MORDECAI

Così cominciò a parlare Mordecai, alcuni giorni dopo il suo arrivo; era entrato come se conoscesse già il posto, si era seduto in seconda o terza fila ed era rimasto zitto per tutto il tempo, anche nei giorni successivi, tenendo sempre lo stesso contegno. Nessuno gli aveva chiesto niente ed egli di questo si era rallegrato: lì per lì non avrebbe saputo cosa rispondere; chi era? Da dove veniva? Cosa voleva? La discrezione dei frequentatori del circolo lo sorprese e lo riempì di gratitudine per essere stato accolto con benevolenza, senza pretendere nulla da lui. Nessuna domanda, nessuna spiegazione.

MARS, Rovereto (TN) - 2017

La mia è una lunga storia, iniziò, che parte da oltre tremila anni fa, se non ho sbagliato a tenerne il conto e viene da quella antica terra di Babilonia che cinquecento anni prima di Cristo, tenne schiavo il popolo di Israele per tanto tempo.

Non sono nessuno. Sono uno che passa di qui, sono ebreo e il mio nome è Mordecai. Che razza di nome è, vi chiederete? E’ un nome che viene dalla Bibbia ed è di origine Assiro-babilonese, da principio era Mardochaios, donde il nome italiano Mardocheo che significa “uomo di Marduk”, il dio supremo di quella gente lì. Nella Bibbia è il padre adottivo di Ester.

Se lo cercate sul calendario, non lo troverete. Nessun santo ha portato quel nome, che pertanto è adespoto, o adespota, dal greco adespotos, che vuol dire senza padrone, così vengono chiamati i nomi che non hanno un santo protettore, nomi senza un onomastico. Tutt’al più, per chi ci tiene, si può festeggiare il primo giorno di novembre, festa di tutti i Santi, chi sa, forse nel mucchio, qualche santo dimenticato potrebbe aver portato quel nome. La cosa riguarda comunque voi cristiani che avete assegnato ad ogni santo un giorno, ché poi, essendo i santi più numerosi dei giorni del calendario, siete costretti a mettere alcuni di essi, in condomino, sotto lo stesso giorno. Per noi ebrei il problema non esiste.

Io rappresento un popolo, come potrei rappresentare l’intera umanità: il randagismo non è forse uno dei caratteri della natura umana?

Checché se ne dica, non sono l’ebreo errante della vostra favola, condannato a vagare per il mondo all’infinito, e con solo cinque soldi in tasca, così da dove sempre soffrire la fame, senza la possibilità di trovare pace nella morte, per aver commesso un delitto grave, che nelle numerose versioni della favola stessa, è diverso nella sua esecuzione, ma si riferisce sempre al fatto di essere stato egli colpevole in qualche modo, della morte di Gesù Cristo. Ma Gesù Cristo c’entra soltanto da un certo punto in poi, mentre il destino degli ebrei era già segnato molto tempo prima.

Anche il nome dato a questo fantomatico personaggio, frutto della mentalità dei popoli occidentali, di cui fate parte, è diverso a seconda della versione che nel tempo si è data dello stesso tema. Da principio era Malco, il soldato che arrestò Gesù, poi è divenuto Cartafilo, un tale che aveva spronato Gesù a muoversi sulla via del Calvario e sotto il peso della Croce e al quale Gesù avrebbe detto Io vado, ma tu resterai fino al giorno del mio ritorno, e poi di seguito, di secolo in secolo, Bottadeo, Aasvero, Isacco Lakedem. Come potete vedere, nessun Mardocheo, o Mordecai. Quindi io non sono lui, anche se altri lo credono…

- Amico nostro, si sentì la voce di Crisostomo, nel silenzio che si era creato nella sala alle parole di questo strano figuro, che risuonò leggermente dissonante come se si spezzasse un incantesimo, noi qui siamo gente che ci riuniamo per sentire storie ed aprire la mente e il cuore all’insondabile e al meraviglioso, ma tu ci rubi ogni immaginazione, mettendoci davanti a fatti che non possiamo che ritenere del tutto eccezionali. Siamo incantati dalle tue parole; tu però adesso ci devi dire qualcosa di più per farci capire quello che hai detto, che, per quanto suggestivo, non abbiamo capito del tutto.

Mordecai sembrava divenuto una statua di sale. Guardava davanti a sé e non muoveva ciglio. Ad un tratto il suo volto si animò e dalla sua bocca riprese il flusso lento delle parole.

