ESTEMPORANEO

Quanta bellezza si trova ancora nei classici, che non si trova più nel mondo moderno! Non sto parlando dell’arte, della filosofia, nei confronti delle quali non vi è possibilità di un raffronto con i tempi che stiamo vivendo; al pensiero, alla politica, al diritto; pensiamo solo al modo di concepire la vita, alle idee, tutto era liscio e pulito, o almeno a noi così sembra ora.

Leonardo a 10 anni, 2014

Shakespeare ha messo in bocca ad Ottaviano un discorso per la morte di Cesare che è un capolavoro di ipocrisia: egli afferma solennemente “Sono venuto non per lodare Cesare, ma per seppellirlo”, ma il suo discorso non fa altro che enumerare i molti meriti del dittatore ucciso, fino a tesserne l’apoteosi. I romani furono maestri di retorica, non di doppiezza. Il discorso pubblico era veritiero, le “fake news” sono un prodotto della nostra civiltà.

Perciò, dopo una pausa abbastanza lunga che fece temere che avesse perso il filo del discorso, egli riprese a parlare e sembrò quasi che avesse cambiato argomento. Disse invece quello che pensava.

Viviamo in un’epoca disonesta, in cui quel che conta è fare credere che una notizia, un avvenimento, un’idea, siano veri, quando si sa che sono più falsi dell’oro di Princisbecco. La verità - posto che ci sia una verità - è sempre di comodo e viene creata di volta in volta, a seconda delle circostanze. Concorrono in questa opera di disinformazione tutti, organi ufficiali e semplici osservatori, cui non importa niente del guasto che si procura con la propalazione di notizie false, nell’opinione pubblica, nella mente degli uomini di buona volontà, degli ingenui, di quelli che vogliono credere che una verità vera esista, e si affannano a cercarla dall’una o dall’altra parte della barricata. E si indignano quando vien detto loro di indignarsi dai propri mezzi di informazione, vuoi il giornale, il canale televisivo, l’amico esperto che sa come vanno le cose del mondo.

Tempo di meschinità, di insulti, insinuazioni; mai il franco riconoscimento del poco o molto di buono pur fatto dall’avversario politico, che invece è sempre da denigrare, per partito preso. Rispetto ai giganti del passato, questi sono tempi da pigmei.

Su ogni cosa che succede, anche la più futile, si deve montare un caso e si alimenta, soprattutto sui social, un cicaleggio infame, di persone che non hanno la minima idea, competenza, e nemmeno hanno interesse ad una corretta informazione e sparano sentenze inappellabili, vogliono parlare di tutto, con un risultato soltanto avvilente.

Su ogni accadimento, si deve prendere partito, o pro o contro, aderendo ad uno dei due schieramenti che subito si creano circa l’interpretazione da darne. E non è facile nella confusione che ne consegue. Ma più è grande la confusione, più è facile per i manipolatori, pescare nel torbido ed attrarre pesci piccoli o pesci grandi, accomunando tutto in un blog continuo dal quale non si esce più.

- Ah, Maurì, e io che pe’ na vorta me credevo che tu volessi parlà de cose belle pr’esempio de belle donne, dato il tema che c’hai dato, me ritrovo ancora co’ stè lagne de la politica, auffa, non se ne po’ proprio più.

- Caro Anchise – replicò paziente Maurizio – in questa tribuna chiunque è libero di dire quello che vuole. Noi non parliamo a soggetto. Qui si parla in modo estemporaneo, che vuol dire improvvisato, non esiste il fuori tema, capito? Il titolo è un pretesto. Serve più a far meditare sulla bellezza della parola che di volta in volta viene proposta, che non come materia di discussione. Abbi pazienza ed aspetta. Quello che sto dicendo mi sembra abbastanza importante e non voleva essere un inciso. Quindi lasciami continuare.

Chi non sta con Carola, sta contro Carola, anche ora che è stata liberata ed è andata via. Salvini la voleva processata e condannata, per aver raccolto profughi in mare e tentato di farli sbarcare illegalmente in Italia; la Francia le vuole dare una medaglia d’oro al merito umanitario per aver salvato vite in mare, senza tener conto del fatto che così facendo cade in una grossa contraddizione, in quanto quel Paese gli immigrati li vuole salvare, ma a carico di altre nazioni.

Chi sta con i bambini di Bibbiano e chi invece preferisce i comunisti che se li mangiano, come tutti sappiamo.

Chi sta con il carabiniere ucciso da due balordi americani e chi invece voleva che gli uccisori fossero magrebini, accidenti a loro!

Chi sta con la De Mari, medico e chirurgo e chi con la Boldrini e Grasso (che è pure un magistrato, quello?).

E la moto d’acqua della polizia che porta a spasso il figlio di Salvini? Adesso anche di questo dobbiamo occuparci? Quando ci sono tante cose importanti di cui non si dice niente? Possiamo anche non parlarne, ma la Polizia, che ha tentato di impedire di fare le riprese da parte del giornalista di Repubblica, sapeva bene che era una porcata, altrimenti non sarebbe intervenuto: chi è il figlio del vice premier, ministro dell’interno che si diverte con i dipendenti di papà? Ah, sti ragazzi! Però che bravi, né? E avrebbe acconsentito anche ad un’intervista; quant’è democratico il nostro capo?

E il ragazzo americano, presunto colpevole per la morte del vice brigadiere, ammanettato e bendato, anche questo deve dividere? Non è a tutti chiaro che si tratta di un sopruso, di una cosa indegna, da stigmatizzare, non per parlare male delle nostre forze dell’ordine, ma per difenderne l’onorabilità?

C’è chi s’indigna; ma allora i soprusi che siamo costretti a sopportare ogni giorno dall’arroganza del potere? E non capiscono che i soprusi, gli illeciti, le malversazioni, cominciano da lì, da quello che non vogliono vedere. Dalla moto d’acqua del figlio di Salvini, alla benda del ragazzo in mano ai carabinieri.

Non son cose da Paese civile.

E, a proposito di civile, avete notato come si sono evoluti i costumi sulle spiagge dei nostri litorali? Non più bikini, non più topless, ma deretani al vento e al sole! Non si può negare che nella maggior parte dei casi si tratti di uno spettacolo bello da vedere, da commentare, da incoraggiare.

Meglio comunque parlare di sederi scoperti, che delle ultime trovate di Berlusconi. Ieri ha fondato un nuovo partito. Si chiama l’altra Italia. Quale? Quella dei ricchi, o quella dei poveri, indovinate.

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