INCOMMENSURABILE

“Mi vuoi bene?”
“Sì”.
“Quanto me ne vuoi?”
“Tanto”.
“Ma tanto, tanto, tanto?”
“Fino al cielo, fino a mille, diecimila, un milione, mille milioni…”
“Fino all’infinito?”
“..Azz!!! Questo non lo so”.

I bambini, o gli innamorati, nella fase di regressione infantile che talvolta l’innamoramento comporta, amano fare questi giochi con le parole, arrestandosi là dove il limite non c’è più ed è facile perdersi.

Via degli Dei, 2014

Ed allora ecco che viene fuori questa parola non proprio bella, ma efficace. I latini, al solito, partendo da ciò che era misurabile, avevano inventato la parola “commensurabilis” che era formata da “cum”,” con”, e “mensurabilis”, con lo specifico significato di cosa che si poteva misurare ‘con’ qualche altra cosa, un metro, un’altra unità di misura, o un altro oggetto dello stesso genere. Facile fu per quelli che vennero dopo, ed infatti si parla di latino “tardo”, premettere a quella un semplice “in”, ed ecco che la cosa diventava non più misurabile, cioé incommensurabile. Talmente grande, o talmente diverso, o talmente indeterminato che non è possibile prendergli le misure. Questo succede appunto quando la cosa di cui vorremmo sapere il peso, il volume, ecc, è “smisurato” nel senso di “incommensurabile”.

A questo punto Maurizio smise di parlare. Chiara che aveva ascoltato fino ad allora, pazientemente, ma con poco entusiasmo, data la scarsa originalità di quanto egli stava dicendo, dopo un attimo di riflessione, disse:

“Quello che mi sembra veramente da sottolineare, è che qualunque sia l’oggetto sul quale ci soffermiamo a parlare, il discorso verta sempre su qualcosa di impalpabile, di immateriale. Prendi questo caso: cosa conosciamo di incommensurabile? Incommensurabile è il cielo, la bontà divina, l’universo, ma gratta gratta, arriviamo a quello che dicevo io: incommensurabile è anche il nostro pensiero ed è qui che volevo arrivare.”
“Noi finora abbiamo parlato di imprescindibile, ineluttabile, imponderabile e, ora incommensurabile.” Disse Maurizio. “Vuoi dire che in tutte queste parole noi ci rispecchiamo, perché in ultima analisi non facciamo altro che parlare sempre di noi? Del nostro pensiero, della nostra capacità di astrarci e di ragionare? Della nostra immaginazione e della nostra fantasia?”
“Qualcosa del genere” rispose Chiara “e potremmo insistere con altre come ineffabile, improcrastinabile, imprevedibile, irremovibile, inoppugnabile, incontrovertibile ed inespugnabile. Noi siamo tutto questo ed altro ancora.”
“Tutto questo non porta a niente; io mi fermerei molto prima su questa strada. E anzi, sai che ti dico? Parliamo di noi, ma di noi, noi. Non delle parole intorno a noi. Vuoi qualcosa di veramente incommensurabile, che piace a me e spero piaccia anche a te? Il nostro amore. Quando è che vogliamo parlare di quanto ci vogliamo bene? “
“Ora giochi sporco, caro mio. Sei stato tu ad inaugurare questo tipo di discorso tra di noi. Non io. Io sono stata a sentirti ed ho preso parte perché tu volevi che facessi così. Non puoi ora rovesciare la frittata e dire che è colpa mia.”
“Ma chi sta parlando di colpa? Dico soltanto che ogni tanto dovremmo anche concederci una sosta ed abbeverarci alla fonte del nostro amore.”

Risero entrambi di gusto per il modo di parlare di Maurizio sopra le righe.

“Io non chiedo altro e da oggi, guai a te se mi cacci qualche nuovo termine di cui vorresti scoprire il pelo nell’uovo. Tanto ormai lo sappiamo, tu hai fondato una scienza nuova, il metodo di interpretazione ‘creativo’ che ti lascia la libertà di inventare liberamente, senza tener conto di quei fessi che si sono intestarditi ad andare sulle tracce delle origini, depurando passo passo, nei vari passaggi da un’epoca storica ad un’altra, ogni parola delle incrostazioni e degli strati di valore semantico che il tempo ci ha accumulato.”

Chiara stava per aprir bocca per parlare ancora, ma ormai Maurizio le si era avvicinato ed ora la stringeva fra le sue braccia, cercandole ardentemente le labbra ed impedendole di parlare.

“Mi ami? Ma quanto mi ami? Ma quanto tanto? Come tutte le stelle del cielo? Di più? Di piuuuuù?”

Appena ebbe la bocca libera, e dopo aver ripreso fiato, riuscì appena a sussurrare “Inco..mmen…sura….bil…mente”.

“Ora sì che ci siamo”.

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