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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

RICORDO

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La vita non è se non una lunga narrazione: in ogni momento della nostra esistenza siamo immersi in una storia di cui qualcuno conserverà memoria per farne il racconto. Secondo lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez, la vita vera non è la vita, ma il ricordo di essa, per come viene raccontata. Siamo nel pieno di quella concezione che non distingue più la realtà dalla fantasia. E' una full immersion nella finzione. Che cos'è il ricordo? La memoria conservata di un avvenimento, di una persona, di una cosa che a tratti ci torna in mente. Può essere bello o brutto, affascinante o spaventoso, ma è nostro "appartiene" a noi. Esistono ricordi condivisi con il ricordo di altre persone, ma allora ognuno ha in mente un particolare che l'altro non ha e ciò fa la differenza. Cammino di Santiago Portoghese (Senda Litoral) - 2018 Diversamente dal sogno, che è sempre individuale, il ricordo può essere collettivo può costituire la memoria di un popolo. Il ricordo

FREGOLA

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E chi non ha avuto almeno una volta una fregola nella vita? Io ne ho avute molte. Fregola come frenesia, una voglia smaniosa di qualcosa che al momento è irraggiungibile. "Fregola" viene da "fregare", nel senso di "strofinare" e si riferiva all'origine all'abitudine che hanno le femmine di alcuni pesci, soprattutto d'acqua dolce, di strofinarsi sulle pietre del fondale, nel momento dell'eccitazione sessuale, per depositare le uova, che vengono fecondate dal maschio. Diorama, 2013 Quindi si tratta di uno strofinare tipico di quella forma di smania data dalla voglia sessuale. In un primo tempo solo degli animali in calore; successivamente anche degli umani, con una larga accezione non più limitata all'ambito dell'attività sessuale, ma estesa a tutti i campi della bramosia, anche se a me sembra che anche in questi casi resti nella parola una allusione a quel significato originario, che per essere quello più sentito dagli uom

BATTERE LA FIACCA

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So cos’è la fiacca, per averla provata. E’ una totale mancanza di energia, che ti impedisce di fare qualsiasi cosa e che ti fa trovare piacere nell’inerzia, uno stato di semi-coscienza, spensierata e deresponsabilizzata. L’espressione gergale  "battere la fiacca", originata, dicono, in ambiente militaresco, da caserma e disseminata lungo lo stivale dall'esercito piemontese mano mano che l'unificazione procedeva verso sud, invece allude a quella speciale attitudine di alcuni soggetti, di cui sembra che tutti gli eserciti siano in buon numero dotati, così detti scansafatiche, che artatamente, di fronte ad un lavoro da svolgere, accampano malanni e debolezze fisiche, allo scopo precipuo di evitare di impegnarsi e lasciare che il lavoro venga fatto dai commilitoni di buona volontà. Perché si dice  "battere" la fiacca? Semplice, è un controsenso; negli stessi ambienti militari il "silenzio" non si "suona"? Così la fiacca si "batte&q

TUTTA COLPA DI BERLUSCONI

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Chi poteva immaginare che avremmo rimpianto Berlusconi? Con tutto quello che abbiamo sofferto, durante il lungo periodo del suo predominio, quando abbiamo dovuto sopportare leggi ad personam, un Parlamento disposto a votare che la notte era il giorno (e Ruby nipote di Mubarack); ci troviamo oggi a dover ammettere che dopo tutto quello non era il male assoluto, perché il male assoluto non esiste, c'è sempre un livello più basso al quale accedere rispetto a quello che prima ci era parso il peggio del peggio. Franco Angeli, Corteo (1968) presso Palazzo Strozzi, FI - 2018 D'altro canto, se la politica italiana oggi è ridotta come è ridotta il merito è del sullodato Berlusconi che con il suo strapotere, ha aperto le porte ad una valanga di mala politica e populismo. Ed anche l'attuale "irresistibile ascesa" di un personaggio come Salvini la dobbiamo a lui che nel suo "canto del cigno" (con il quale ci ha regalato l'ultima sua mirabolante invenzio

