LA CASA IN FONDO ALLA VIA
Quella casa in fondo alla via aveva attirato la mia attenzione fin dal primo momento. Nascosta tra gli alberi, verde di colore si confondeva con il resto della vegetazione. Quando giunsi nel quartiere mi dissero che non c'era un'altra casa dopo la mia. Più tardi che non era disponibile, il proprietario era un tipo strano che non si vedeva mai da quelle parti e non affittava a nessuno e nessuno aveva mai visitato quella costruzione che era sempre chiusa. Nessuno era entrato mai dentro di essa e sapeva come era fatta. Qualche volta di notte avevo visto delle luci accendersi a qualche finestra. Spinto dalla curiosità mi ero avvicinato non visto ed avevo spiato fra i rami degli alberi verso l'interno. Sembrava abbandonata da poco e qualcuno aveva dimenticato una luce accesa. Ma la cosa si ripeteva con una certa periodicità.
La mia curiosità aumentava. Una notte notai un certo movimento. Qualcuno si aggirava intorno al giardino e ogni tanto un fascio di luce di una lampadina tascabile guizzava tra le foglie degli alberi che coprivano quasi interamente la vista con i loro rami. Non vidi nessuno e tornai indietro. Quella notte non chiusi mai occhi, nella speranza di vedere qualcuno passare o qualcosa accadere che potesse darmi la prova inequivocabile che nella casa viveva qualche persona, o quanto meno, che qualcuno di tanto in tanto vi andasse per intrattenervisi. Ma non vidi niente di strano o forse mi addormentai proprio mentre l'evento avveniva. Chiesi ai miei vicini di casa se avessero notato anche loro qualche strano movimento, ma tutti risposero di non aver visto niente. Notai che mentre lo dicevano, i loro occhi avevano un che di sfuggente. Forse qualcosa avveniva e loro lo sapevano ma non volevano o non potevano dirlo.
Un giorno, poteva essere mezzogiorno, strabuzzai gli occhi, perché guardando con il mio binocolo, vidi che le ante a persiana di una finestra erano aperte e osservando meglio, mi parve di vedere dietro i vetri chiusi una figura femminile che ogni tanto attraversava lo spazio della stanza passando davanti alla finestra. Era quindi certo che lì c'era una presenza umana e la conferma mi venne il giorno dopo, quando vidi una donna passeggiare nel parco. Indossava una vestaglia lunga fino ai piedi, aperta davanti su un abbigliamento intimo piuttosto succinto. Sembrava pallidissima, ma l'effetto di un pallore eccessivo poteva derivare dal colore dei capelli, di un biondo quasi bianco e della pelle molto chiara. Feci per avvicinarmi, ma la contemporanea apparizione di un molosso dalle dimensioni gigantesche, che la seguiva, mi sconsigliò di fare passi azzardati. Rimandai la conoscenza ad un secondo momento ed intanto seguitai ad osservarla. Non sembra interessarsi alla mia presenza; anzi pareva proprio non vedermi. Ad un tratto, con un rapido dietrofront tornò indietro e rientrò nella folta boscaglia che circondava la casa, seguita dal cane ed entrambi scomparvero alla mia vista.
Quella sera stessa sentii una macchina passare sotto casa mia e proseguire oltre, cosa che non era mai successa fino ad allora. Si trattava di una BMW nera che scivolò silenziosa sulla via verso quella casa e lì giunta, si arrestò, sollevando una leggera nube di polvere che contrastava con la lucida carrozzeria della macchina. Ne scese un giovane biondo, alto, muscoloso, dall'aspetto molto gradevole, che indossava un completo scuro con cappello. Mentre egli si dirigeva a passo spedito verso la casa, le luci di posizione della macchina lampeggiarono a più riprese con un clic. Finalmente il mistero era svelato: la casa era ora abitata da una giovane coppia che possedeva un cane ed io non ero più l'ultimo abitante della strada. Me ne compiacqui e pensai che da quel momento poteva cessare il mio interessamento un po' eccessivo per quella casa.
