PROCLIVE

- Una parola dotta, di uso letterario, va bene, ma non ti sembra anche che ci sia del compiacimento ruffiano in questo “proclive”? Questo eccessivo inchinarsi, fare la riverenza – argomentava Maurizio con Chiara, mentre passeggiavano sulla riva del mare - “ tu sei proclive al divertimento”, mi ha detto; a parte il fatto che non ci vedo niente di male, ma non poteva dire “ti piace divertirti”? Era più diretto e più efficace.

Fotogramma dal film Nostalghia.


- Qua ti sbagli – rispose Chiara senza mezzi termini – non piace nemmeno a meno quella parola, trovo che sia melliflua, sembra denunciare più una caratteristica del soggetto agente che una qualità del destinatario. Però devi tener conto che essa indica una propensione verso qualcosa di non molto positivo, anzi contiene il più delle volte una vera e propria notazione negativa, di riprovazione. Mentre “ti piace divertirti” è una semplice domanda, non esprime un giudizio, è per così dire “anodina”. Non prende posizione, è neutrale. Anodino in verità deriva dal greco "anodinos", composto da "an", senza e "Odyne", dolore, si usa per gli analgesici e significa “senza dolore”, ma nel linguaggio comune sta per “senza carattere”.
- Allora possiamo dire che anodino sia il contrario di proclive, nel senso che chi non prende partito, non può certamente essere accusato di essere orientato verso una parte.
- “Incline” invece è sinonimo di “proclive” e deriva dalla stessa radice latina “clius” che vuol dire clivo, discesa, con la differenza che premettendo a “clius” il prefisso “in”, come nella parola incline, si ha un risultato leggermente diverso da quanto succede, premettendo il “pro” di proclive. E la differenza consiste nel fatto che “Incline” indica un’attitudine già evidente ad inchinarsi, cioè a cedere, mentre la “proclività” è una tendenza ad assumere quell’atteggiamento. Come dire che il vezzo all’inclinazione insito nel “clius“ originario, nel primo caso è già in atto, nel secondo è in fieri.
- Vedi per esempio, io sono incline a volerti bene, piuttosto che proclive.
- Credevo che mi volessi bene e basta.
- A volte di più, a volte di meno. Ora per esempio, ti porterei volentieri dietro quel casotto, per farti vedere quanto bene ti voglio.
- Lo dici perché sai che non puoi farlo!
- Lo vedi che lo sai?

Il rumore secco, che si sovrappose al mormorio del mare, rassomigliava più ad uno schiaffo ben assestato, che ad un buffetto amichevole.

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