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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

INCOMMENSURABILE

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“Mi vuoi bene?” “Sì”. “Quanto me ne vuoi?” “Tanto”. “Ma tanto, tanto, tanto?” “Fino al cielo, fino a mille, diecimila, un milione, mille milioni…” “Fino all’infinito?” “..Azz!!! Questo non lo so”. I bambini, o gli innamorati, nella fase di regressione infantile che talvolta l’innamoramento comporta, amano fare questi giochi con le parole, arrestandosi là dove il limite non c’è più ed è facile perdersi. Via degli Dei, 2014 Ed allora ecco che viene fuori questa parola non proprio bella, ma efficace. I latini, al solito, partendo da ciò che era misurabile, avevano inventato la parola “commensurabilis” che era formata da “cum”,” con”, e “mensurabilis”, con lo specifico significato di cosa che si poteva misurare ‘con’ qualche altra cosa, un metro, un’altra unità di misura, o un altro oggetto dello stesso genere. Facile fu per quelli che vennero dopo, ed infatti si parla di latino “tardo”, premettere a quella un semplice “in”, ed ecco che la cosa diventava non più misurabil

IMPONDERABILE

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In quella fase della sua “filosofia”, Maurizio era portato a fare riflessioni che lo conducevano a conclusioni contraddittorie. Se da un lato gli piaceva indagare sul significato originario delle parole, dall’altra non voleva sottostare alla dittatura di una disciplina, come quella accademica, che imponeva determinati percorsi mentali, ma voleva sentirsi libero di una propria, autonoma capacità di interpretazione magari fantasiosa, ma che più soddisfaceva il suo istinto, mediante il quale credeva di poter “sentire” la radice di ogni cosa sulla sua stessa pelle ed agire a seconda del modo di manifestarsi di questa cosa ai suoi sensi. Ne aveva parlato con Chiara, la quale aveva una sua visione della cosa, che si manteneva nel solco della tradizione, ma non voleva disilludere Maurizio, nel quale vedeva, una carica di entusiasmo visionario, che lei giudicava capace di possibili, futuri sviluppi. “Quella tua si potrebbe chiamare una semantica “creativa”, da affiancare alla semiotic

IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI

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Gottfried W. von Leibniz, poliedrico pensatore tedesco che visse a cavallo tra la seconda metà del ‘600 e l’inizio del ‘700, cui si debbono contributi fondamentali in campi che vanno dalla logica e dalla matematica alla metafisica e alla teologia, è generalmente noto per aver coniato il concetto di migliore dei mondi possibili. Leibniz, da buon cristiano, tornò infatti a interrogarsi su un classico problema teologico, quello dell’esistenza del male nel mondo, una questione già abbondantemente trattata dai padri della chiesa (sono celebri i contributi di S. Agostino in tale ambito), ma sulla quale riteneva evidentemente di poter addurre nuove e più convincenti argomentazioni. Com’è del tutto evidente, qualsiasi religione che concepisca il mondo come creatura di un Dio buono, onnisciente e onnipotente, un minuto dopo aver definito il proprio credo deve rispondere alla domanda sul perché esistano il male e la sofferenza nel creato. Questi tratti negativi sembrano infatti del tutto incompa

IMPERSCRUTABILE

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“Imperscrutabile è non solo la volontà di Dio, ma anche in generale il futuro. Nessuno potrà sapere dove esso ci porterà, né quando si realizzerà, e tanto meno quando cesserà di essere, perché il tempo sarà finito”. Senza titolo, Capraia (LI) - 2018 La mattina del giorno dopo, Maurizio, non faceva che rimuginare tra sé e sé, questo pensiero che doveva essergli venuto durante la notte, in una condizione di semi incoscienza. Si era svegliato con una sensazione strana, come uno che tornasse da un lungo viaggio; era contento di essere di nuovo a casa, ma nel contempo si sentiva come un estraneo e non sapeva cosa avrebbe fatto. Qualcosa lo legava, non aveva la piena disponibilità della sua mente e del suo corpo. Su tutto aleggiava l’idea di Chiara, bella, desiderabile, ben disposta verso di lui, sebbene lo conoscesse pochissimo e non nella sua forma migliore. Idea suggestiva, molto stimolante, ma che gli faceva anche un po’ paura. Paura di sbagliare, di rovinare tutto. Le sue prime