Nei giorni successivi non accadde nulla. La casa rimaneva con porte e finestre chiuse, la BMW appariva e scompariva in modo irregolare, i nuovi inquilini non si facevano vedere. Perfino le luci erano tutte spente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Pensai ad una luna di miele molto impegnativa che teneva i due protagonisti molto occupati, tanto da non aver nemmeno il tempo di affacciarsi un attimo. Ben presto dovetti ricredermi: nessuna luna di miele avrebbe potuto resistere a tanto solipsistica ed ossessiva dedizione. Ci doveva essere sotto qualcosa che ancora non sapevo, ma mi ripromettevo di scoprire. Pensai di acquistare dei fiori e presentarmi da loro per fare una reciproca conoscenza ed instaurare tra di noi rapporti di buon vicinato. Non fu una buona idea. Quando suonai alla loro porta, sentii abbaiare furiosamente il cane ma nessuno mi rispose. Eppure ero certo che almeno uno dei due fosse in casa. Suonai una seconda volta e ci fu di nuovo l'abbaiare del cane. Ma sentii anche alcuni passi attutiti probabilmente dall'uso di pantofole ed il verso che il padrone fa al cane per farlo stare buono.
"Chi è?", chiese alfine una voce di donna, e subito "Vada via! Vada via!". Più che arrabbiata la voce sembrava spaventata.
"Sono il vicino di casa... volevo fare la vostra conoscenza... non c'è suo marito?"
"Se ne vada per favore, non combini guai. Se torna Hans non andrà molto bene per lei."
Strano: avevo scelto un momento in cui la macchina era presente sotto casa e quindi pensavo che quell'Hans fosse dentro.
"Senta signora il mio era solo un gesto di cortesia. Se insiste me ne vado, ma sappia che le mie intenzioni erano delle migliori."
"Vada, vada e non si faccia più sentire."
Tornai a casa con l'amaro in bocca e la testa frastornata. Non capivo un simile atteggiamento e ritenevo offensivo il modo in cui ero stato trattato. Ero stato addirittura minacciato. Decisi che appena avessi rivisto Hans, lo avrei affrontato per chiarire l'accaduto. Ma non ebbi occasione di portare a termine questo proponimento, perché non vidi l'uomo per molto tempo. Eppure dimorava lì, perché lo sentivo arrivare ma solo di notte e la mattina, quando mi alzavo era già andato via. Cercai di dimenticare l'episodio e di non pensare più a loro, ma la cosa risultava più difficile del previsto. Di notte talvolta sentivo anche altre macchine salire fino all'ultima casa, anche ad ore diverse e poi si accendevano delle luci, si sentivano delle voci e davanti ai fari delle macchine si parava sempre la mole minacciosa del cane. Mi convinsi che strani traffici si dovevano svolgere lì di notte e che quella coppia fosse proprio niente di buono. Cominciai a temere per la mia sicurezza e la mia incolumità.
La mattina, sempre ad ore piuttosto inoltrate, a volte compariva lei che scendeva nel giardino con una tazzina di caffè o con una sigaretta. Sembrava molto stanca e quasi evanescente. Ebbi l'impressione, una volta che avesse il volto tumefatto. Ne rimasi sconvolto. Forse la poveretta subiva delle violenze da parte del marito. Sempre di più desideravo entrare nel vivo della vicenda e conoscerne i particolari, per quanto torbidi potessero essere. Quella notte in cui vidi arrivare l'ambulanza, con i lampeggiatori in funzione, ma quasi senza rumore, ed imboccare la nostra via, pensai qualcuno si è sentito male, ma chi può essere? Conoscevo quasi tutti gli abitanti della via e non mi risultava che qualcuno di essi potesse avere bisogno di trasporto in ambulanza. Doveva essere successo qualcosa di grave. L'ambulanza proseguì fino all'ultima casa, dove si fermò. Scesero due portantini, mentre un terzo uomo entrò dal cancello e scomparve all'interno dell'abitazione. Ne uscì poco dopo facendo segno ai due sottoposti di prendere la barella e di seguirlo. Non riuscii a vedere chi fosse la persona che portarono via caricandola con la barella dentro la macchina attrezzata e l'ambulanza partì senza rumore, ma a forte velocità. Per quella notte tutto tornò tranquillo; i rimanenti ospiti lasciarono la casa le luci si spensero e la via si riprese il silenzio della notte. Prima dell'alba giunse la macchina della polizia, scesero dei poliziotti con un mandato di arresto per Hans, che dormiva tranquillo e fu portato via con diversi capi di imputazione.
