SUPERSTITIO
È venuta la Befana e ci ha lasciato, nella calza
prudentemente messa da Sebastiano, un po’ di paroline nuove di cui parlare;
sono parole che vengono dal passato, ci parlano dei tempi che furono e senza
dei quali noi non saremmo quello che siamo.
Noi, stava dicendo Maurizio, soffermandosi a guardare
fissamente, ora l’uno, ora l’altro dei suoi interlocutori, uomini moderni,
abbiamo superato lo stato di natura coprendolo
con un manto di civiltà che ha cancellato i caratteri
originari del nostro essere, fin quasi a farli scomparire.
Ciononostante, ogni tanto, riemergono ricordi di quei
caratteri che riteniamo siano stati tipici dei nostri antenati ed ecco, allora,
che parliamo di qualcosa di ancestrale che è in noi. Questa è la prima parola.
Infatti, si inserì Pancrazio, mio nonno, quando divenne
inabile, fu messo ad intrecciare i vincoli, per fare canestri e riusciva così
bene, che imparai anch’io a canestrare, ora posso capire perché.
Tetragono ad ogni interferenza, Maurizio decise di andare avanti,
mentre fra sé, pensava “tetragono” sarebbe un’altra parola di cui parlare, essa
viene da un quadrangolo e si dice di chi è protetto da ogni lato, ne parleremo
in altra occasione, quindi seguitò:
Ancestrale è una parola antica, che parla di antichità
profonda, essa proviene, attraverso successivi passaggi dal latino antecessor
al francese ancestral e significa qualcosa che si riferisce ai nostri
predecessori, che ci è stato trasmesso da loro e riguarda soprattutto i
caratteri fisici o psichici delle persone.
Il coccige, per esempio, la struttura che sta alla fine
dell’osso sacro, si ritiene che sia un carattere ancestrale che
rappresenterebbe quel che resta della coda originaria.
Mia figlia, interferì di nuovo Pancrazio, quand’era piccola,
non chiudeva mai le porte, dovunque passasse e mia moglie, le diceva sempre che
c’hai la coda?
Così come la superstizione, riprese Maurizio con un po’ di
stizza, può rappresentare un residuo del più antico senso di religiosità insorto
nell’uomo come bisogno di protezione di fronte agli immani fenomeni naturali,
che incutevano terrore.
L’inspiegabile apriva gli spiriti alla magia, ai riti magici
per propiziarsi il favore delle potenti divinità che dovevano esserci dietro
ogni evento.
Superstitio è la parola latina da cui proviene la nostra
superstizione e dice chiaramente cosa si intende per essa, se confrontata alla
più evoluta forma di fede espressa da una compiuta religione, attraverso la
quale si verifica il passaggio da una fase di paura ed una nuova di speranza.
Dopo l’ultima grandinata, esordì Pancrazio, che c’è stata a
Colleminuccio, avevamo tutti paura che il raccolto andasse perduto, ma poi è
venuta la speranza di riprendere qualcosa dall’assicurazione.
Dal latino super, sopra e statio, sto, la superstizione sta
sopra, cioè ha origini più antiche, viene prima della religione.
Per questo è qualcosa di ancestrale, cioè è un’eredità dei
nostri predecessori, che rimane nel fondo dell’animo, dell’uomo moderno, come
residuo primitivo del suo stato naturale.
‘Mbè mio nonno non ci ha lasciato solo canestri, aveva anche
un bel malloppetto di soldi sotto il materasso…questa volta Maurizio sbottò
contro Pancrazio, insomma la smetti di interrompere con le storie di tuo nonno?
Volevo dire che è vero quello che stai dicendo, io l’ho
vissuto!
La superstizione, riprese il
Maestro, è formata da una serie
di credenze in fatti di natura straordinaria, che…
La mia, interruppe di nuovo l’incontenibile Pancrazio, ha
quattro ante e l’ho presa a Mosciano, da un mobiliere mio amico, è davvero
straordinaria…
Che ca…volo dici? Hai comprato la superstizione?
No, la credenza, non si parlava di questo?
Maurizio sbuffò, poi decise di tirare dritto: con la
superstizione, siamo di fronte ad un mondo fatto di difficoltà, pericoli, paure
per timori a volte ingiustificati, per fatti che non hanno una spiegazione
logica, ma si basano su intuizioni, attese, premonizioni, con il ricorso a
formule magiche, le fattucchiere, per sconfiggere il malocchio, la scaramanzia,
i porta fortuna, gli amuleti, talismani, i gesti simbolici, i riti, ecc.
Ah, mia madre mi appendeva sempre un “breve” al collo,
quand’ero bambino, mi diceva che mi avrebbe protetto contro il malocchio.
Azzardò Pancrazio, rivolto timidamente a Maurizio, nemmeno mia madre? povera
donna…
Maurizio non rispose e continuò:
Nel termine è evidenziata la sua origine primordiale, che
precede le fasi successive di uscita dall’oscurità della mente, verso forme più
evolute della conoscenza, carattere, quello della precedenza, che viene
rafforzato dal fatto di provenire dai nostri antenati, come lascito del quale
ci vorremmo liberare.
Primordiale vuol dire che è proprio degli inizi. Dal latino
primus, primo, seguito da un derivato di ordiri, che significa iniziare, ma
anche tessere, è qualcosa che viene dalla notte dei tempi e dalla prima luce
del mondo, con una nozione di inizio di una tessitura che porterà alla
formazione di tutto il resto.
Le moderne religioni ci tengono a svincolarsi dalle proprie
origini superstiziose, anche se, poi, nella pratica delle diverse confessioni,
resta difficile distinguere fin dove giunge il lascito ereditario della superstizione e dove cominci effettivamente ad essere la
fede religiosa vera e propria.
Certo noi non ci buttiamo più il sale dietro le spalle, se
ci capita di versare dell’olio, ma un qualcosa di quel timore irragionevole che
affliggeva i nostri nonni, forse è rimasto nel fondo della nostra mente e
riemerge sotto diverse forme, magari ammantato di umorismo (non è vero, ma ci
credo), o con un pizzico di civetteria, per far credere di essere quello che
non si è, ben sapendo che gli altri non crederanno mai a tale nostro
atteggiamento, mentre invece noi, sotto-sotto...
Io, per me, disse Pancrazio, cambio strada, se un gatto nero
mi attraversa la via! L’ho detto al prete di Colleminuccio e lui mi ha risposto
che sono un troglodito.
Si dice troglodita, interferì Sebastiano.
No, non tre dita, col solo indice mi indicò la porta della
Chiesa e mi disse di uscire. Ma io lo stavo già facendo.
Troglodita, altro termine interessante che viene dal
passato, deriva da una corrispondente parola greca che si traduce con (l’uomo) “che
penetra nelle caverne” e significa primitivo, rozzo. Maurizio era riuscito
finalmente a piazzare una nozione alla quale cercava di arrivare fin dal
principio del discorso.
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