SACRIPANTE

- Se c’è una parte – esordì Sebastiano – della letteratura italiana che conosco meno della altre, è proprio quella relativa ai poemi cavallereschi, tipo L’Orlando Furioso, L’Orlando Innamorato, La Gerusalemme Liberata ecc. ; ricordo che a scuola se n’è parlato pochissimo e poi, una volta fuori, non mi è venuta mai la voglia di andarli a riscoprire, o scoprire, visto che non li conoscevo per niente. Per cui quello che vi dirò, potrà essere fallace, ma voi non ci fate caso. Secondo il mandato di Maurizio, debbo riferirvi quello che ho appreso sulla parola Sacripante ed è quello che mi accingo a fare.

Leo, Tortoreto 2014

- Ora vedremo se hai fatto i compiti a casa, caro Sebastiano. La commissione alla fine ti assegnerà un voto. – disse ridendo Maurizio.
- Dunque…
- Dunque è conclusivo, non puoi cominciare una relazione partendo dalle conclusioni – lo riprese Maurizio.
- Mi sembra di essere tornato a scuola – sbottò Sebastiano – fate stare zitto costui, altrimenti me ne vado. E chi vuole Sacripante, se lo va a cercare.
- Sacripante è un personaggio – intervenne Chiara.
- Ed è quello che stavo per dirvi! Sacripante appare prima nell’Orlando Innamorato del Boiardo, 1483 d.c. e a distanza di poche decine di anni, intorno al 1500 d.c., nell’Orlando Furioso dell’Ariosto. Egli è un re dei Circassi, una popolazione balcanica, dalla parte dei mori, è un cavaliere molto grosso, impetuoso, prepotente, un po’ gradasso, innamorato di Angelica, della quale cerca di approfittare, senza successo. La sua disavventra più avvilente è il duello contro Bradamante, una donna che si fa passare per cavaliere, rimanendo sconfitto.

Questo è il personaggio; ma la sua figura è servita da modello per un tipo di uomo, che nel linguaggio comune impersona quel prototipo (non mi chiedete che significa), con quelle caratteristiche e qualità, positive e negative.

Sfogliando il vocabolario, mi è capitato sotto gli occhi un’altra parola che mi ha richiamato quella che stavo cercando ed è “satrapo”. Ho così appreso che i satrapi erano governatori di regioni molto estese dell’Impero Persiano, che all’epoca di Ciro il Grande, qualcosa come cinquecento anni prima di Cristo, venivano investiti dall’Imperatore di poteri molto ampi, per cui, a questi signori era consentito fare il bello e cattivo tempo nel territorio di loro competenza. Questo costume dovette durare molto a lungo e la figura della satrapia assunse il significato del potere esercitato senza controllo e quindi arbitrario.

Cosa per cui mi è sembrato che anche a distanza di secoli, come appunto qui succede, tra Ciro e la prima Crociata passarono più di 1500 anni, nella trasposizione ai tempi moderni della figura del Sacripante, si fondano i caratteri propri di quel Re e lo strapotere del satrapo.

Ma per fortuna, oggi come oggi, il sacripante è una persona normalissima, un po’ grossa, ingombrante, bonacciona, da prendere più che altro in giro, per certe sue caratteristiche che richiamano lontanamente l’origine del termine.

- Ma guarda ‘sto sacripante! Ma chi si crede di essere? – E’ così che dicevi? – interloquì Chiara.
- Sì, appunto, con un po’ di rozzezza. Ma anche assolutamente scherzoso: quel sacripante di tuo fratello, quando la finirà di romperci le scatole?
- Sarcastico, anche? Si potrebbe dire per esempio, ma proprio quel sacripante di Salvini ci doveva capitare tra i piedi? Con le sue corone, il crocifisso, Maria e le origini cristiane dell’Europa? Quando l’altro giorno in casa gli hanno sequestrato le ampolle che qualche tempo fa usava con Bossi, quando andavano a prelevare l’acqua del Po, alle sorgenti per riversarle alle foci dello stesso Fiume-Dio dei sedicenti padani? Ma forse era meglio dire Satanasso, non sacripante.
- Ottimo Sebastiano - disse Maurizio. – Con questo saggio inaugureremo il nostro Abecedario, dimostrando che sappiamo andare bel oltre le prime quatto lettere dell’alfabeto: tu per esempio sei alla “esse”, che domani sarà implementata dall’altro saggio che si fornirà Matteo su Satanasso (o Santommaso, come avevo detto?). Comunque sia, per ora è tardi e ce ne andiamo a mangiare. Buon pranzo, ragazzi. Tu, Chiara vieni con me!

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