Nei giorni precedenti quest'ultimo avvenimento, Hans si era fatto vivo al mattino trasportando all'interno dell'abitazione materiali per l'edilizia, ferri, sacchetti di cemento, reti metalliche ed altro, che un furgone aveva scaricato sul prato il giorno prima. Per un paio di giorni si sentirono rumori di martelli, seghe, trapani. L'intenzione sembrava quella di costruire un recinto con paletti e reti di metallo all'interno di una stanza o dentro un cortile. Pensai per il cane. Anche qui mi sbagliavo.
Quando l'ambulanza era partita diretta all'ospedale più vicino, il sanitario che aveva redatto il referto aveva messo un punto interrogativo su quanto dichiarato dall'uomo che si era qualificato "convivente" della donna infortunata, che cioè l'infortunio fosse avvenuto per "caduta accidentale dalle scale". Dopo la visita medica effettuata da un medico dell'ospedale, da parte delle autorità competenti, fu emesso mandato di arresto immediato dell'uomo per lesioni gravi, violenze e sevizie che secondo l'accusa l'uomo aveva inferto alla donna per costringerla a prostituirsi con i suoi amici. Durante le "pratiche" alla donna venivano inferte ogni sorta di violenze ed umiliazioni e poiché la donna aveva cercato più volte di fuggire, l'uomo le aveva prima messo dietro il molosso, non per la sua difesa personale, ma come carceriere. Poi, vista la caparbietà della donna, importata dall'est e tenuta dal criminale, un suo connazionale, in stato di schiavitù, aveva costruito dentro la camera da letto una vera e propria gabbia metallica che si chiudeva con un lucchetto, dentro la quale teneva segregata la ragazza.
Con la donna in gabbia organizzava dei festini notturni ai quali invitava suoi amici, gente depravata e senza scrupoli, in cerca di emozioni particolari. Sadici ai quali veder soffrire un essere umano dava godimento ed accresceva lo stimolo alla violenza che poi sfogavano sulla vittima. Il divertimento maggiore degli ospiti consisteva proprio nel vedere la donna nuda nel recinto che cercava in tutti i modi di sottrarsi alle violenze e Hans che a forza di schiaffi e pugni la costringeva a sottostare, per il piacere dell'uomo che in quel momento poteva possederla e degli altri che guardavano galvanizzati la scena. Normalmente le violenze si arrestavano ad un certo punto ed Hans era uno specialista nel portare colpi in punti del corpo particolarmente dolorosi, senza che all'esterno ne apparisse traccia. Quell'ultima volta qualcosa non aveva funzionato e al colmo del "trattamento" la povera donna era caduta a terra e sembrava morta, cosa per cui era stato necessario chiamare l'ambulanza.
