IL POZZO DI S.PATRIZIO

Il modo di dire, comune fra le diverse componenti della nostra popolazione, “questo è un pozzo di S.Patrizio”, ha una doppia valenza semantica, volendo riferirsi, a seconda dei casi, ad una condizione di “tutto pieno” o viceversa di “tutto vuoto”. Mi spiego con un esempio che ritengo calzante, perché è anche la causa di un blocco della politica nazionale di questo momento, per come una questione di ordinaria amministrzione sia stata caricata di conseguenze assolutamente fuori misura: si tratta del tira e molla indecoroso che si sta facendo fra le due fazioni o frazioni del governo bicefalo al potere, sulla TAV sì, o la TAV no, che ora sembra essere il problema che maggiormente affligge il popolo italiano.

Pozzo di S. Patrizio - 2017

Se i due Vice Presidenti del Consiglio Di Maio e Salvini dicessero che, portare avanti, secondo gli accordi internazionali già presi, i lavori della TAV (Treno ad Alta Velocità fra Torino e Lione), è un pozzo di S. Patrizio, avrebbero paradossalmente ragione entrambi, il primo volendo intendere che si tratterebbe di un pozzo senza fondo che servirebbe solo a sperperare una quantità enorme di risorse, senza quasi nessun ritorno utile, il secondo, al contrario, che la Tav sarebbe un toccasana per molti problemi, con un utile al quale non possiamo assolutamente rinunciare.

E vediamo perché. Il pozzo di S. Patrizio è, contemporaneamente, reale e fantastico; quello vero fu fatto scavare dal papa Clemente VII intorno agli anni 1530/40 d.c., ad Orvieto ed aveva lo scopo di precostituire una riserva abbondante di acqua per la popolazione, in caso di assedio o di epidemia. Misura prudenziale e provvidenziale, visto che quel Papa aveva vissuto il Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi e sapeva quanta importanza potesse avere il fatto di poter contare su una buona riserva di un elemento così essenziale, per poter resistere agli eventi imprevisti.

Il Pozzo di S. Patrizio, quello originario, invece, che ha dato il nome al secondo, è di un secolo più vecchio e si trovava in Irlanda. E’ questo il pozzo che la fantasia popolare ha tramutato in leggenda, facendo di esso uno strumento per la diffusione della fede cristiana, ma anche un utile arricchimento del nostro linguaggio idiomatico.

Tutti sappiamo (vero?) chi fu S.Patrizio, diacono, vescovo e patrono d’Irlanda. Il suo nome è legato all’evangelizzazione della Repubblica Irlandese, che egli girò per lungo e per largo in un’incessante attività di proselitismo a favore della religione cristiana, svolta tra la fine del quarto e la prima metà del quinto secolo d.c. in mezzo alla popolazione irlandese, di religione pagano-celtica, riuscendo a convertirne una buona parte con il metodo di fare larghe concessioni a favore della vecchia religione, a tal punto che quella professata allora dagli irlandesi convertiti, fu chiamata religione cristiano-celtica.

Ma più ancora, almeno per i non addetti ai lavori, egli è famoso per la questione del pozzo, che è materia di discussione qui da noi, in quanto tutti ne parliamo, come di cosa risaputa e sulla bocca di tutti. Bisogna sapere che Patrizio non ancora santo, usava pregare in prossimità di una cavità del terreno, grotta o pozzo che fosse, che non aveva fondo. Sì, perché si pensava, ma era sicuramente frutto di uno zelo eccessivo di neofiti, che detta cavità comunicasse giù-giù con la porta del Purgatorio e che il prelato la usasse per comunicare coi defunti. Che poi Dio stesso avesse suggerito a Patrizio di far affacciare i suoi ascoltatori eventualmente riluttanti ad abbracciare la nuova fede, direttamente sull’imboccatura del pozzo, al fine di mostrar loro cosa avvenisse in quel settore dell’aldilà in cui le anime destinate a salvarsi, erano comunque condannate a purgarsi con penitenze non da poco, al fine di sollecitarne la conversione, mi sembra una fake degna di quei tempi.

Fatto sta che ora il posto va sotto il nome di “pozzo del Purgatorio”, anche se, per ordine del Papa, il pozzo stesso fu murato per evitare che folle fanatiche vi si recassero in cerca di esperienze soprannaturali, alimentando superstizioni. Al suo posto era stata costruita una chiesa. Il mito del pozzo come porta del Purgatorio, però è stato trasferito al pozzo reale di Orvieto, che invece, è un’opera architettonica unica, che è fornita di una doppia scalinata circolare ed elicoidale, come le stringhe del nostro DNA, una per scendere ed una per salire, che si incontrano mai. Sul fondo una passerella per transitare dall’una all’altra. Sembra che i visitatori provino emozioni particolari, nel fare questo passaggio, con tutte le implicazioni parapsicologiche del caso.

Torniamo così all’origine della leggenda, osservata ancora oggi in Irlanda , con una festa che si svolge il 17 marzo, giorno della morte del santo, avvenuta nel 461 d.c.

Oggi, però, dopo il processo di laicizzazione della società, tutte le volte che facciamo uso di questa espressione, non pensiamo più al Pozzo di S. Patrizio come porta per il Purgatorio, ma ci fermiamo al suo significato reale, che è quello di un magazzino nel quale accumulare sostanze utili per il caso che si debba affrontare un’emergenza. La doppia valenza di questo modo di dire, di cui parlavo all’inizio, si risolve nel doppio uso che ne facciamo, per dire o che il pozzo è così profondo, da non trovar modo di riempirlo, perché inghiottirebbe tutto, o, al contrario, che è così capiente e fornito di sostanze a iosa, che più ne tiri fuori, più ne rimangono. L’alone di sortilegio dal quale il modo di dire è stato originato, rimane sia in un caso, che nell’altro, ma solo come tocco folcloristico di un’immagine reale.

Commenti