COOPTARE

Non si capisce fino in fondo se in questa azione del cooptare, cioè dello scegliere qualcuno per farlo entrare a far parte di un gruppo, che sia un’elite, o una accozzaglia di gente è indifferente, sia prevalente l’atto di forza, autoritativo, da parte di chi sceglie o non piuttosto un atteggiamento di rinuncia a resistere, di abbandono, di assuefazione, da chi si vede prescelto. A differenza del fagocitato, che può essere vittima di un vero atto di cannibalismo, la cooptazione non comporta anche l’essere inglobato, dal gruppo, ma una semplice ammissione, a cui è anche possibile sottrarsi.

Ai Weiwei, Ceramica, Palazzo Strozzi, Firenze, 2016

Cooptare è formato da "co" e "optare", che significa scegliere, quindi il verbo sta per "scegliere a stare con": Guglielmo Vattelapesca è stato cooptato nel consiglio direttivo dell’Accademia dei Lincei, lui che non sa nemmeno cosa significhi "lincei".

A proposito è bene che vi dica che io l’ho appreso da poco: si dice  "lincei" per dire proprio "della lince", l’animale al quale si attribuisce una eccezionale acutezza della vista ed avendo quella Accademia interessi nel campo delle scienze, i fondatori fin dal 1600 le misero questo nome, per significare che per far parte del gruppo di scienziati bisognava avere la stessa acutezza visiva della lince. Tra i suoi componenti si annovera anche un certo Galileo Galilei. Tanto per dire.

Lo stesso avviene per l’Accademia della Crusca, dove a chiamarsi Crusconi sono esimi linguisti e la crusca da cui vogliono separare la farina, è proprio la scorza del grano. Anche lì si entra per cooptazione. Ed in questi casi non vi sono dubbi che sia un onore esservi chiamati.

Il dubbio da me sollevato sopra si riferisce invece ai casi piuttosto frequenti di cooptazione molto meno commendevoli, come essere cooptati in una banda, in un certo partito, nelle spire di una ideologia di parte, per colpa di cattivi maestri. In questi casi il fatto di essere scelto, può non fare piacere almeno inizialmente e quindi l’ammissione viene subita come un atto di prepotenza. Magari poi, con l’assuefazione, prevalgono vantaggi e gli scrupoli vengono messi da parte.

Questa è la deriva alla quale si abbandonano non di rado quelli che aderiscono a patti scellerati come la vera propria associazione a delinquere. Ma questa è materia da codice penale.

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