DISCRIMINARE

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Chi mi ha seguito fino all'ultimo post da me pubblicato, sa che io non amo i motti. Sono secondo me quelle frasi che cercano di condensare in poche parole un patrimonio di saggezza, che vengono proposte come il vertice dell'acume umano, oltre il quale non si può andare. E molti corrono ad ornarsene, facendole proprie per elezione. Ne esistono raccolte a non finire che in massima parte ripetono cose già risapute e scontate o assiomi di assoluta banalità. Pochissimi di questi "preziosi suggerimenti", sono veramente illuminanti, tali cioè da aprirti davanti agli occhi una nuova via, oltre il risaputo, facendoti notare un aspetto che tu non avevi considerato e sul quale vale la pena di soffermarsi a pensare. Fiera di S. Orso, Aosta 2016 Ho proposto su questa scia il mio "il dubbio è il nutrimento dell’anima", frase che molti possono ritenere blasfema, ma che in realtà è solo una banale affermazione di una cosa molto discutibile. Con l'aggravant

DUBBIO

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Sul dubbio se ne son dette tante, da parte di eccellenti pensatori e scrittori, che cedo alla tentazione anch'io proponendovi una espressione forte, che potrebbe rientrare tra quelle detestabili da scegliere come motto: il dubbio è il nutrimento dell'anima . E guardate che ho detto anima e non animo, quindi navighiamo proprio nelle acque di quella laguna che, avendo a che fare con la coscienza, è più materia da confessionale che non da blogger da strapazzo. Sito della strage di Sabbiuno (BO) - 2015 Escluso però ogni riferimento fideistico, proviamo a ragionare su quanto affermato. A mio parere il vero credente è quello assalito in ogni momento dal dubbio, perché ciò vuol dire che il suo spirito si pone delle domande. Mentre chi dice di credere e basta, ha uno spirito che riposa tranquillamente e non vuole sapere altro; la sua forza in realtà è una debolezza . Egli ha paura di dubitare. Traggo dal Dizionario etimologico on line la seguente definizione: " stato d’

CARO GIUSEPPE

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Da meno di un anno abbiamo iniziato insieme questa "scampagnata" e quello che abbiamo già fatto, per la nostra gioia interiore e il passatempo di quanti, "desocupadi lectores", hanno avuto la bontà di seguirci, mi induce a fare alcune considerazioni, non per un gusto encomiastico che tra noi sarebbe sprecato, ma per valutare l'entità del nostro lavoro e quella che secondo me è la riuscita dell'intento che ci eravamo proposti. Abbiamo superato quota 200.  Duecento post in otto, nove mesi che, magari sono niente, ma a me sembrano tanti. "Coltivare nuove terre", presso ecovillaggio Torre di Mezzo, Montecuccoli, PO - 2017 Il primo obiettivo era quello di ritrovarci completamente e finalmente parlare, parlare per dirci tutto quello che non ci siamo detti in lunghi anni. Questo mi sembra che sia stato raggiunto in pieno. Il secondo, il terzo il quarto, erano quelli di saggiare la nostra capacità di lavorare insieme, io con le parole, tu con

SORTE

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La sorte, il fato, il destino, chiamatelo come vi pare, è quella cosa che secondo alcune credenze determina il corso della nostra vita e contro cui nulla possiamo fare se non soggiacere ad essa. Ma per la sorte in particolare esiste anche un ventaglio di altri significati, che ne fanno una parola molto versatile. "Essere in balia della sorte", "tentare la sorte", "ho avuto in sorte", "ci siamo divisi la sorte", sono tutte espressioni nelle quali la parola "sorte" assume un senso particolare. Chiesa adibita a parcheggio, Bologna 2018 Una volta inchiodato Gesù alla croce, i centurioni si giocarono a sorte la veste che indossava il condannato, che era stato spogliato per l’esecuzione. Un mucchietto di stracci, ormai "res nullius", visto che al crocifisso non sarebbero più serviti. D'altro canto a Gesù era toccato in sorte di ereditare la terra. Lui, Dio figlio di Dio, si era fatto uomo, aveva calcato con i suoi p

SGUAZZONE

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Sguazzone è un termine dialettale di origine napoletana. Qualcuno tenta di accreditare che sia un prodotto originale del nostro idioma regionale, vantando una pretesa nascita in Abruzzo della parola, ma ritengo che sia molto più probabile l'ipotesi che essa sia giunta a noi attraverso i funzionari e gli attaché del Regno di Napoli, di cui noi abruzzesi eravamo l'estrema propaggine. "Bisogna farsi un'ottica" di Franco Angeli, 1968 Ai confini dello Stato del Vaticano, avevamo l'ultimo baluardo del potere borbonico nella Fortezza di Civitella, i cui ufficiali e soldati provenivano da Napoli e dintorni e questi esercitavano sulla popolazione quell'influenza anche nella lingua che risulta inevitabile tra dominati e dominanti, sebbene attenuata nei suoi contenuti dalla distanza del presidio dal potere centrale. Sguazzone vuol dire ragazzaccio, giovinastro, mascalzoncello, con un senso di bonaria ironia nei confronti di chi, pur non avendo niente, riesc

