ELOGIO DELLA SCONFITTA

Il problema, con le citazioni su internet, è che non sai mai se sono vere o false.
Abramo Lincoln

recita beffardamente un post su FB, illustrando con poche parole una situazione di fatto come meglio non si riuscirebbe a rendere con molte frasi. Ho sempre ritenuto che la corsa alle citazioni, sia un esercizio sterile di chi non ha nulla da dire. Infatti chi fa una citazione interessante si illude di fare bella figura mostrando di avere una cultura vasta, perché pensa che tutti gli altri ritengano che egli la abbia tratta dalla lettura del testo dal quale viene espunta. Quando invece tutti sanno che la maggior parte delle citazioni  si FB provengono non da scoperte personali ed originali, ma da copia e incolla pedissequamente di altre citazioni, che, il più delle volte, non si curano di indicare la fonte (libro, articolo discorso o altro dell’autore citato),  dalla quale sono state tratte. Queste citazioni, dunque, altro non sono, che pillole di saggezza, vendute a buon prezzo, senza alcuna garanzia di autenticità. Ma chi non si fiderebbe di una bella citazione di Calvino, Pasolini, Flaubert, o Sallustio?
A parte che la saggezza non si prende né a pillole, né con iniezioni e nemmeno con trapianti che dovrebbero essere a questo punto di cervelli, ma vorrei proprio sbilanciarmi e dire che essa non si apprende nemmeno con l’istruzione, l’esperienza o, eccola parola grossa, la cultura.  Infatti la saggezza non consiste nel fatto di sapere o di non sapere determinate cose, ma nel modo in cui alcune cose, nozioni, dati, eventi o idee, hanno influito su di noi e nella capacità che ognuno di noi ha, in diversa misura, di recepire le esperienze della vita, che sono fatte di questi accidenti di cui abbiamo detto or ora, e di elaborarle in maniera tale che esse possano entrare a far parte di un patrimonio intellettuale, che poi è compito di chi lo possiede spandere intorno a sé come buona semenza da far germogliare per sé e per gli altri.

Le famigerate Corazze farina, Prima Guerra Mondiale

Non esistono scorciatoie per la saggezza, né surrogati per la cultura. Ognuno ha la sua ed è ridicolo ammantarsi sotto falsi panni.

Oltre tutto si corre il rischio di cadere in vere e proprie trappole, come quelle che si possono trovare, per false attribuzioni di citazioni, ad un determinato autore, fatte per errore o per una insana volontà di fornire informazioni errate, vai a capire a quale scopo.

Un falso clamoroso, di cui si parla, è quello di una citazione molto bella sul tema della sconfitta, attribuita per errore a Pier Paolo Pasolini, mentre invece ha tutt’altra origine. “Penso che sia necessario educare i giovani alla sconfitta”, inizia la citazione incriminata che effettivamente sembra pasoliniana al massimo grado, mentre invece essa è uno scritto originale dalla maestra Rosaria Gasparro, la quale ha commesso ingenuamente un errore. Nel chiudere il suo pensiero, ha pensato bene di inserire una citazione breve di PPP, indicando a fianco correttamente il nome di Pasolini, cosa questa, che ha indotto i lettori a credere che l’intero brano fosse dello scrittore friulano.
Parlare di elogio della sconfitta oggi sembra più che mai attuale, di fronte alle sconfitte che nel mondo stanno subendo le idee per le quali milioni di uomini hanno dato la vita ed intere generazioni si sono adagiate, nell’erroneo convincimento che determinati valori, una volta conquistati, non potessero più essere conculcati, o comunque essere messi in discussione. Se il secolo che ha chiuso il secondo millennio dell’era cristiana, è stato quello che ha viso più dittature nel mondo, ed ha vissuto ben due conflitti mondiali, è vero che esso è stato pure il protagonista del riscatto con il trionfo della democrazia nei principali Paesi del vecchio continente e un generale miglioramento delle condizioni di molti altri.

Oggi invece si assiste ad una fase di regresso nella politica mondiale, con la sconfitta di quelle idee che erano state alla base del riscatto e l’allarmante ritorno dei peggiori epigoni del male che risorge. Ben venga, allora, la bella citazione che potrebbe essere di Pasolini, mentre invece è della maestra Rosaria, di altissimo valore morale, non per leccarci le ferite, ma per riprendere vigore nella certezza che il male non potrà mai più soggiogare il bene.