Oltre ad Hans furono arrestati processati e condannati numerosi amici e complici. Tra loro alcune donne. Elena, così si chiamava la vittima, fu ricoverata in ospedale per lesioni e poi affidata ai servizi sociali per le cure necessarie al ristabilimento della sua salute fisica e mentale. Dopo di che scomparve e di lei non si è saputo più niente. Nel quartiere, quando qualcuno rievoca la sua triste storia, gli interessati abbassano la voce, formando un crocchio che si guarda intorno sospettoso, come per tema di rivelare un segreto. La casa è tornata ad essere deserta. Ogni tanto qualcuno si avvicina, portando magari i bambini e indicando con la mano. Vedete quella è la casa del mostro, dicono e i bambini fuggono impauriti.
Bill Viola, Videoinstallazione (fotogramma) - Firenze 2017 |
La mia curiosità aumentava. Una notte notai un certo movimento. Qualcuno si aggirava intorno al giardino e ogni tanto un fascio di luce di una lampadina tascabile guizzava tra le foglie degli alberi che coprivano quasi interamente la vista con i loro rami. Non vidi nessuno e tornai indietro. Quella notte non chiusi mai occhi, nella speranza di vedere qualcuno passare o qualcosa accadere che potesse darmi la prova inequivocabile che nella casa viveva qualche persona, o quanto meno, che qualcuno di tanto in tanto vi andasse per intrattenervisi. Ma non vidi niente di strano o forse mi addormentai proprio mentre l'evento avveniva. Chiesi ai miei vicini di casa se avessero notato anche loro qualche strano movimento, ma tutti risposero di non aver visto niente. Notai che mentre lo dicevano, i loro occhi avevano un che di sfuggente. Forse qualcosa avveniva e loro lo sapevano ma non volevano o non potevano dirlo.
Un giorno, poteva essere mezzogiorno, strabuzzai gli occhi, perché guardando con il mio binocolo, vidi che le ante a persiana di una finestra erano aperte e osservando meglio, mi parve di vedere dietro i vetri chiusi una figura femminile che ogni tanto attraversava lo spazio della stanza passando davanti alla finestra. Era quindi certo che lì c'era una presenza umana e la conferma mi venne il giorno dopo, quando vidi una donna passeggiare nel parco. Indossava una vestaglia lunga fino ai piedi, aperta davanti su un abbigliamento intimo piuttosto succinto. Sembrava pallidissima, ma l'effetto di un pallore eccessivo poteva derivare dal colore dei capelli, di un biondo quasi bianco e della pelle molto chiara. Feci per avvicinarmi, ma la contemporanea apparizione di un molosso dalle dimensioni gigantesche, che la seguiva, mi sconsigliò di fare passi azzardati. Rimandai la conoscenza ad un secondo momento ed intanto seguitai ad osservarla. Non sembra interessarsi alla mia presenza; anzi pareva proprio non vedermi. Ad un tratto, con un rapido dietrofront tornò indietro e rientrò nella folta boscaglia che circondava la casa, seguita dal cane ed entrambi scomparvero alla mia vista.
Quella sera stessa sentii una macchina passare sotto casa mia e proseguire oltre, cosa che non era mai successa fino ad allora. Si trattava di una BMW nera che scivolò silenziosa sulla via verso quella casa e lì giunta, si arrestò, sollevando una leggera nube di polvere che contrastava con la lucida carrozzeria della macchina. Ne scese un giovane biondo, alto, muscoloso, dall'aspetto molto gradevole, che indossava un completo scuro con cappello. Mentre egli si dirigeva a passo spedito verso la casa, le luci di posizione della macchina lampeggiarono a più riprese con un clic. Finalmente il mistero era svelato: la casa era ora abitata da una giovane coppia che possedeva un cane ed io non ero più l'ultimo abitante della strada. Me ne compiacqui e pensai che da quel momento poteva cessare il mio interessamento un po' eccessivo per quella casa.
