CIUFFOLONE

Difficile trovare una definizione soddisfacente per ciuffolone. Alcuni dicono, per il ciuffo alla Elvis Presley o alla Donald Trump. Altri parlano di un individuo ciondolone, nullafacente, sfaccendato, vagabondo, sbrodolone, che fischia alle stelle. Zio Luigi aveva un’idea tutta sua, che a me sembra non tanto peregrina. Lui accostava il termine ciuffolone alla pasta grossa, segnatamente ai canneroni rigati, chissà, forse, per un qualche richiamo subliminale che quel formato di pasta possa avere con uno strumento musicale tipo uno zufolo. Da qui risaliva al soggetto che mangiava i ciuffoloni, definito anch’esso così, con intento derisorio, per descrivere un tizio di poco peso intellettivo. D’altro canto, il termine cannerone applicato ad una persona, dà lo stesso risultato di individuare un soggetto poco sveglio di mente, un bonaccione semplicione. Così pure quando si dice guarda quel maccherone!

Detto da zio Luigi, il termine assumeva un sostrato di sottili significati sottintesi, che poi erano la specialità del suo humor scanzonato ed allegro, ma soprattutto autoironico. Il primo ciuffolone, nella sua stessa concezione, era lui, che a quella pasta era molto affezionato.

Che la parola, di chiara origine dialettale, derivi da ciuffolo e che quest’ultimo termine sia, nel nostro idioma, sinonimo di fischio, non mi sembra che ci debbano essere dubbi. Il fischio o sibilo che si emette colle labbra e la lingua, atteggiate in un certo modo, soffiando aria che può essere così modulata su vari registri, è una rudimentale forma di arte musicale.

Il ciuffolo può essere sia il suono emesso fischiando, che lo strumento col quale si emette, sia essa la bocca, nel caso più elementare, o un apposito congegno che può andare dal semplice fischietto, come era quello del postino di una volta, o dell’arbitro sul campo da gioco, allo zufolo del pastore, fatto di canna, o al flauto di Pan, fino all’ocarina di coccio.

Nel caso del treno, o della nave, che lanciano i loro richiami per terra e per mare, di giorno, ma soprattutto di notte, con effetti di singolare suggestione, ovviamente è difficile parlare di ciuffolo, in quanto in questi casi si tratta di fischi ben forti ed acuti.

Ma nemmeno mi sentirei di chiamare ciuffolone quel tal zappatore che la sera del sabato, intanto riede fischiando alla sua parca mensa e seco pensa al dì del suo riposo, perché egli è operativo ed è colto in uno dei rari momenti in cui non è al lavoro, ed io metterei addirittura in dubbio che, contrariamente a quanto affermato nella poesia, egli possa riposare anche solo nel giorno della domenica.

Il ciuffolone è lo scansafatiche che se ne va zufolando, senza meta e senza scopo, con l’unico fine di passare il tempo, in attesa che giunga l’ora in cui qualcuno gli procurerà da mangiare.

Non che gli mancherebbero le capacità per svolgere un qualsiasi lavoro, solo che non ne ha voglia.

In pratica un parassita.

Il che non è bello, concluse Maurizio alla fine della chiacchierata del giorno. Il ciuffolotto, di cui ho parlato ieri, se non altro è bello, simpatico e il suo fischio è melodioso.

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