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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

OLTRE LA DIFFERENZA DI GENERE

                                                              Pancrazio quel giorno era visibilmente agitato e si dimenava sulla sedia, facendola scricchiolare pericolosamente. Che hai, gli chiese Sebastiano, ti ha pizzicato la tarantola? Ho lasciato Giulia a casa che era fuori di sé, rispose l’amico. Mi ha detto che lei non ce la fa più, ogni giorno si ammazza di lavoro, mentre io faccio niente e che se continua così, farà una pazzia. Suvvia, non te la prendere, le mogli dicono sempre così per darsi importanza, lo consolò l’amico. E tu che ne sai, che non sei sposato? E che c’entra? Sto anche io con una donna e quando si arrabbia dice anche a me le stesse cose. La verità è che lavorano troppo ed hanno bisogno di essere un po’ coccolate o che almeno diamo un giusto riconoscimento a quello che fanno e dovremmo collaborare con esse, farci carico di una parte del loro lavoro. Ammazzarsi di lavoro è un’iperbole, intervenne Maurizio. Pancrazio, ti ricordi di quello che dicemmo

VIOLENZA DI GENERE

                                                                    Ci vogliamo dimenticare delle origini? Il male di genere è antico e viene proprio dalla Creazione. Dio creò Eva perché Adamo si annoiava. E lo fece prelevando una costola da Adamo, perché? Gli mancava forse altra creta? Non credo. Eva era una parte, piccola dello stesso Adamo, a lui sottomessa, per nascita e condizione. Doveva servire come trastullo per il povero maschio annoiato e sollevarlo dalla sua solitudine, rimanendo un pezzo del suo corpo, l’altra parte di sé, non a caso di sesso diverso, amato ed adorato, del quale egli poteva disporre a piacimento. Ma, a parziale assolvimento in senso evolutivo, della scrittura, non possiamo vedere nel fatto del distacco di una parte del corpo di Adamo, per creare Eva, una geniale intuizione dell’origine di quello che ora noi chiamiamo il dimorfismo sessuale? del corpo, originariamente ermafrodito di Adamo, diviso in due nei suoi caratteri fondamentali, con la distinzione

I CORVI

                                                                       Sembrava di assistere ad una scena del film “gli Uccelli” di Hitchcock, che negli anni ’60 impressionò non poco gli spettatori di tutto il mondo, con il racconto ossessivo degli uccelli assassini che imperversarono in una località della California, non lontana da S.Francisco, dal nome evocativo di   Bodega Bay : prima erano non più di dieci, poi, dodici, quindici, venti, grossi uccelli scuri, appollaiati tutti sullo stesso albero che sembravano guardare nella mia direzione, immobili, muti e minacciosi. Poi, di colpo, come ad un segnale convenuto, si sono levati in volo all’unisono e per un attimo, hanno riempito il breve spazio di cielo della mia finestra, con un battito pesante di ali, nero stormo di innocui corvi, gracchianti, scomparendo alla vista e l’immagine del film si è dissolta in un lontano ricordo.

L'ALBA

                                                                                          Dapprima era tutto opalino, il cielo piatto uniforme punteggiato di piccoli puntini e striature bianche, l’aria diafana, era immota, soltanto le foglie della magnolia che sfioravano il mio balcone vibravano lievemente. Dopo un poco, il cielo si è colorato di un celestino pallido e le punteggiature sono diventate piccole formazioni di nuvole sparse, che poco alla volta hanno assunto colori cangianti dal bianco al rosa, prima tenue, poi via via più intenso, fino ad un rosso di fuoco ed è spuntato il sole, dalle cime degli alberi ai declivi collinari e fin l’ultima ombra, che stentava ad abbandonare la valle là dove scorre il fiume, è sfumata. Ancora una volta il miracolo di un nuovo giorno, limpido, sereno, si è rinnovato ed il mondo ha ripreso il suo aspetto di sempre, un grande, bellissimo spettacolo da godersi appieno fin dentro ogni particella del nostro essere.

