ERA MIO FIGLIO

 

                                                                        

Mio figlio, Giuseppe Simone era un uomo talentuoso, ma non virtuoso. Non è un gioco di parole, aveva il talento nelle mani e l’ingegno nella mente, ma anche qualche difetto (e chi non ne l’ha?), tra i quali, uno eccelleva, che non faceva sconti a nessuno, aveva un parlare diretto, schietto ed era troppo sincero, generoso e disinteressato per curarsi di apparire garbato, o di piacere, era nel senso migliore, un anticonformista.

Fino in ultimo ha voluto manifestare la sua indipendenza intellettuale con le parole che ha lasciato scritte in prossimità della sua morte; sono soddisfatto della mia vita perché ho fatto tutto quello che ho voluto, quindi non addoloratevi per me.

E’ andato via in un giorno, anzi in una notte che, nel vasto mondo, viene indicato come il Blue Day, il giorno triste, nel senso di più triste di tutti gli altri dell’anno e tale è stato per noi, che troppo tardi ci siamo resi conto di aver perso un grande tesoro, il 15 di gennaio 2024, per noi, (me e Fiorella, sua madre) il più triste, non solo di quest’anno, ma di tutta la vita, quella già passata, come pure di “questa tanto picciola vigilia d’i nostri sensi ch’ è del rimanente”.  

Addio, mio caro figlio, non potremo, tua madre ed io, essere presenti al tuo ultimo saluto, se non con il pensiero e con il sentimento di due cuori straziati, con il ricordo di te, indelebile.    

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