BEFFARDO - GAGLIOFFO

Beffardo, gaglioffo sono attributi che qualificano in senso negativo il modo di essere e di comportarsi di alcune persone, parole che fanno parte del linguaggio corrente e che hanno un senso fortemente onomatopeico, acquistando significato già dal suono delle parole stesse, appena vengono pronunciate.

In entrambe, la ridondanza della consonante "effe", dà una sensazione di "buffo", di "goffo", di  "loffio", con una forte carica dispregiativa.

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Beffardo viene da "beffa" e si addice specialmente a persone che usano fare scherzi con malizia e quando la beffa messa in atto è particolarmente amara, graffiante. Si dice allora "destino beffardo", "nemico beffardo", " situazione beffarda", quando siamo caduti in una trappola e sembra che le cose siano messe in modo tale che da tutte le parti debbano giungerci risate di spregio.

Il gaglioffo è il vile che non ha principio morale, solo l' infingardaggine di approfittare di una occasione favorevole per trarne un vantaggio, godendo del male arrecato e del senso di impunità che riesce a conseguire.

Quando Fabrizio Maramaldo si trovò davanti il comandante nemico Francesco Ferrucci ferito, ordinò ai suoi soldati di togliergli l'armatura e con una spada lo trafisse. Di rimando il Ferrucci lo ferì con le sprezzanti parole: "Vile, tu uccidi un uomo morto".

In epoca risorgimentale l'episodio fu portato come esempio dell'amor di patria e del coraggio, mentre il comportamento del Maramaldo fu stigmatizzato come vigliaccheria e gaglioffaggine.


Beffardo è il gatto quando sa di avere in suo potere il topo e finge di lasciarselo scappare, per riprenderlo con un zampa appena si muove. E par che rida sotto i baffi, pardon vibrisse.

Gaglioffo all'origine era il mendicante, al quale si dava una pagnotta per aiutarlo a sopravvivere. Ora nessuno chiamerebbe gaglioffo un mendicante, sebbene, con il ritorno di forme di mendicità odiose, come quella di una menomazione fisica esibita al fine di impietosire o quella di prostrarsi in ginocchio, con accanto il cartellino "Ho fame", abbiano notevolmente influito sul senso di diffusa indifferenza e di fastidio verso qualunque forma di povertà eretta a sistema di vita.

Il gaglioffo oggi è individuo pigro, indolente, ignorante, ignavo, di scarsa capacità anche nel suo trafficare nel poco di buono per fini sordidi e sconvenienti.

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