FERRAGOSTO 2019

Con il titolo “Il Ferragosto dei depressi” sullo Zibaldino del 15 agosto 2018 era comparso uno scritto attribuito al curatore (amanuense) della rubrica, ma ispirato dal Presidente del Circolo, in cui, con toni leggeri, si parlava variamente di questa ricorrenza, criticandone gli aspetti negativi.

Incidente aereo, Tortoreto 2015

Ora, a camere chiuse, non solo quelle parlamentari, ma anche quelle del circolo – Sebastiano ha chiuso il bar per ferie, tanto in questi giorni a Teramo non rimane nessuno – ci sarebbero da rinnovare gli anatemi sulla condizione deplorevole della politica nel Paese, più ancora dell’anno passato, quando il disastro era annunciato, mentre ora è presente, ma Maurizio ha deciso di ripubblicare, con qualche lieve modifica, il testo dell’anno scorso, aggiungendovi un’annotazione più tecnica, da lui scritta qualche temo fa, sullo stesso tema.

Con alcune considerazioni finali.

Il ferragosto dei Depressi
Ieri 14 agosto 2018 la tradizionale processione delle barche a mare a Tortoreto da parte della locale marineria, assai devota alla Madonna, non si è fatta (1), perché, come avviene quasi ogni anno, quella data sul calendario rappresenta il momento della svolta meteorologica dell’estate, dal caldo torrido a quello più temperato, che verrà dopo, che si manifesta con forti temporali e sensibile abbassamento della temperatura, cosa per cui zia Gina, conoscitrice di molte cose riguardo alla vita dell’uomo su questa Terra e fra queste delle bizzarrie del tempo, che bizzarrie non sono , ma ricorrenze stagionali, con saggezza oracolare, affermava: “Alla prima tempera di agosto il ricco dal povero si riconosce”.

La tempera è la prima avvisaglia di un cambiamento, è il temporale che arriva stabilendo il momento in cui questo si verificherà.

Il ricco ne approfitta per sfoggiare abiti così detti di mezza stagione, eleganti, leggeri, ma coprenti, il povero o non sente freddo o esagera e tira fuori abiti invernali. Quando dici non avere il senso delle opportunità! Chi ce l’ha si distingue da chi non ce l’ha (il senso).

Al tempo dei romani le cose non dovevano andare diversamente: dopo aver raccolto tutti i frutti dell’estate e stipato in luoghi sicuri la farina e il farro (il farro serviva per le truppe, come il fieno per i cavalli), Augusto, dall’alto del suo Impero, decideva di andare in vacanza, in ferie si diceva anche allora, tanto che molti cominciarono ad indicare quel periodo col nome di ferie di Augusto, e tutti i vip lo imitavano, “oh, che bello le ferie di Augusto” e se Giove Pluvio sceglieva proprio quei giorni per manifestare il suo dissenso, con tuoni e fulmini, non facevano altro che scegliere un peplo più pesante da indossare, chessò, alle terme, o nei luoghi di delizia, tipo Pompei, mentre la plebe, sempre scontenta, sacramentava contro la sfortuna che sembrava perseguitarla.

Dal tempo di Augusto, ai giorni di zia Gina, un arco di tempo di duemila anni, in cui questa benedetta festa di Ferragosto non sappiamo come classificarla. Festa pagana o festa religiosa? Entrambe naturalmente e non c’è da meravigliarsi, avviene quasi sempre così. Da una parte la sacralità del culto dell’Assunta, che come devozione popolare risale al V secolo d.c., ma come dogma, è stato istituito solamente dal 1950, e dall’altra quello che sembra il trionfo della stupidità.

In questo poveri tempi di depressione generale, dell’economia, della politica, dell’etica, e chi più ne ha più ne metta, il giorno di ferragosto, disgiunto o congiunto con le manifestazioni religiose dell’Assunzione (la tombola di paese è quasi sempre gestita dal prete), è l’occasione per dar prova di infantilismo smodato, che vien fuori da secoli di compressione psicologico-sociale di tutta la popolazione, che ha bisogno di sfogarsi e che traduce questo bisogno in atti vandalici o infantili come sono i c.d. ‘gavettoni’, che purtroppo in questo giorno sono il segno distintivo emergente di intere schiere di sconsiderati.

Qui a Tortoreto, molti rinunciano ad andare al mare, anche se fa bello, per tema di essere oggetto di un lancio di acqua che, con tutte le attenuanti - siamo in estate, un po’ d’acqua non può fare male – non è certo un gesto da suscitare allegria da parte di chi ne è vittima.

Un ricordo piccolo-piccolo, ma denso di significato.