LICEITA'

                                                                            È una questione di liceità, disse ad un tratto Maurizio, non puoi fare una cosa, se non è lecita. Lo so benissimo, replicò Pancrazio, che credi? anche mia figlia Evelina ha fatto il liceo, quello classico, io ci tenevo, e poi ha preso teologia, non so perché, ma lei dice che nella Chiesa c’è bisogno di dare spazio alle donne e che quindi una donna può essere prete, come un uomo, se ha studiato la teologia. Lei sì, che ha la liceità! Veramente, aggiunse Maurizio, io stavo parlando di un’altra liceità, che non è quella che dici tu e che avrebbe Evelina. Una cosa è lecita se è consentita. Poffarbacco! Esclamò Pancrazio, se non era consentito, ti pare che le davano il diploma? Vedi, insistette il maestro, tuttora la Chiesa non consente alle donne di fare il prete, ma comunque non è questo che volevo dire… ‘mbè, allora deciditi, lo incalzò il discepolo, io so che la Chiesa, in ogni caso, non può negare c

SUL SESQUIPEDALE

                                                                        Pancrazio è tornato sul sesquipedale e alla fine di un laborioso ragionamento, ha detto: ma sì, in fin dei conti una bici con sei pedali può andar bene, purché abbia anche tre selle; ci potrei portare Giulia ed Evelina nei giorni di festa e sarebbe un bel “trandem”. La domenica mattina, sulla piazza di Colleminuccio, davanti alla Chiesa, all’uscita dalla messa, vorrei vedere le facce dei compaesani baciapile, che vedendoci passare in tre sulla bici sesquipedale, farebbero gli sberleffi, insieme al prete, il quale, attualmente ha una bici senza pedali, perché dei senzadio scomunicati glieli  hanno rubati, tanto che lui ormai la usa solo in discesa, quando va a far visita a qualche fedele, mentre in salita è costretto a tornare a piedi, spingendo la bicicletta a mano. Pensa, se potesse avere anche lui un bel “trandem”, per portarci la perpetua e, magari, anche il sacrestano, o il chierichetto! Era così soddis

SESQUIPEDALE

                                                                                    Sei di una sesquipedale ignoranza, ho sentito dire da un distinto signore al fattorino del bus che ci stava portando al centro ed ho trasecolato, quel termine, sesquipedale, mi ricordava qualcosa, ma era come un buco nella mia memoria, stava dicendo in tono confidenziale Maurizio ai suoi accoliti ed ecco Pancrazio, sempre attento, ma sì, sarà una marca di biciclette! Per chi non lo sapesse, seguitò il maestro rivolgendo solo uno sguardo di disapprovazione al suo discepolo, io, non è che non lo sapessi, non me lo ricordavo, il sesquipedale è un’unità di misura del tempo dei romani, ma dai lo interruppe ancora Pancrazio, non mi verrai a dire che i romani, con elmo e corazza, andavano in bicicletta! Lo sguardo di Maurizio lo fulminò in silenzio, poi la voce del maestro si ridusse alla pazienza, e corrispondeva alla lunghezza di un piede e mezzo, che poi era quella del lato di un mattone, quindi, a be

IL DONO

                                                                             il dono è gradito, quando, chi lo riceve è consapevole del fatto che chi lo fa, abbia il piacere di farlo. E di farlo graziosamente, senza corrispettivi. Allora il dono è prezioso: in esso è contenuto un messaggio che va oltre le parole.   Ho ricevuto, contemporaneamente, due doni a me particolarmente graditi: due libri e due bottiglie di vino, che formano un fortunato connubio del piacere dello spirito con quello dei sensi, che, a volte, per vie misteriose, si fondono in maniera piacevole. Nella loro diversità, questi doni, hanno in comune più di un elemento: vanno nella stessa direzione, la riscoperta delle radici delle cose buone nel tempo e sono entrambi frutto dell’amore. Amore riversato nei confronti del destinatario ed amore per il contenuto degli oggetti donati, che parlano   di antichi valori, come il sapere popolare, i sapori dei prodotti della nostra terra e, soprattutto l’amore per il nos