Nei giorni successivi non accadde nulla. La casa rimaneva con porte e finestre chiuse, la BMW appariva e scompariva in modo irregolare, i nuovi inquilini non si facevano vedere. Perfino le luci erano tutte spente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Pensai ad una luna di miele molto impegnativa che teneva i due protagonisti molto occupati, tanto da non aver nemmeno il tempo di affacciarsi un attimo. Ben presto dovetti ricredermi: nessuna luna di miele avrebbe potuto resistere a tanto solipsistica ed ossessiva dedizione. Ci doveva essere sotto qualcosa che ancora non sapevo, ma mi ripromettevo di scoprire. Pensai di acquistare dei fiori e presentarmi da loro per fare una reciproca conoscenza ed instaurare tra di noi rapporti di buon vicinato. Non fu una buona idea. Quando suonai alla loro porta, sentii abbaiare furiosamente il cane ma nessuno mi rispose. Eppure ero certo che almeno uno dei due fosse in casa. Suonai una seconda volta e ci fu di nuovo l'abbaiare del cane. Ma sentii anche alcuni passi attutiti probabilmente dall'uso di pantofole ed il verso che il padrone fa al cane per farlo stare buono.
"Chi è?", chiese alfine una voce di donna, e subito "Vada via! Vada via!". Più che arrabbiata la voce sembrava spaventata.
"Sono il vicino di casa... volevo fare la vostra conoscenza... non c'è suo marito?"
"Se ne vada per favore, non combini guai. Se torna Hans non andrà molto bene per lei."
Strano: avevo scelto un momento in cui la macchina era presente sotto casa e quindi pensavo che quell'Hans fosse dentro.
"Senta signora il mio era solo un gesto di cortesia. Se insiste me ne vado, ma sappia che le mie intenzioni erano delle migliori."
"Vada, vada e non si faccia più sentire."
Tornai a casa con l'amaro in bocca e la testa frastornata. Non capivo un simile atteggiamento e ritenevo offensivo il modo in cui ero stato trattato. Ero stato addirittura minacciato. Decisi che appena avessi rivisto Hans, lo avrei affrontato per chiarire l'accaduto. Ma non ebbi occasione di portare a termine questo proponimento, perché non vidi l'uomo per molto tempo. Eppure dimorava lì, perché lo sentivo arrivare ma solo di notte e la mattina, quando mi alzavo era già andato via. Cercai di dimenticare l'episodio e di non pensare più a loro, ma la cosa risultava più difficile del previsto. Di notte talvolta sentivo anche altre macchine salire fino all'ultima casa, anche ad ore diverse e poi si accendevano delle luci, si sentivano delle voci e davanti ai fari delle macchine si parava sempre la mole minacciosa del cane. Mi convinsi che strani traffici si dovevano svolgere lì di notte e che quella coppia fosse proprio niente di buono. Cominciai a temere per la mia sicurezza e la mia incolumità.
La mattina, sempre ad ore piuttosto inoltrate, a volte compariva lei che scendeva nel giardino con una tazzina di caffè o con una sigaretta. Sembrava molto stanca e quasi evanescente. Ebbi l'impressione, una volta che avesse il volto tumefatto. Ne rimasi sconvolto. Forse la poveretta subiva delle violenze da parte del marito. Sempre di più desideravo entrare nel vivo della vicenda e conoscerne i particolari, per quanto torbidi potessero essere. Quella notte in cui vidi arrivare l'ambulanza, con i lampeggiatori in funzione, ma quasi senza rumore, ed imboccare la nostra via, pensai qualcuno si è sentito male, ma chi può essere? Conoscevo quasi tutti gli abitanti della via e non mi risultava che qualcuno di essi potesse avere bisogno di trasporto in ambulanza. Doveva essere successo qualcosa di grave. L'ambulanza proseguì fino all'ultima casa, dove si fermò. Scesero due portantini, mentre un terzo uomo entrò dal cancello e scomparve all'interno dell'abitazione. Ne uscì poco dopo facendo segno ai due sottoposti di prendere la barella e di seguirlo. Non riuscii a vedere chi fosse la persona che portarono via caricandola con la barella dentro la macchina attrezzata e l'ambulanza partì senza rumore, ma a forte velocità. Per quella notte tutto tornò tranquillo; i rimanenti ospiti lasciarono la casa le luci si spensero e la via si riprese il silenzio della notte. Prima dell'alba giunse la macchina della polizia, scesero dei poliziotti con un mandato di arresto per Hans, che dormiva tranquillo e fu portato via con diversi capi di imputazione.