INELUTTABILE

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Si guardò intorno e non vide nulla. Cosa vi poteva essere di ineluttabile in quella situazione? Il treno era in ritardo come al solito. Era ineluttabile che quel pendolare che stava sbraitando, perdesse la coincidenza con il treno che partiva da Bari alle 17,30? Ma se già altre volte gli era successo! Avrebbe dovuto saperlo che era possibile, quindi non ineluttabile. Maurizio si arrovellava in questi pensieri, quando all’improvviso sentì l’altoparlante della stazione che annunciava l’arrivo del treno 745 di Trenitalia che doveva prendere lui. Afferrò la maniglia del trolley e si avviò sulla banchina, senza oltrepassare la linea gialla. "Transiberiana d'Italia" - 2015 Tempo due minuti ed il treno, arrivò con stridore di freni, egli dovette mantenersi il cappello con la mano per non farlo volare dietro la ventata sollevata dal convoglio che gli scorreva di fianco, rallentando. Affrettava il passo per arrivare là dove presumibilmente la carrozza con il posto prenotato

L'ELICA DELLA VITA

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Nel chiudere le precedenti elucubrazioni sulla forma dell’acqua, ci eravamo chiesti in che misura una simile identità di forma, formula ed essenza si potesse riscontrare nel caso di altri e ben più articolati composti, le sostanze animate, gli esseri viventi. Laser giocattolo - 2018 Su questo punto, è ormai universalmente noto come, tra le mille molecole e composti chimici che si agitano e si avviluppano all’interno di in un corpo vivente, ve ne sia una che svetta tra le altre, essendo in qualche misura, come direbbe Aristotele, la causa prima di tutte le rimanenti. Si tratta ovviamente della molecola del DNA, la cui struttura fu scoperta nel 1953 da James Watson e Francis Crick, in quella che rimane una delle più grandi conquiste dell’intelletto umano. Il DNA, essendo una molecola, ha ovviamente a sua bella formula come tutte le altre, ed ha anche la sua forma, la famosa doppia elica, che di recente citava anche il nostro Bruno, paragonandone la forma a quella del Pozzo di Sa

IMPRESCINDIBILE

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Era di una bellezza imprescindibile. Si fermò per guardarla, non visto. “Imprescindibile?” si chiese. Come gli era venuto in mente? Imprescindibile vuol dire che non se ne può fare a meno. Forse che la ragazza non poteva fare a meno della sua bellezza? “Oppure io?”. Posto che la ragazza, sì, era bella, ma certo non faceva dipendere tutto dalla sua bellezza, tanto da non poterne fare a meno. Gli venne in mente l’ultimo episodio della cronaca letta sui giornali, nera da far paura, per l’aberrazione cui può arrivare la mente umana sotto l’effetto di sentimenti contrastanti come l’amore e l’odio, in cui un innamorato respinto dalla sua amata, deluso, per vendetta e per gelosia, aveva cercato di cancellare ogni traccia di bellezza dal volto della ragazza, deturpandolo con l’acido e procurando alla povera vittima un male ed un danno indicibile. Ed indelebile, inemendabile, sia per l’aspetto fisico, esteriore, che per quello interiore, dell’animo. La ragazza, si era ripresa, almeno in parte e