La sconfitta rende umili, senza umiliare, rende forti nella debolezza, dona dignità dove la vittoria dà solo vanagloria che inorgoglisce ed espone a cadute. La sconfitta a volte è salutare, la vittoria può essere letale.  Nella sconfitta l’uomo ritrova se stesso, nella vittoria si costruisce il suo simulacro. Pasolini, nell’unica parte veramente sua del brano di cui stiamo parlando, dice, “Io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con slealtà e spietatezza.” E questo è un grande insegnamento.

Chi perde può risorgere, chi vince può anche cadere; l’avvenire è di chi perde.

ALLEGATI
Di seguito, il testo della citazione e una nota della maestra RosariaGasparro.
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.
Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…
Pier Paolo Pasolini

Oltre a soffrire del solito vecchio problema che hanno tutte le false citazioni su Internet, quello di non indicare mai quale sia la fonte del testo, dove l’autore lo abbia scritto o dichiarato, questa frase ha un’altra caratteristica strana: è comparsa in rete nel 2014. Prima non se ne trova traccia. Strano per una citazione di uno scrittore morto nel 1975.


Come capita sempre è una frase potente, che si presta ad essere utilizzata come citazione colta. Infatti la possiamo trovare, da un anno a questa parte, un po’ ovunque, sui giornali di carta, nei discorsi degli esperti, in centinaia di siti web di citazioni e aforismi. 

Io ne ho avuto conoscenza oggi perché quella frase è stata pronunciata da Graziano del Rio nel proprio intervento all’Assemblea Nazionale del PD come citazione pasoliniana e come tale riportata pedissequamente da Repubblica.

Pier Paolo Pasolini non ha mai scritto o pronunciato quella frase. L’autrice di quello scritto è una maestra elementare, Rosaria Gasparro, che l’ha pubblicata nel gennaio del 2014 cercando poi di opporsi alla marea di false citazioni che la riguardavano seppur indirettamente:

Come maestra conosco il potere dell’errore, la sua carica creativa e il ridimensionamento di ogni delirio d’onnipotenza. Lavorare sulla dimensione della fallibilità, in un mondo assillato dalla perfezione e dalla vittoria, ci permette d’imparare l’umanissima arte del perdere e paradossalmente ci rende meno vulnerabili nella nostra ricerca di vita. Perché ogni giorno perdiamo qualcosa, ma sarebbe terribile perdere se stessi, perdere la relazione con la vita, degradarla nel considerarla una partita dove si vince o si perde.

Per chiudere la mia riflessione citavo un pensiero di Pasolini. Ed è stato subito un copia e incolla compulsivo. Un rubi e fuggi in cui sono sparite le virgolette e le persone “nessune”. Sono scomparsa io e il tutto è stato attribuito a Pasolini. Divertente. In genere il plagio è al contrario. È così che è nato un apocrifo che è diventato virale. Ho provato a contattare i siti, le pagine facebook, i blogger (qualcuno ne ha fatto il suo articolo), i giornalisti e gli studiosi di Pasolini (sic!) per segnalare il falso. Senza successo.

Non c’è stato nulla da fare: il flusso di false citazioni è proseguito incurante e così continuerà probabilmente in futuro. Quando anche noi ci saremo scordati di quanti intellettuali, giornalisti e politici citino frasi di Pier Paolo Pasolini, pescandole su Internet.

Commenti

  1. Allora provo a farla io una citazione con tutti i crismi.

    «Per quanto riguarda la saggezza, ne coglieremo l’essenza se considereremo qual è la natura di coloro che chiamiamo saggi. Ebbene, comunemente si ritiene che sia proprio del saggio essere capace di ben deliberare su ciò che è buono e vantaggioso per lui, non da un punto di vista parziale, come, per esempio, per la salute, o per la forza, ma su ciò che è buono e utile per una vita felice in senso globale.
    Una prova ne è che noi chiamiamo saggi coloro che lo sono in un campo particolare, quando calcolano esattamente i mezzi per ottenere un fine buono in cose che sono oggetto di un’arte. Ne consegue che anche in generale è saggio chi è capace di deliberare.
    Ma nessuno delibera sulle cose che non possono essere diversamente, né sulle cose che non gli è possibile fare lui stesso. Cosicché, se è vero che scienza implica dimostrazione, ma che, d’altra parte, non v’è dimostrazione delle cose i cui principi possono essere diversamente (tutte queste infatti possono essere anche diversamente), e poiché non è possibile deliberare su ciò che è necessariamente la saggezza non sarà né scienza né tecnica.»

    Aristotele, Etica Nicomachea, Libro VI, cap. 5.


    (tratto da http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/AristoteleEticaNicomachea.pdf)

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