- Non ero presente al grande esodo degli ebrei liberati dalla Babilonia, né alla fuga dall’Egitto, avvenuta nelle stesse condizioni, molti anni dopo, un popolo in marcia verso una terra che era stata promessa, ma nessuno sapeva dove era e dovunque si andasse, bisognava combattere con altri popoli che rivendicavano la supremazia su quelle terre. Il motivo è semplice, nel primo caso ero trattenuto prigioniero, in quanto non riconosciuto ebreo (non ero in effetti già allora, molto assiduo nelle sinagoghe), mentre nel secondo, Mosè non mi volle con sé, non mi riteneva abbastanza inquadrato tra i fedelissimi; pertanto non so riferirvi niente nemmeno dell’attraversamento del Mar Rosso, quando le acque si ritirano per consentire agli ebrei di passare e si richiusero quando tentarono di passare anche gli egiziani inseguitori. Non ero il soldato al quale Pietro tagliò il padiglione di un orecchio e non assistetti alla crocefissione di Gesù, in quanto non invitato, quindi non mi chiedete da chi fu sottratto il corpo di Gesù e dove fu portato per farlo scomparire e farvi credere che fosse risorto. Non sono quella figura misteriosa che, secondo voi, da millenni si aggira per il mondo per scontare il suo delitto, e dovrà seguitare a farlo, senza scampo fino al giorno del Giudizio, senza nemmeno la speranza di una bella e santa morte.

Ottavio era tutto preso dal racconto e meditava; poi disse a voce alta:

- Due leggende nel mondo occidentale, si contendono il discorso della volontà di vivere, che è nell’uomo, insopprimibile e la sconsolata ricerca di una morte che cancelli tutto ed annulli quella volontà. C’è un racconto tra i più interessanti, su questo argomento, dove si parla di una visita dell’ebreo errante fatta a Faust, un altro protagonista della cultura occidentale, lo scienziato patafisico che, avendo trascorso la sua vita dedito alle sue ricerche, negandosi ai piaceri della gioventù, alla fine, da vecchio, deluso, decide si stipulare un contratto con il diavolo per tornare ad essere giovane godere di quei piaceri che prima si era negato. In cambio vende la sua anima al Maligno, accetta di condannarsi, alla sua morte, alle pene dell’inferno. Faust interpreta il ruolo dell’uomo che oppone alla morte la sua strenua volontà di vita e per questo rinuncia alla salvezza dell’anima, mentre l’ebreo errante, al contrario, chiede soltanto di poter morire.

L’ebreo denunciava visibili segni di stanchezza, non solo fisica; sembrava come svuotato di ogni energia. Con fatica raddrizzò la sua persona e riprese a parlare.,

- Io vengo tra voi e non chiedo nulla. Per me, ebrei, ariani e musulmani sono solo persone ed è ora di superare le divisioni che ancora ci sono per motivo religiosi. Chi vuole credere nell’esistenza di un Dio, deve sapere che, se Dio c’è, non può che essere uno, l’Unico, uguale per tutti. L’accusa di deicidio, per secoli e secoli, imputata al popolo ebraico per non aver riconosciuto in Gesù l’ultimo dei profeti e il vero figlio di Dio e averlo lasciato morire sulla croce, è ormai caduta e nulla impedisce ora che tra noi si faccia la pace. Credo di aver trovato qui il posto dove poter sostare. Per me chiedo solo di restare. Non vi darò alcun disturbo. Ma non sono quello che pensate; non sono l’ebreo errante; vorrei solo riposare.

Gli astanti si guardavano intorno perplessi. Poi alcuni si alzarono e si avvicinarono al tavolo dei lavori. Un brusio sorse e si diffuse insieme ad un rumore di sedie mosse e parole soffocate. Tutti si accalcarono intorno al tavolo, per vedere l’ebreo, che a sua volta si era alzato e si muoveva in mezzo alla folla.

Maurizio fece per cercarlo. Era assolutamente necessario parlare con lui e capire chi era veramente. Ma per quanto facesse, non riusciva a trovarlo.

- Chiara, per favore, mi cerchi Mordecai? L’ho visto che si dirigeva verso il bar.
- Sebastiano? Sì l’ho visto: è uscito qualche minuto fa. Curioso ha pagato il caffè con cinque monete di un conio sconosciuto; le terrò per ricordo.

Chiara si affacciò sulla soglia del bar. Guardò a destra e a sinistra, ma non riuscì a vedere, tra i passanti, la fronte alta di quell’uomo strano.

"Tornerà, forse", disse fra sé.

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