ABNEGAZIONE

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Conosciamo, o meglio riconosciamo, perché se fosse così palese, non sarebbe tale, l’abnegazione attraverso il comportamento degli altri e non del nostro. Questo perché l’abnegazione non è oggetto di vanteria, non è un fiore all’occhiello che ci mettiamo per farci belli, ma è un sacrificio che sentiamo di dover affrontare, senza farne sfoggio, nel segreto dell’animo, del tutto disinteressatamente. Se stessimo lì a compiacerci della nostra abnegazione, il gesto non sarebbe più gratuito. Naturalmente a noi resta l’intima soddisfazione di aver fatto quello che secondo coscienza, si doveva. Nell’accezione più severa di questa parola, pregna di grandi significati e tale da meritare gli attributi più gratificanti, come sublime, eccelsa, ed altri, si ha una vera e propria spoliazione della propria persona, a favore di altri, la totale soppressione di ogni interesse personale per un motivo superiore che, per i religiosi è soprattutto l’amore infinito per Dio e per i laici può riguardare una s

MENARE IL CAN PER L'AIA

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Erano in tre davanti al bancone del tabaccaio. Il gestore stava servendo il primo; incassato il prezzo e dato il resto, si rivolse agli altri due, invitando con un cenno del capo a parlare quello dei due che fosse il secondo. In quel momento entra un quarto, si incrocia col primo che stava uscendo, breve trambusto all’ingresso e, senza nemmeno raggiungere il bancone, dice: “un pacchetto di Marlboro”. I primi due davanti al banco, si guardano senza parlare, il tabaccaio si gira verso lo scaffale alle sue spalle, prende un pacchetto di sigarette Marlboro e lo posa sul banco, dove l’ultimo arrivato allunga la mano per prenderlo, mentre armeggia con il portafogli per pagare. Graffito - Val Camonica 2018 Il più vicino a lui, dei due in attesa, con mossa lenta e determinata, prende il pacchetto con due dita e lo tira indietro, verso il tabaccaio: “Tocca prima a noi” dice “il signore è entrato dopo di noi”. Il tabaccaio si blocca e guarda verso il nuovo arrivato. “credevo che voi due

IL POZZO DI S.PATRIZIO

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Il modo di dire, comune fra le diverse componenti della nostra popolazione, “questo è un pozzo di S.Patrizio”, ha una doppia valenza semantica, volendo riferirsi, a seconda dei casi, ad una condizione di “tutto pieno” o viceversa di “tutto vuoto”. Mi spiego con un esempio che ritengo calzante, perché è anche la causa di un blocco della politica nazionale di questo momento, per come una questione di ordinaria amministrzione sia stata caricata di conseguenze assolutamente fuori misura: si tratta del tira e molla indecoroso che si sta facendo fra le due fazioni o frazioni del governo bicefalo al potere, sulla TAV sì, o la TAV no, che ora sembra essere il problema che maggiormente affligge il popolo italiano. Pozzo di S. Patrizio - 2017 Se i due Vice Presidenti del Consiglio Di Maio e Salvini dicessero che, portare avanti, secondo gli accordi internazionali già presi, i lavori della TAV (Treno ad Alta Velocità fra Torino e Lione), è un pozzo di S. Patrizio, avrebbero paradossalm

ISOLA DEI FANTASMI

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"Dopo tre ore di navigazione, avvistammo sulla superficie piatta del mare, lungo la linea dell’orizzonte, una piccola macchia sfocata che poco alla volta prendeva forma di terra, confusa nella foschia del mattino. Il cuore si stringeva in un’angoscia crescente, l’ansia di scoprire quella che sarebbe stata per noi la residenza stabile, per molto, troppo tempo. Eravamo in dieci, incatenati due per due e tenuti insieme da una catena che ci univa tutti. Guardavamo verso quella macchia che via via prendeva le sembianze di un’isola che si ergeva dall’acqua con la sua forma tozza, scabrosa, tutta rocce alla base e vegetazione selvaggia più in alto, con l’animo devastato sotto la suola delle scarpe. La nostra imbarcazione entrò in una baia dall’aspetto ridente, ma sull’Isola gravava una nube nera che ci toglieva ogni speranza. Dietro un piccolo promontorio, un porticciolo. Le operazioni di attracco richiesero qualche tempo, durante il quale i nostri pensieri si persero in una calma s