OLTRE LA DIFFERENZA DI GENERE
Pancrazio
quel giorno era visibilmente agitato e si dimenava sulla sedia, facendola
scricchiolare pericolosamente. Che hai, gli chiese Sebastiano, ti ha pizzicato
la tarantola?
Ho
lasciato Giulia a casa che era fuori di sé, rispose l’amico. Mi ha detto che
lei non ce la fa più, ogni giorno si ammazza di lavoro, mentre io faccio niente
e che se continua così, farà una pazzia.
Suvvia,
non te la prendere, le mogli dicono sempre così per darsi importanza, lo
consolò l’amico.
E
tu che ne sai, che non sei sposato?
E
che c’entra? Sto anche io con una donna e quando si arrabbia dice anche a me le
stesse cose. La verità è che lavorano troppo ed hanno bisogno di essere un po’
coccolate o che almeno diamo un giusto riconoscimento a quello che fanno e
dovremmo collaborare con esse, farci carico di una parte del loro lavoro.
Ammazzarsi
di lavoro è un’iperbole, intervenne Maurizio.
Pancrazio,
ti ricordi di quello che dicemmo circa un anno fa a proposito dell’iperbole?
Chiese poi rivolto al discepolo, faresti bene ad andartelo a rivedere (1), c’è tanta roba, potrebbe esserti utile.
Ne
dubito, mi sembra comunque che parlava di cazzate, come quelle che spara
Sebastiano…
No,
l’iperbole è l’esasperazione di un concetto, fino all’inverosimile.
Vuoi
dire prendere lucciole per lanterne? Non mi interessa, debbo correre dalla mia
Giulia e dirle che sono disposto a fare qualunque cosa per aiutarla, basta che
non si ammazzi. Sono disposto a spianare le montagne, pur di vederla felice…
Bravo,
hai capito cos’è l’iperbole!
Al
diavolo l’iperbole! Ho capito che quello di Giulia è un grido di dolore, al
quale io devo rispondere.
Caro
signor maestro, per una volta la lezione la tengo io: qui si tratta di
corciarsi le maniche e capire che le donne sono come noi, non è una questione
di palle, ma di cervello. Mettiamocela tutta ed andiamo oltre l’iperbole e
l’iperuranio, abbiamo secoli e millenni da scontare di supremazia maschile, di
torti e violenze fatte alle donne. È venuta l’ora di cambiare, si deve arrivare
ad una vera equiparazione tra i due sessi, senza nemmeno trascurare i diritti
dei gay, è una vera rivoluzione.
Cosa
ne dite? Disse poi, rivolto ad un inesistente uditorio, dal quale, però gli sembrò di percepire un mormorio di approvazione,
sebbene molto lontano.
Sennonché,
nel silenzio generale, si udì un applauso vero, forte e vicino: era Chiara,
apparsa all’improvviso sulla soglia del locale, lasciando tutti di stucco.
Bravo
Pancrazio, disse avanzando tra i tavoli, una lezione magistrale e strinse fra
le sue braccia un Pancrazio, imbambolato e commosso, come un bambino,
stampandogli un bel bacio sonoro sulla fronte, tanto che una lacrimuccia spuntò
dal suo ciglio.
(1) Estratto dall’articolo
pubblicato sullo Zibaldino l’8 novembre 2022, dal titiolo: “Ipostasi iperbole,
iperborea e iperurania”.
Dall’elenco manca l’empireo, notò acutamente
Sebastiano: come mai, Maurì? che fa, ti puzzano i ceri? O non hai simpatia per
Dante? (domanda senza risposta-nota del redattore).
“La
parola iperbole, derivata dal greco ”hiper-ballein”, si traduce come “gettare
oltre”. La stessa ha due diversi significati, uno tecnico, in geometria e uno
figurato, in retorica. Noi, al solito, prendiamo solo il secondo – Pancrazio e
Sebastiano assentirono col capo – in senso figurato, l’idea di gettare oltre si
traduce nel senso più compiuto di uscire fuori dal consueto, esagerando, anzi esasperando
il concetto di ciò che si vuole esprimere, fino all’impossibile, sia in senso
accrescitivo che diminutivo quanto all’entità della cosa trattata. Esempi del
primo caso, ti voglio un bene pazzo, da morire; mi sono ammazzato dal
ridere; del secondo, ho una gran sete, mi daresti un goccio d’acqua? Oppure:
Quella notte il cielo risplendeva come uno scrigno di gioielli.”
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