DOPPIO GIOCO

Mia madre che era stata per me e per i miei fratelli il simbolo della dolcezza. In età avanzata, si ammalò di uno di quei mali che colpiscono i vecchi privandoli del senno, della memoria, della sensibilità e della presenza, in definitiva della dignità, che è il bene più prezioso per l’essere umano. Per recarle quel minimo di conforto che mi era dato offrirle tra impegni familiari e di lavoro, mi recavo ogni giorno a trovarla e cercavo di scambiare con lei qualche discorso che avesse un certo senso, a volte debbo dire, riscontrando in lei qualche barlume di comprensione.

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A. Kertesz - Ernest, Parigi - 1931


Spesso la trovavo coricata ed io sedevo accanto al suo letto e le parlavo tenendole la mano. Erano allora per il nostro Paese tempi molto difficili, che saranno ricordati in seguito fra i peggiori della nostra storia, con il nome di "tangentopoli". Nella nostra società si era aperta una voragine con la scoperta di casi di corruzione nel campo politico ed amministrativo dalle dimensioni gigantesche, sia per la quantità che per la qualità dei casi di corruttela, con una diffusione praticamente a tutti i livelli della società, che ricordava quella del cancro in fase di metastasi.

Gli organi di informazione ogni giorno facevano nuove rivelazioni e c'erano arresti e processi che venivano intentati dalla Magistratura contro personaggi molto in vista, politici ed amministratori, che suscitavano grande scalpore e qualche volta finivano nel nulla. Ne seguì una fase di destabilizzazione dello Stato e delle sue istituzioni che portò ad una incertezza diffusa in ogni campo. Chiunque avesse un ufficio pubblico, elettivo o conseguito con la prassi consueta dei concorsi, non poteva stare tranquillo, perché nella confusione di leggi e disposizioni spesso contraddittorie, nessuno poteva essere certo al 100% di aver operato correttamente. In questo clima di paura e di sospetto, una mattina, trovandomi a casa di mia madre e postomi come al solito accanto a lei per tenerle compagnia, sentii che lei mi parlava, guardandomi dritto negli occhi, non assente, ma profetica per dirmi cose che mai mi sarei aspettato di sentire dalla sua bocca.

"Tu te ne stai tranquillo, mi diceva, e non pensi a quello che hai fatto. Una volta che si scoprirà chi sei veramente, come farai a sopportare la vergogna, con che faccia ti presenterai ai tuoi figli, a tua moglie, a tutti quelli che ti conoscono e ti stimano ritenendoti una persona per bene?"

Queste parole mi caddero addosso come un macigno; pensai subito che mia madre sapesse qualcosa che io non sapevo. Forse nella fretta con cui disbrigavo il mio lavoro, avevo commesso qualche leggerezza che avrebbe potuto nuocermi e mia madre per una sua superiore forma di conoscenza, una divinazione, ne era al corrente. Rabbrividii immediatamente e cercai di confutare quanto lei mi stava dicendo, ma ella insisteva convinta:

"Ecco cosa succede quando non si agisce onestamente. Ora dovrai cavartela da solo come potrai."
"Ma mamma io non ho fatto niente. Ho cercato sempre di agire con il massimo rispetto della legalità. Non puoi dirmi queste cose."
"Il peggio sarà quando ti alzerai il mattino e ti guarderai nello specchio e non ti riconoscerai. Con quale coraggio affronterai la folla di tutti quelli che saranno venuti a conoscenza di quanto male hai fatto?"

Per un attimo cominciai a pensare che forse il mio era stato davvero un doppio gioco. Mentre credevo di far bene, superando a volte con coraggio alcune incongruenze della macchina amministrativa, il mio operare era andato oltre la linea di demarcazione tra lecito ed illecito ed io non me ne ero accorto. Mi vidi subito come Gregor Samsa, trasformato una mattina in un grosso insetto che zampettava con orribili protuberanze al posto delle braccia e delle gambe per terra o come l’agrimensore K, arrestato senza alcun capo di imputazione per una colpa non specificata. Alcune persone che mi erano molto vicine nell’ambiante di lavoro, avevano già subito quella sorte e ne erano riuscite molto provate. Per fortuna a me non è successo niente del genere, né allora, né in seguito.

Mia madre, dopo poco tempo morì senza essere mai tornata sull’argomento, del tutto dimenticato. Io però sono convinto che quel suo sprazzo di lucidità era arrivato da qualche parte, appositamente per me, una rivelazione da un altro mondo, di qualcosa che mia madre si era portata dentro per tanto tempo, senza mai dire nulla. Forse lei si aspettava di più da me. Più di quanto le avessi dato e può darsi che lei fosse delusa senza farlo apparire. Forse era in attesa di un gesto di riconoscenza, di un colpo d’ali da parte mia, che non venne ed il piccolo grumo di sofferenza ricacciato in profondità, venne a galla solo alla fine, quando lei non aveva più facoltà di occultarlo sotto forma di una minaccia incombente, dalla quale non avrebbe potuto proteggermi, come punizione per la lunga inerzia, che avrebbe dovuto ristabilire la verità tra di noi, facendo cadere la maschera, mia, di buon figlio non so fino a che punto, un inconsapevole rimprovero, di cui ora all’età che fu la sua di allora, ancora mi dolgo.

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