SOTTANA

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Quella della sottana è una strana storia. Normalmente è quel capo di abbigliamento che sta 'sotto' ad un altro. La classica vesticciola che portano le femmine sotto la gonna, oggetto di desiderio per gli uomini e contemporaneamente di una forma ancestrale di sottovalutazione, perché simbolo della presunta inferiorità della condizione femminile rispetto a quella maschile. La parte per il tutto, la sottana, emblema esclusivamente femminile, era diventata la donna stessa. - "non fa altro che correr dietro alle sottane" - "sta sempre attaccato alla sottana di sua madre" - fatto sta che questo semplice indumento ha svolto un ruolo di non poco conto nella storia dell'umanità, almeno di quella parte di essa che fa capo al nostro modello di civiltà. Lampada, Firenze 2018 Ma non è stato sempre così, perché in un passato abbastanza remoto, ma non tanto da non conservarne memoria anche diretta, la sottana è stata un abito indossato indistintamente sia

LACUNA

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C’era una lacuna nel suo racconto, un ampio spazio senza contorni, come una palude nella quale è rischioso avventurarsi. La laguna appariva chiara sotto la luna e tutto sembrava fisso e immobile. Il lago, intorno al disco della luna, era opaco ed opalescente ad un tratto. Ristorante, Firenze - 2018 Ricordo che a scuola, confondere lacuna con laguna, era da ignorantelli. Arrivato ora alla mia bella età, forse per avvalorare la credenza che con l’età aumenta la saggezza delle persone, apprendo che ignoranti erano quelli che quella distinzione facevano e difendevano come trofeo di cultura. La lacuna e la laguna, se senti alcuni è più antico il primo dei due termini, per altri lo è più il secondo, sono la stessa identica cosa. Si tratta sempre di un buco, di una mancanza, di un vuoto che esiste un po' dappertutto. Certo dapprincipio riguardava essenzialmente il luogo fisico geografico, ma poi, col fascino insito in una idea così attraente come può essere una mancanza, un

COOPTARE

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Non si capisce fino in fondo se in questa azione del cooptare, cioè dello scegliere qualcuno per farlo entrare a far parte di un gruppo, che sia un’elite, o una accozzaglia di gente è indifferente, sia prevalente l’atto di forza, autoritativo, da parte di chi sceglie o non piuttosto un atteggiamento di rinuncia a resistere, di abbandono, di assuefazione, da chi si vede prescelto. A differenza del fagocitato, che può essere vittima di un vero atto di cannibalismo, la cooptazione non comporta anche l’essere inglobato, dal gruppo, ma una semplice ammissione, a cui è anche possibile sottrarsi. Ai Weiwei, Ceramica, Palazzo Strozzi, Firenze, 2016 Cooptare è formato da "co" e "optare", che significa scegliere, quindi il verbo sta per "scegliere a stare con": Guglielmo Vattelapesca è stato cooptato nel consiglio direttivo dell’Accademia dei Lincei, lui che non sa nemmeno cosa significhi "lincei". A proposito è bene che vi dica che io l’ho

FAGOCITARE

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Le monadi, che secondo Leibnitz rappresentano le particelle minime, uniche, indistruttibili ed indivisibili della materia, costituite da una parte fisica ed una spirituale, non hanno porte né finestre. Costituiscono quindi piccoli mondi incomunicabili in cui si riflette l’intero universo. Un po' come le molecole o penso le cellule (a questo punto avrei già potuto rimediare tre bocciature al liceo). Le cellule più banalmente (ah, sto' banalmente!), non hanno bocca e nemmeno, orecchie. Quindi per mangiare - sì perché le cellule mangiano, lo sapevate? - si sono dovute inventare un sistema che consiste nell’estendersi con la loro pellicola esterna fino a circondare l’elemento che vogliono mangiarsi ed inglobarlo dentro la propria membrana, che, una volta richiusa non lascia scampo. Ai Weiwei, ceramica, Palazzo Strozzi Firenze 2016 Di fronte a tanto ingegno della natura, abbiamo dovuto creare un termine apposta per indicare questo processo e lo abbiamo chiamato "fagocito

