa tesi, la forma contorta del tronco di questa pianta, che sarebbe conseguita alla morte violenta del più contrastato degli apostoli.



(1) Giuda all'epoca era un nome molto comune. Già tra i dodici ce n'erano due.
(2) trascrizione di una parola o di un testo da un sistema alfabetico ad un altro.
(3) Fra le tradizioni di cui ho detto in altra circostanza, ho omesso quella dell'agnello pasquale. Questo piccolo tenero animale è stato scelto fin dall'antichità, da popoli dediti alla pastorizia, come gli ebrei di duemila anni fa, quale vittima sacrificale e noi ancora oggi seguiamo questa tradizione del sacrificio dell'agnello (che rappresenta il sacrificio di Gesù - Agnus dei qui tollis peccata mundi - ), accettando quella che è una strage di questi poveri animali. Da poco ad opera di animalisti e vegetariani, si è tentato di sensibilizzare la gente sulla crudeltà di questa tradizione, chiedendone l'abolizione.

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