IMPERFETTO

Perché "imperfetto"? Perché il secondo tempo del modo indicativo dei verbi si chiama imperfetto?

Bisogna partire dall'idea di perfezione, per capire l'imperfetto. Perfetto viene dal latino "perfectus", participio passato del verbo"per-ficere", "compiere", cioè "per—facere", "fare", portare a termine, un’azione, un’impresa, un lavoro.

Un'idea di futuro (Rifugio sotterraneo II GM presso Campo Tizzoro, Pistoia - 2014)

Quando la cosa è completa in ogni suo aspetto, allora essa è "perfetta", non può essere ulteriormente migliorata.

Per converso, quando siamo di fronte a qualcosa di incompiuto, lasciato a metà, allora diciamo che essa è "imperfetta".

Nella coniugazione dei verbi della nostra lingua, il "perfetto" è il tempo presente, perché l’azione di presenta in uno stato di completezza, di definitività, se non altro di definizione quanto alla sua essenza. "Dopo pranzo mangio una mela".

L’imperfetto viene descritto come il tempo che si riferisce a qualcosa di indeterminato, spesso ad un’azione abitudinaria, ripetitiva, che si svolge in un tempo passato. "Dopo pranzo, di solito, mangiavo una mela".

Ma l’imperfezione viene proprio dal fatto di descrivere una condizione del passato, mentre si stava svolgendo, che non ci dice nulla del suo inizio, né dove andrà a finire, quindi è "imperfetta" la cognizione che noi ne abbiamo, se non ci vengono fornite altre informazioni.

Non è quindi l’elemento dell’abitualità, né quello della collocazione nel tempo, a determinare lo stato di imperfezione, ma l’indeterminatezza.

E’ netta la distinzione rispetto al passato prossimo, tempo che pure ci parla di un recente trascorso, ma in termini di assoluta certezza.

"Quando lo incontravo ci salutavamo appena". "Quando lo incontrai ci salutammo appena".

Proprio per questo dono dell’imperfezione, l’imperfetto è il tempo della memoria, amato dai poeti, affabulatori, è il tempo dei sognatori.

I linguisti distinguono fra molti tipi di imperfetto. Tra questi quello che mi sembra più confacente al nostro discorso è quello espressamente chiamato "narrativo", che meglio si presta alla creazione delle atmosfere.

La perfezione è statica. L'imperfezione è dinamica, stimolante; può creare suggestioni e implicazioni di svariate forme. Si presta la consueto, è aperta al futuro.

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