PECULIARE

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Noi siamo superiori e a queste cose non ci facciamo caso; per noi "peculiare" significa "ciò che contraddistingue una persona o una cosa". Che fa parte essenziale del suo modo di essere. Peculiare dell'opera d'arte è di colpire l’immaginazione dell’osservatore. Peculiare di taluni osservatori è la profondità dello sguardo e l'acume del giudizio. Ma soprattutto peculiare è per l'uomo di legge, perseguire sempre criteri di giustizia. Monte Cimone (MO) - 2012 Ciò che contraddistingue e quindi è peculiare, in genere è un attributo di qualità, che ha carattere positivo, gratifica la persona o rende più appetibile la cosa, ma possono esserci dei casi in cui l'attributo esprime una caratteristica negativa: peculiare dell'assassino è di tornare sul luogo del delitto. No, perché, in effetti, all'origine, peculiare significava cosa ben diversa e riferito a persona, voleva dire che il tizio di cui si trattava aveva gli sghei. Anzi le p

IMPERFETTO

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Perché "imperfetto"? Perché il secondo tempo del modo indicativo dei verbi si chiama imperfetto? Bisogna partire dall'idea di perfezione, per capire l'imperfetto. Perfetto viene dal latino "perfectus", participio passato del verbo"per-ficere", "compiere", cioè "per—facere", "fare", portare a termine, un’azione, un’impresa, un lavoro. Un'idea di futuro (Rifugio sotterraneo II GM presso Campo Tizzoro, Pistoia - 2014) Quando la cosa è completa in ogni suo aspetto, allora essa è "perfetta", non può essere ulteriormente migliorata. Per converso, quando siamo di fronte a qualcosa di incompiuto, lasciato a metà, allora diciamo che essa è "imperfetta". Nella coniugazione dei verbi della nostra lingua, il "perfetto" è il tempo presente, perché l’azione di presenta in uno stato di completezza, di definitività, se non altro di definizione quanto alla sua essenza. "Dopo pranzo ma

CARCO - SCEVRO

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E' un italiano un po' antico, fuori moda, anche da un punto di vista letterario, quello che vien fuori dall'uso di due termini contrapposti, almeno parzialmente, come "carco" e "scevro". Sono il derivato di due contrazioni: carco viene da carcare, cioè caricare, mentre scevro discende da sceverare, che in realtà significa separare. Ultimo scalo - Croazia 2014 "Il lauro e il ferro ond' eran carchi i nostri padri antichi", Leopardi nel pieno di una sua enfasi patriottica che lo porterà a dire "l'armi, qua l'armi, combatterò sol io", di fronte ad uno spettacolo di disfacimento in cui si trovava a quel tempo l'Italia. Ricordi scolastici, come anche "Han carca la fronte dei pesti cimieri... volaron sul ponte che cupo tonò", sono i crociati che partono per la terra santa incontro ad un'avventura che si rivelerà funesta. Carco come "cargo", la nave da carico, che solca i mari trasportando

ADAMASTOR

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L'Anno della morte di Ricardo Rias (vado a memoria), lo scrittore portoghese Josè Saramago narra che Vasco De Gama, quando si trovò a doppiare quello che in seguito prese il nome di Capo di Buona Speranza, all'improvviso si trovò ad affrontare con le sue navi una tempesta di violenza eccezionale con una nebbia fitta che impediva la vista e ondate gigantesche che squassavano gli scafi; sembrava che una forza soprannaturale volesse impedire alle imbarcazioni di andare oltre, respingendole e furono in molti a dire che avevano scorto, in mezzo ai lampi, tra gli scogli, un gigante che tentava di impedire il passaggio, scagliando enormi massi contro di loro. Museo della storia di Bologna - 2017 Anche Ulisse, dovette vedersela con un gigante infuriato che scagliava massi nel mare, quando, dopo aver con un trucco accecato Polifemo, tentava di fuggire coi suoi compagni dall'isola dove erano stati tenuti prigionieri e cercava con la sua nave di prendere il largo. Una furia sca

LA CASA IN FONDO ALLA VIA

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Quella casa in fondo alla via aveva attirato la mia attenzione fin dal primo momento. Nascosta tra gli alberi, verde di colore si confondeva con il resto della vegetazione. Quando giunsi nel quartiere mi dissero che non c'era un'altra casa dopo la mia. Più tardi che non era disponibile, il proprietario era un tipo strano che non si vedeva mai da quelle parti e non affittava a nessuno e nessuno aveva mai visitato quella costruzione che era sempre chiusa. Nessuno era entrato mai dentro di essa e sapeva come era fatta. Qualche volta di notte avevo visto delle luci accendersi a qualche finestra. Spinto dalla curiosità mi ero avvicinato non visto ed avevo spiato fra i rami degli alberi verso l'interno. Sembrava abbandonata da poco e qualcuno aveva dimenticato una luce accesa. Ma la cosa si ripeteva con una certa periodicità. Bill Viola, Videoinstallazione (fotogramma) - Firenze 2017 La mia curiosità aumentava. Una notte notai un certo movimento. Qualcuno si aggirava into

