SARDINE

Se bussi ad una porta per chiedere un’informazione stradale, e chi viene ad aprirti ti invita ad entrare, allora sai che sei in Romagna. Questo si diceva una volta per far capire meglio che in qualsiasi altro modo, di che pasta sono fatti i romagnoli. Gente sanguigna, testa calda e cuore d’oro.

Patria del fascismo, a suo tempo, per aver dato i natali al suo fondatore, regione rossa, successivamente, al tempo dello stalinismo e ultimo baluardo dei progressisti ora, l’Emilia Romagna affronta tra poco uno dei momenti più drammatici della sua storia, potendo cadere nientemeno che nelle mani della Lega al prossimo rinnovo del consiglio regionale.



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                                                                    Disegno e foto di Leonardo Aielli


Qualunque sia l’esito di questa tornata elettorale, nello sconforto generale della politica politicante, un motivo di sollievo troviamo nel fatto miracoloso, lasciatemelo dire di questi fermenti giovanili che fino a ieri nessuno dei contendenti, aveva messo in conto. Le sardine in primis.

Non più violenza, fisica e verbale, non più volgarità, espressioni offensive, non più metodi da sciacalli e slealtà, non più falsità, risapute tali eppure propugnate con insistenza fino a farle credere vere. Di Bibbiano, per esempio si può avere l’idea che si vuole, è sbagliata la legge, hanno sbagliato gli organi preposti all’assistenza, i genitori a cui sono stati tolti i figli possono avere torto o ragione, ma cavalcare l’onda di indignazione che da tutte le parti si è sollevata, per screditare un partito, usando quell’argomento che richiedeva toni rispettosi della pietà dovuta alle vittime, come una clava contro gli avversari politici a scopo di campagna elettorale, è stata una schifezza sulla quale non si riesce ancora a fare chiarezza. E l’immagine più triste che ci rimane di questo enorme imbroglio è quella della candidata romagnola di destra che si spoglia in parlamento, esibendo la maglietta con la scritta “Parliamo di Bibbiano”.

Se questa è la politica alla quale ci hanno abituato i populisti dell’una e dell’altra, sorti dalle ceneri della vecchia classe politica implosa con Mani Pulite, con un progressivo imbarbarimento che non prelude a nulla di buono, salutiamo con piacere che i giovani, ritenuti ingiustamente avulsi dai giochi politici, siano insorti numerosi a dire “basta” con la politica urlata, sì ad una politica ragionata, civile, appassionante. E’ in gioco il loro avvenire ed è del tutto pertinente che si ascolti la loro voce per migliorare innanzi tutto le condizioni generali di una pratica, che, da attività nobile, riservata agli spiriti migliori, era diventata spazzatura in mano ai peggiori.

Poi si comincerà a parlare di destra e di sinistra. Perché non è vero che oggi come oggi sia superata la differenza tra una strategia politica che miri alla conservazione dei privilegi acquisiti, non si sa per quali meriti ed una che punti ad una più equa distribuzione delle risorse tra le classi sociali di ogni Paese, e tra i Paesi più fortunati e Paesi meno fortunati, o addirittura maledetti. Con gli occhi finalmente aperti sui disastri ambientali che tra poco ci sommergeranno se non prendiamo immediati provvedimenti.

Preludere potrebbe essere il verbo che oggi prediligiamo. Perché apre alla speranza di un mondo migliore possibile. Cominciando dai rapporti. Dal latino “pre”, prima e “ludere”, giocare. E’ una fase preparatoria, predisponiamo il terreno del gioco e le regole. Poi ognuno faccia la sua parte.

Senza farsi impapocchiare dalle false sirene.

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