LA DODICESIMA NOTTE
All’alba di quel quindicesimo giorno, chissà dove erano
giunti i tre Re Magi, nel viaggio di ritorno nelle loro terre, dopo la notte di
prodigio dell’Epifania, passata in adorazione del bambino, nato 12 notti prima
e destinato a divenire il Re dei Re.
Di certo non erano tornati nello scatolone che conteneva le
altre statuette del presepe, perché, non appena sentito, la mattina stessa della Befana, l’ordine
impartito dalla padrona di casa ad Alexa di disfare il Presepe e l’albero di
Natale, raccolte le poche cose che avevano, erano risaliti sui loro cammelli e
si erano avviati fuori Betlemme, dirigendosi verso il lato destro del lago, al
fine di sottrarsi all’incontro con Erode, che voleva conoscere il luogo dove si
trovava il bimbo prodigioso, per porre fine al suo incubo che si avverasse la
profezia di un nuovo re dei Giudei, nato, per prendere il suo posto.
Nessuno ci ha detto quale strada essi avessero preso, né
quale fosse il Paese di destinazione e se ad un certo punto fosse stato
necessario dividersi, per raggiungere ognuno la propria dimora, posto che
fossero diverse, né quanto tempo restassero effettivamente insieme.
I Vangeli tacciono su questo punto. Di essi si torna a
parlare e diffusamente, nel 1300, con Marco Polo che ne Il Milione, narra di
aver visitato le tombe dei tre supposti Re, in una città della Persia chiamata
Saba. Accomunati così insieme in un unico destino.
Nelle religioni i simboli sono molto importanti, qui, per
esempio, stava dicendo Maurizio ai suoi ascoltatori, assistiamo ad una anticipazione
di quello che avverrà: i Re Magi giunsero alla stalla dove era nato Gesù, 12 notti
dopo la sua nascita, giorno che ora noi ricordiamo come quello dell’Epifania,
che per alcuni è quasi un secondo piccolo Natale, quello in cui essi ebbero la
rivelazione della natura divina di Gesù e 12 sono gli Apostoli che lo
seguiranno nella sua predicazione, dopo un’infanzia della quale si sa poco. Con
questo, viene delineato già il percorso di quella che sarà la storia di Cristo.
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