La zia di Fiorella Azelia, detta ‘Zelina’, era da tempo tra quelli che non uscivano proprio il giorno di ferragosto, per non essere vittima di scherzi poco graditi. Poiché però questa infausta usanza si svolgeva normalmente in spiaggia, convinta dalle nipoti di cui era ospite, accettò l’invito di fare una breve passeggiata sulla ciclabile che corre lungo il litorale.

Nessuno poteva immaginare che un ragazzo, ispirato certamente dal demonio, si fosse appiattato tra le fronde di un albero posto al lato della strada con un secchio d’acqua e aspettasse proprio che lei, la vittima sacrificale, passasse lì sotto, sottobraccio alle volenterose nipoti, complici senza saperlo dell’ignoto carnefice e al momento opportuno, proprio mentre loro passavano sotto l’albero, riversasse il contenuto dell’intero secchio sulla testa dell’anziana signora, la quale, per la sorpresa e lo spavento, quasi svenne.

1) La stessa cosa si è verificata quest’anno, per lo stesso motivo.


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Per quanto ne so (poco), il culto mariano non è coevo alla nascita del cristianesimo; esso è venuto più tardi e si è affermato solo dopo il Concilio di Nicea tenutosi intorno al 400 d.C.

La proclamazione della assunzione di Maria in cielo con il corpo oltre che con l' anima è avvenuta nel 1950 ad opera del papa Pio XII. Non è stato chiarito se ella fosse morta e poi risorta, ma la maggior parte del teologi ritengono che vi sia stato un passaggio attraverso la morte, ma senza corruzione del corpo, come per Gesù, suo figlio. Questa concezione è adombrata in alcuni riti risalenti al quinto secolo dell'era cristiana, che parlano di "dormizione" di Maria, per sottintendere che non si trattò di vera morte ma piuttosto di una forma di sonno.

Non vi sono tracce nelle fonti degli ultimi anni della vita di Maria, che probabilmente invecchiò accanto all'apostolo Giovanni, al quale fu affidata da Gesù, ed a Pietro, che vivevano a Gerusalemme. Un giorno - si ipotizza - quando la Vergine aveva intorno a 70 anni, gli apostoli presenti - tranne Giacomo già martirizzato e in procinto di diventare Santiago - le chiusero gli occhi e lei si addormentò e la deposero in un sepolcro, trovato vuoto qualche giorno dopo, in occasione di una visita di Tommaso (il solito), il quale, non avendo assistito alla sua dipartita, insisteva per vedere il corpo.

Il giorno della morte e quello dell'assunzione di Maria non sono noti, ma la liturgia ha fissato come giorno dell'Assunta il 15 di agosto.

La scelta del mese di agosto è sintomatica, in quanto in questo mese, fin dagli ultimi anni dell'era pagana, si svolgevano le c.d. "feriae Augusti", si celebrava cioè una ricorrenza solenne in onore di Augusto, che coincideva con la sospensione del lavoro per alcuni giorni, dopo quelli intensi del raccolto, festa che a sua volta, si collegava ad altre più antiche, tutte comunque funzionali ad una pausa estiva, dedicata al riposo dopo l'intensa stagione lavorativa precedente.

Le due festività, quella pagana voluta da Augusto per un atto di autocelebrazione e quella religiosa, sorta molto più tardi nel nome di Maria, il cui culto, pressoché assente nella chiesa delle origini, aveva preso piede ed era diventato centrale nell'immaginario collettivo dei fedeli, che alla Madonna si rivolgevano per intercedere la grazia presso suo figlio Gesù, in un primo tempo disgiunte, la prima si svolgeva il 1° di agosto, la seconda il 15, per volere della chiesa cattolica, furono unificate nel giorno di Ferragosto, che segna il culmine dell'estate e, contemporaneamente salda - come tante volte è avvenuto nella storia - il vecchio col nuovo, il sacro col profano, le ultime vestigia di una tradizione morente, con i nuovi fermenti di una nuova, con disinvoltura e senza nessuna apparente frattura.

14 agosto 2016
A Maurizio la festa di Ferragosto mette tristezza. Non soltanto essa rappresenta una boa in mezzo al mare dell’estate, raggiunta la quale non resta che girarvi intorno e tornare indietro, ma perché a lui sembra una festa fittizia, falsa, ingannevole. La festosità chiassosa di certe pseudo tradizioni, non fa che aumentarne l’aspetto decadente. Non è civile, non è religiosa. E’ una cosa poco sentita e gli sforzi di molti volenterosi, a renderla allegra, sono penosi ed improduttivi.

Mettici pure la tristezza dei fuochi d’artificio notturni sull’acqua, o nel cielo e il senso della desolazione, mentre si torna a casa con nelle orecchie gli ultimi, inutili botti, è totale.

Buon Ferragosto, amici dello Zibaldino, domani torneremo a tentare il vasto mare (chi l’ha detto? ‘mbù!).

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