LA STRONZATA
Sentite che stronzata, disse Pancrazio entrando nel locale,
fragorosamente come al solito; poi si arrestò sulla soglia, con la mano ancora
sulla maniglia della vetrina d’ingresso, cazzo! Qui è tutto nuovo! Cominciò a
mormorare tra sé, ma a voce alta, Complimenti Sebastiano, ecco perché il bar è
rimasto chiuso tutta l’estate, hai fatto una super ristrutturazione! Bello, ora
sì che il Circolo può riprendere l’attività: mi siete mancati tutti, lungo
questo tempo e si guardò in giro, cercando con gli occhi gli altri soci che non
c’erano; c’era solo Maurizio che alzò il naso dal giornale e fece un breve
cenno di saluto, stavi dicendo qualcosa? chiese.
Pancrazio mollò finalmente la maniglia della vetrina che si
chiuse automaticamente, si accostò al primo tavolino e togliendosi la giacca
che appese alla spalliera di una sedia, si sedette a cavalcioni su di essa,
poggiando i gomiti sulla stessa spalliera ed iniziò il suo racconto:
A Colleminuccio c’era un ragazzo tanto bravo e controllò con
gli occhi che entrambi i presenti stessero a sentire, il quale viveva appartato
per conto suo, cercando di non dare fastidio a nessuno, al punto di essere
quasi invisibile ed era figlio di una povera donna che faceva la lavandaia per
conto di alcune famiglie di ricchi e stentava a mantenerlo.
Maurizio e Sebastiano si scambiarono un breve sguardo
interrogativo, poi tornare a fissare gli occhi su Pancrazio, che appariva accorato
e contrariato.
C’è da dire che la madre di questo ragazzo, da giovane,
aveva fatto da perpetua ad un pretino alla sua prima consacrazione e tutti
dicevano che era la sua amante. Sta di fatto che, dopo qualche tempo, il
pretino fu trasferito dal vescovo ad una parrocchia il più lontano possibile da
Colleminuccio e qualche mese dopo la stessa partorì un figlio, in assenza di
matrimonio, per cui tutti pensavano che il nato fosse figlio del prete.
Il ragazzo era stato tenuto all’oscuro di questo fatto e,
quando lo venne a sapere, per bocca di una donna che si beava di ogni
pettegolezzo, ne fu letteralmente sconvolto. Si vergognava della sua stessa
ombra e avrebbe voluto scomparire.
Che c’è di male ad essere figlio di un prete? Interloquì Sebastiano,
mentre gli porgeva un caffè attraverso il tavolo.
Pancrazio si arrestò un attimo per prendere la tazzina e raddrizzare
la sedia per sedere normalmente, poi continuò:
niente naturalmente, ma il ragazzo è molto sensibile e non
ce la fa a sopportare di essere additato da tutti come una bestia rara.
Ma tu hai parlato con lui? Gli chiese Maurizio.
Più volte ed ho parlato anche con la madre, la quale mi ha
detto che lei non ha mai avuto contatti con il prete.
Allora è lo Spirito Santo, ironizzò Sebastiano.
No; il padre del bambino è un marinaio, venuto da lontano. Era
sbarcato da una nave che si era incagliata nella sabbia di una secca nei pressi
della costa di Roseto e come fosse arrivato a Colleminuccio nemmeno lei lo sa,
certo è che per alcuni giorni è stato ospite nella sua casa e tra i due era
nata una grande simpatia.
Una parola tira l’altra…sempre Sebastiano in vena di
facezie.
Aveva promesso anche di sposarla, ma più tardi la poveretta
seppe che era affogato nel naufragio della nave sulla quale era imbarcato e
naturalmente il ragazzo è rimasto senza padre.
Certo una storia molto verosimile, ma tu perché te la prendi
tanto? Gli chiese Maurizio, non è mica il primo caso di figlio di n.n.,
aggiunse Sebastiano.
Il ragazzo giorni fa si è allontanato da casa e non vi ha
fatto più ritorno; nessuno lo ha visto; la madre teme che possa aver fatto un
gesto inconsulto.
Ma no, si sarà nascosto da qualche parte con qualche
spicciolo in tasca, vedrai che appena sarà al verde, farà ritorno dalla madre. Quanti
anni ha? Chiese infine Maurizio.
Quindici, ma ne dimostra di più, è molto alto e snello, è
proprio un bel ragazzo.
Ma la madre è andata dai Carabinieri a denunciarne la
scomparsa? Chiese Maurizio.
Giusto, si associò Sebastiano, quelli hanno i gruppi cinofili,
con dei cani che basta fargli annusare una tonaca e lo ritrovano sicuramente.
Mi dispiace Sebastiano, disse Pancrazio con compunta
austerità, alzando il mento al di sopra della spalla, il tuo nuovo bar è bello
e confortevole, ma temo che non ci metterò più piede, perché il proprietario è
uno stronzo che non sa quando non è il caso di scherzare. E si alzò, per andare
via indignato.
Guarda che non hai pagato il caffè, gli gridò Sebastiano
quando era già sulla soglia, non penserai di cavatela così…
Miserabile! sibilò Pancrazio sbattendo la vetrina nuova che
per poco non andò in frantumi.
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