MEDIOCRITA'

Parliamoci chiaro: non tutti possono avere le doti per primeggiare, né in senso positivo, quando non si hanno le ali per spiccare il volo, né in quello negativo, di essere il peggio del peggio e rimanere confinato ultimo tra gli ultimi.

Fantozzi e Filini

Talvolta, ma piuttosto spesso, ci si deve accontentare di mediocreggiare, nel senso di cavarsela in ogni circostanza, senza infamia e senza lode, nel mare magnum di quelli che stanno in mezzo, né vicino alla vetta, dove già s’intravede la luce abbagliante della cima, né prossimi al fondo del baratro, dove è sempre quasi notte, un perpetuo crepuscolo.

Stiamo parlando di qualità, di doti, di capacità, che ognuno di noi ha, nel campo dell’ingegno, così pure in quello del sentimento. Di uno scrittore di best seller, quindi di grande successo commerciale, la critica letteraria potrà dire che ha una mediocre capacità di sviluppare temi di grande impatto culturale, accontentandosi del facile successo che ottiene, andando incontro ai gusti del suo pubblico. Di un prete anche di buona volontà, si potrà dire che però ha una mediocre vocazione. Di un politico impegnato in campo sociale, che ha un mediocre livello intellettuale. Ecc.

Più di duemila anni fa Orazio parlava di “aurea mediocritas”, per indicare un modello di saggezza, consistente nel tenersi lontano dagli estremi, da posizioni estreme, quelli che noi ora chiamiamo estremismi. Allora questa condizione era ritenuta una qualità positiva. Col tempo le cose sono cambiate; oggi la mediocrità, più o meno aurea, non è più tanto considerata auspicabile, in genere si attaglia al tipo di uomo di non grandi risorse in un qualsiasi campo, il quale si adagia, se non proprio si compiace della sua condizione e non cerca di migliorare.

Giuseppe Pontiggia, lo scrittore dei personaggi non famosi, dei bimbi nati due volte, sostiene che una dose di mediocrità sia necessaria in ogni persona, così come la volgarità si addice al seduttore. Penso che questa affermazione sia da intendere nel senso che un po’ di modestia non possa che fare bene all’individuo, avere un atteggiamento mentale non presuntuoso vuol dire avere il senso dei propri limiti, mentre, per quanto riguarda il seduttore, non trovate che la volgarità, come vanagloria e sovradimensionamento del proprio ego, sia la guida srotolata dal seduttore davanti alla sua vittima, per raggiungere i suoi scopi? Questa similitudine, all’apparenza non molto calzante, è in realtà molto, per la parte che attiene al seduttore, le cui armi migliori sono la sfrontatezza e la grossolanità, perché immagino che non stiamo parlando di un Don Giovanni o un Casanova, che pure la loro dirittura morale e signorilità ce l’avevano, ma di un seduttore di borgata, al quale la dose di volgarità è per così dire connaturata.

Una volta assunta una linea di demarcazione tra quelli che sono più dotati ed i restanti che lo sono meno, la medianità del mediocre che un tempo si collocava nella parte superiore del quadro, oggi, si trova in quella inferiore. Voglio dire che se prima la mediocrità era un valore, oggi è un disvalore. Non vi è nulla di positivo oggi nell’essere mediocri. Tanto più se l’individuo mediocre sia convinto del contrario e si atteggi di conseguenza.

Purtroppo il discorso sulla mediocrità si presta oggi ad un uso indiscriminato, essendo l’epoca che stiamo vivendo essa stessa mediocre. Non mi interessa allargare lo sguardo su tante cose che oggi hanno il solo pregio della mediocrità. Penso solo alla politica. Chi avrebbe mai immaginato che un individuo mediocre in tutti i campi, come Salvini potesse ottenere tanto successo. Salvini che parla di democrazia, ma dove è finita veramente la democrazia? Non è questo un segno della mediocrità di tutti noi?

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