Nei giorni precedenti quest'ultimo avvenimento, Hans si era fatto vivo al mattino trasportando all'interno dell'abitazione materiali per l'edilizia, ferri, sacchetti di cemento, reti metalliche ed altro, che un furgone aveva scaricato sul prato il giorno prima. Per un paio di giorni si sentirono rumori di martelli, seghe, trapani. L'intenzione sembrava quella di costruire un recinto con paletti e reti di metallo all'interno di una stanza o dentro un cortile. Pensai per il cane. Anche qui mi sbagliavo.
Quando l'ambulanza era partita diretta all'ospedale più vicino, il sanitario che aveva redatto il referto aveva messo un punto interrogativo su quanto dichiarato dall'uomo che si era qualificato "convivente" della donna infortunata, che cioè l'infortunio fosse avvenuto per "caduta accidentale dalle scale". Dopo la visita medica effettuata da un medico dell'ospedale, da parte delle autorità competenti, fu emesso mandato di arresto immediato dell'uomo per lesioni gravi, violenze e sevizie che secondo l'accusa l'uomo aveva inferto alla donna per costringerla a prostituirsi con i suoi amici. Durante le "pratiche" alla donna venivano inferte ogni sorta di violenze ed umiliazioni e poiché la donna aveva cercato più volte di fuggire, l'uomo le aveva prima messo dietro il molosso, non per la sua difesa personale, ma come carceriere. Poi, vista la caparbietà della donna, importata dall'est e tenuta dal criminale, un suo connazionale, in stato di schiavitù, aveva costruito dentro la camera da letto una vera e propria gabbia metallica che si chiudeva con un lucchetto, dentro la quale teneva segregata la ragazza.
Con la donna in gabbia organizzava dei festini notturni ai quali invitava suoi amici, gente depravata e senza scrupoli, in cerca di emozioni particolari. Sadici ai quali veder soffrire un essere umano dava godimento ed accresceva lo stimolo alla violenza che poi sfogavano sulla vittima. Il divertimento maggiore degli ospiti consisteva proprio nel vedere la donna nuda nel recinto che cercava in tutti i modi di sottrarsi alle violenze e Hans che a forza di schiaffi e pugni la costringeva a sottostare, per il piacere dell'uomo che in quel momento poteva possederla e degli altri che guardavano galvanizzati la scena. Normalmente le violenze si arrestavano ad un certo punto ed Hans era uno specialista nel portare colpi in punti del corpo particolarmente dolorosi, senza che all'esterno ne apparisse traccia. Quell'ultima volta qualcosa non aveva funzionato e al colmo del "trattamento" la povera donna era caduta a terra e sembrava morta, cosa per cui era stato necessario chiamare l'ambulanza.
Oltre ad Hans furono arrestati processati e condannati numerosi amici e complici. Tra loro alcune donne. Elena, così si chiamava la vittima, fu ricoverata in ospedale per lesioni e poi affidata ai servizi sociali per le cure necessarie al ristabilimento della sua salute fisica e mentale. Dopo di che scomparve e di lei non si è saputo più niente. Nel quartiere, quando qualcuno rievoca la sua triste storia, gli interessati abbassano la voce, formando un crocchio che si guarda intorno sospettoso, come per tema di rivelare un segreto. La casa è tornata ad essere deserta. Ogni tanto qualcuno si avvicina, portando magari i bambini e indicando con la mano. Vedete quella è la casa del mostro, dicono e i bambini fuggono impauriti.
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