MARCUCCIO E LE DONNE

Marcuccio è un uomo qualsiasi, il quale però, ha due qualità: la fama di essere uno spirito libero anche se non dotato di un acume eccessivo, ed un carattere ondivago ed imprevedibile, un po’ pazzerellone. E’ un uomo come tutti gli altri. Né giovane, né vecchio, in quella fascia di età in cui si può essere giovani decrepiti, o vecchietti con la faccia da bambini. Marcuccio, se uno dovesse proprio inquadrarlo lo collocherebbe più nel secondo gruppo, che nel primo. Tanto giovanile da dare l’impressione di non aver ancora trovato un appiglio al quale tenersi.

Di donne ne ha conosciute molte, ma erano tutte di altri. Ciononostante egli s’innamora con estrema facilità ed ogni donna è per lui un miracolo vivente.

Dobbiamo partire da un punto: tutto quello che Marcuccio sa sulle donne lo ha appreso dai sogni. Sogni bellissimi, meravigliosi, o, a seconda dei casi, tristi e demoralizzanti.

La sua passione per le donne, data da quando era bambino e si innamorava immancabilmente della maestra delle elementari e di tutte le sue compagnette di classe. Una vera ossessione, una disfunzione ormonale, altrimenti non si spiegherebbe.

Aggiungo subito che l’amore di Marcuccio, sublime quanto si voglia, non era affatto solo spirituale. L’incanto che egli provava, davanti ad un bel viso, a due occhi smaglianti, ad una bocca suadente, non era per nulla disgiunto dall’ammirazione sensuale di altre parti del corpo della donna, come i seni, i fianchi, il sedere e le gambe, le meravigliose gambe delle donne, che, in un delirio di passione, lo ponevano di fronte al punto oscuro e temibile, che è la meta di ogni appetito sessuale.

A. Kertèsz

Ciononostante Marcuccio non è uno sciupafemmine, non è neanche un play boy. Piuttosto un poeta, un po’ trovatore, un po’ bighellone, un po’ sporcaccione. Tra le sue visioni più belle, c’è quella, continuamente ricorrente di un triangolino bianco di mutandina intravisto un giorno nella fugace apparizione di una gonna sollevata, nella posa involontariamente scomposta di una donna.

Da allora in poi, Marcuccio ha collezionato un’infinità di fidanzate, per lo più a loro insaputa. Ma non si è mai sposato. Di sé dice di essere un teorico della figa e un pratico della sfiga. Questo è il suo problema, troppa teoria. Egli ha idealizzato le donne al punto tale che ha finito per porle sopra un piedistallo sul quale egli non può salire. Non perché non può in senso stretto, ma perché non si azzarda. Non vuole rovinare il quadro che di loro si è fatto. Un vero gallerista, a dirla tutta com’è. E allora egli se le guarda dal basso, sperando di cogliere un segnale, un cenno, un occhietto che lo farebbe felice.

Dentro di sé, egli lo sa che le donne lo amano, gli vogliono bene, non lo adorano, no, ma questo poco conta. La cosa gli è apparsa evidente, in un sogno, appunto: dietro ogni porta che si apriva, c’era una donna che gli si avvicinava e porgeva le labbra per un bacio, ed egli corrispondeva, per due, tre e anche più volte. Dovunque andasse, frotte di donne spasimavano per lui e anche negli ambienti più refrattari, la sensazione che provava era quella piacevolissima, di una estrema facilità di entrare in intimità con queste creature misteriose che sono le donne, anche le più altezzose, operazione che nella vita gli era sempre riuscita alquanto difficile.

Trovare le parole adatte in ogni momento e occasione, ecco questo era nel sogno, la vera chiave di accesso, per rapportarsi con naturale disinvoltura, con questo modo favoloso, proprio come se le donne fossero uguali agli uomini che, invece, fanno fatica a comprenderle.

Ma non era nella diversità che si verificava il miracolo dell’attrazione reciproca? come nella teoria dei poli contrapposti, in materia di magnetismo. Da un semplice sguardo, te ne accorgi se c’è corrispondenza oppure no.

Che ci sarebbe di sbagliato, pensava, se un uomo e una donna, anche senza conoscersi, ma soltanto incrociando gli sguardi e vista scoccare la scintilla, cedessero all’impulso di abbracciarsi e baciarsi, senza crearsi tanti problemi o scrupoli?

Marcuccio non era un maniaco sessuale e nemmeno un represso per astinenza. Non che fosse completamente a secco; nel tempo aveva avuto le sue soddisfazioni, una vita sessuale normale, senza traumi. Ma anche occasioni mancate. Queste gli bruciavano dentro. Ed aveva anche un altro problema: la gelosia.

Perché a lui sì e a me no?

Ancora una volta un sogno gli fu rivelatore. Non sapeva di amarla così tanto, fino a quando una notte, si trovò solo e desolato nella sua stanza che gli sembrava l’anticamera dell’Inferno.

Era andato ad una festa, insieme alla sua fiamma del momento, Smeralda, una ragazza non molto vistosa, ma bella; il fatto che non fosse particolarmente appariscente, avrebbe dovuto – nel suo intento - tenerlo al riparo, entro certi limiti, dal pericolo di una concorrenza sleale da parte di altri maschi che avrebbero potuto concupirla.

Ma qualcosa avvenne, Marcuccio non sapeva nemmeno cosa, ad un tratto Smeralda, la sua Smeralda, entrò in un giro con altre persone e scomparve. Egli, nella folla impazzita, nel chiasso, nel furore di un dolore lancinante, al banco dei liquori si fece servire diversi bicchieri di un liquido ambrato che agì sul suo cervello non come un sonnifero, ma come una lama. Poi si mosse a cercarla. Salì scale, aprì porte, entrò in bagni, dove ubriachi fornicavano e lo prendevano in giro. La tua Smeralda è caduta, gli disse una voce. Era fermo davanti all’ultima porta. Posò una mano sulla maniglia e la trovò sbarrata. A lungo attese che si aprisse, poi qualcuno lo portò a letto, nella sua casa, solo e disperato.

Nella notte un baratro si aprì davanti al suo letto ed egli ne fu inghiottito.

Svegliarsi, ancorché con la mente in disordine ed il cuore in fiamme, fu un sollievo. Smeralda era al suo fianco e dormiva profondamente. Quando era arrivata? Chi l’aveva portata fin lì, cosa aveva fatto nel tempo in cui egli l’aveva cercata invano lungo il labirinto di camere di quella abitazione maledetta?

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