DOPPIO GIOCO

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Mia madre che era stata per me e per i miei fratelli il simbolo della dolcezza. In età avanzata, si ammalò di uno di quei mali che colpiscono i vecchi privandoli del senno, della memoria, della sensibilità e della presenza, in definitiva della dignità, che è il bene più prezioso per l’essere umano. Per recarle quel minimo di conforto che mi era dato offrirle tra impegni familiari e di lavoro, mi recavo ogni giorno a trovarla e cercavo di scambiare con lei qualche discorso che avesse un certo senso, a volte debbo dire, riscontrando in lei qualche barlume di comprensione. A. Kertesz - Ernest, Parigi - 1931 Spesso la trovavo coricata ed io sedevo accanto al suo letto e le parlavo tenendole la mano. Erano allora per il nostro Paese tempi molto difficili, che saranno ricordati in seguito fra i peggiori della nostra storia, con il nome di "tangentopoli". Nella nostra società si era aperta una voragine con la scoperta di casi di corruzione nel campo politico ed amministrativ

BENESSERE

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C’è qualcuno che non vuole il benessere? Bene-essere, cioè bene stare. Ognuno vuole stare bene, anzi meglio. Finalmente è arrivato il governo che fa per noi. Pace e benessere per tutti. Non ci credete? E’ scritto sul contratto firmato da Di Maio e Salvini: volete che questi due galantuomini non rispettino un contratto firmato davanti a un notaio? E che sono matti? Teatro Bonci, Cesena, dettaglio del soffitto - 2013 Dopo che si sono fatti un "culo così" in campagna elettorale a promettere tutto e il contrario di tutto, sarebbe bello che ora, così, per il poco che manca a rendere tutti felici, essi non facessero quel minimo sforzo di mettere in azione la bacchetta magica e fare quello che hanno promesso. L’anno chiamato il "governo del cambiamento", parola che non si era mai sentita nelle due aule parlamentari. Oddio non venitemi a parlare di memoria corta. Sono giovani e di memoria non ne hanno, né corta né lunga. Per loro tutto è nuovo, tutto è cambiament

GROTTESCO

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In un bel giorno d'estate di un anno qualsiasi della prima metà del '500, alcuni eminenti personaggi di quello che poi fu chiamato il Rinascimento Italiano, si incontrarono a Roma in località Colle Oppio, dove qualche tempo prima si era verificato un evento sensazionale, un giovane era caduto dentro una buca (le famose buche di Roma), che si era aperta davanti ai suoi piedi e si era ritrovato in un ambiente favoloso: tra macerie, calcinacci e polvere, egli era dentro una stanza dalle pareti decorate con affreschi, che sulle prime egli non seppe decifrare. Le immagini erano sbiadite dal tempo e rovinate dalle intemperie; a stento riuscì a distinguere strani animali di cui non aveva conoscenza, altri noti ma contraffatti, figure umane improbabili per dimensioni e fattezze. Area archeologica di Ercolano - 2011 La cosa destò molto scalpore ed artisti, speleologi ed intenditori di cose antiche, si recarono sul posto e cercarono di capire di cosa si trattasse. Senza saperlo q

BEFFARDO - GAGLIOFFO

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Beffardo, gaglioffo sono attributi che qualificano in senso negativo il modo di essere e di comportarsi di alcune persone, parole che fanno parte del linguaggio corrente e che hanno un senso fortemente onomatopeico, acquistando significato già dal suono delle parole stesse, appena vengono pronunciate. In entrambe, la ridondanza della consonante "effe", dà una sensazione di "buffo", di "goffo", di  "loffio", con una forte carica dispregiativa. Zombie - 2012 Beffardo viene da "beffa" e si addice specialmente a persone che usano fare scherzi con malizia e quando la beffa messa in atto è particolarmente amara, graffiante. Si dice allora "destino beffardo", "nemico beffardo", " situazione beffarda", quando siamo caduti in una trappola e sembra che le cose siano messe in modo tale che da tutte le parti debbano giungerci risate di spregio. Il gaglioffo è il vile che non ha principio morale, sol