CARO GIUSEPPE

Da meno di un anno abbiamo iniziato insieme questa "scampagnata" e quello che abbiamo già fatto, per la nostra gioia interiore e il passatempo di quanti, "desocupadi lectores", hanno avuto la bontà di seguirci, mi induce a fare alcune considerazioni, non per un gusto encomiastico che tra noi sarebbe sprecato, ma per valutare l'entità del nostro lavoro e quella che secondo me è la riuscita dell'intento che ci eravamo proposti.

Abbiamo superato quota 200. 

Duecento post in otto, nove mesi che, magari sono niente, ma a me sembrano tanti.

"Coltivare nuove terre", presso ecovillaggio Torre di Mezzo, Montecuccoli, PO - 2017

Il primo obiettivo era quello di ritrovarci completamente e finalmente parlare, parlare per dirci tutto quello che non ci siamo detti in lunghi anni. Questo mi sembra che sia stato raggiunto in pieno.

Il secondo, il terzo il quarto, erano quelli di saggiare la nostra capacità di lavorare insieme, io con le parole, tu con le immagini, per vedere se era possibile creare una simbiosi nel lavoro, in modo da riempire i vuoti, colmare le lacune, coltivare nuove terre, svolazzare e fronteggiare le situazioni, lasciare libero spazio alla fantasia, trovare i nessi che esistono tra le cose, esplorare zone nuove, dare un senso a tutto quello che sembra insensato o, come dici tu, "farsi un'ottica", il tutto volando per quanto possibile alto.

Ebbene è qui che io ho trovato la maggior corrispondenza con quanto era dato aspettarci, per la capacità tua di "vedere" e di "sentire" anche il non detto, di esplorare con i sentimenti oltre il senso letterale delle parole e di trovare connessioni che non servono solo ad arricchire iconograficamente il blog, cosa che tra l'altro hai fatto magnificamente, ma ad aggiungere un senso ed uno scopo, in modo che rileggendo quello che ho scritto, ho trovato altre chiavi di lettura che io stesso non avevo immaginato.

Di alcune tue immagini ho espresso giudizi entusiastici, ma devi sapere che di tutte ho fatto un apprezzamento più che positivo, per la carica che hanno di "proporre" altri punti di vista.

Commenti

  1. Quando ero piccolo ti chiamavo direttamente "Bruno", come si vede in "Iconografia" il post del 20 marzo scorso, dove c’è un mio famoso messaggio che inizia con "oh Bruno…" e che mi emoziona ogni volta che lo vedo. Chissà che cosa avevo in testa a quell’epoca (e anche in tutte le epoche successive), tutto il tempo che ho perso…

    Ancora oggi nella rubrica del mio telefono tu sei "Bruno"; immagina se servisse a qualcuno, nella rubrica trova "Papo" e chiama mio figlio Leonardo. Ho sempre avuto le idee un po' confuse, io…

    Leo mi ascolta di più di quanto io ho ascoltato te. Allora questa è la mia occasione: lunga vita allo Zibaldino!

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  2. Dimenticavo: "Il cavolo fiore che cavolo è?" cantava mio fratello Vittorio qualche tempo fa. Ma tu al solito ne hai fatto un trofeo! Ancora un centro. Grazie per tutto.

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