MENARE IL CAN PER L'AIA

Erano in tre davanti al bancone del tabaccaio. Il gestore stava servendo il primo; incassato il prezzo e dato il resto, si rivolse agli altri due, invitando con un cenno del capo a parlare quello dei due che fosse il secondo. In quel momento entra un quarto, si incrocia col primo che stava uscendo, breve trambusto all’ingresso e, senza nemmeno raggiungere il bancone, dice: “un pacchetto di Marlboro”. I primi due davanti al banco, si guardano senza parlare, il tabaccaio si gira verso lo scaffale alle sue spalle, prende un pacchetto di sigarette Marlboro e lo posa sul banco, dove l’ultimo arrivato allunga la mano per prenderlo, mentre armeggia con il portafogli per pagare.

Graffito - Val Camonica 2018

Il più vicino a lui, dei due in attesa, con mossa lenta e determinata, prende il pacchetto con due dita e lo tira indietro, verso il tabaccaio: “Tocca prima a noi” dice “il signore è entrato dopo di noi”. Il tabaccaio si blocca e guarda verso il nuovo arrivato. “credevo che voi due steste chiacchierando” dice questi, con un fare un po’ risentito, quasi l’offeso fosse lui, “ed in ogni caso non mi sembra il caso…”.

“Ed invece è proprio il caso” dice quello che non aveva bloccato il pacchetto sul banco. “E’ il nostro sport nazionale, saltare la fila! Lei, prima di fare la sua ordinazione, doveva prima accertarsi se noi eravamo clienti in attesa di essere serviti, o semplici amici passati a fare un salutino al nostro amico.”

“Quante storie per un pacchetto di sigarette!” ribatté l’uomo “se voi foste stati più svelti, certo il fatto non si sarebbe verificato”.

“E’ proprio questo il punto: la sveltezza, la furbizia di fregare gli altri, anche nelle cose più piccole.” Intervenne quello del pacchetto bloccato. “Non facciamo altro che alimentare quest’ansia di supremazia: sono il più fregno e merito di essere servito prima”.

“E’ una malattia tutta italiana” interloquì un signore dalla porta d’ingresso vicino alla vetrina. Voi italiani non cambierete mai, il Svizzera vai a fare una cosa di queste e vedi cosa ti dicono”.

“Se è per questo in Inghilterra, quelli che sono in fila per il taxi, se fai lo svelto e salti la fila ti prendono ad ombrellate”.

Erano entrati altri due che osservavano muti la scena. “Ha sbagliato il tabaccaio – disse uno – non doveva servire l’ultimo arrivato.”

“Te l’ho detto, voi italiani…”
“In America, in Giappone, in Africa, guai a non rispettare la fila!”
“Voi italiani siete gli unici”.
“Perché tu da dove cazzo vieni?” chiese brutalmente un omaccione che si affacciò sull’ingresso.
“Sono cose che non ti riguardano e poi, che c’entra?
“Stai pisciando fuori dell’orinale, non te ne accorgi?”
“E tu fatti i fatti tuoi”.

"Quando avrete finito di menar il can per l’aia, fatemi un fischio", disse il tabaccaio rivolto alla piccola folla che si era radunata davanti al suo negozio. “Nel frattempo lasciatemi lavorare.” E rivoltosi all’ultimo della fila, l’unico che non aveva aperto bocca, “prego signore, desidera?”

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