SCANZONATO

Altre volte mi sono soffermato sul termine “desocupato” usato da Cervantes unitamente all’altro “lector”, per indicare il tipo di persona che a suo parere si sarebbe potuto interessare a quanto lui andava scrivendo, soprattutto intorno a quella figura divenuta poi un archetipo, del cavaliere della triste figura, di sua invenzione, noto come Don Chisciotte della Mancia.

L’inizio era veramente da brivido e nella sala, dopo queste parole che l’oratore fece sapientemente seguire da qualche attimo di raccolto silenzio, una corrente, non tanto uno spiffero, quanto piuttosto una piccola scossa elettrica, attraversò la schiena della maggior parte dei presenti, attentissimi al seguito che non si fece attendere.

Questa piccola cerimonia di riapertura ha lo scopo principale di solennizzare la visita recentemente fatta al circolo dall’hidalgo più famoso della letteratura mondiale, l’ineffabile Don Chisciotte.

Mauritius aveva rotto gli ormeggi, rispetto al divieto di riunione imposto dalle autorità per via del corona virus, sfidando apertamente i tutori dell’ordine, preposti alla repressione delle trasgressioni, ed aveva autorizzato una prima assemblea, limitata a soli dieci componenti del circolo, nella sala delle riunioni, nel rispetto, però delle distanze di sicurezza fra l’uno e l’altro dei convenuti.

Perché ineffabile, chiese irruentemente Pancrazio, quel Satanasso a momenti mi infilzava con il suo spiedo. Secondo me quell’uomo è pazzo! Io comunque, anche se è vecchio, saprei come fargli passare i grilli dalla testa. Senza saltare.

Ineffabile perché troppo grande per essere contenuto in una parola, non c’è aggettivo che lo possa descrivere tutto, spiegò pazientemente l’oratore.

Scanzonati viandanti sul Cammino di Santiago



Se invece di ineffabile, uno dicesse facinoroso? Non è uno che parla troppo?

Buono, Pancrazio, insistè calcando sulle parole Maurizio, a far capire che la pazienza stava per esaurirsi, dopo parleremo di facinoroso, facondo, facoltoso e di ogn’altra cosa ti passasse per il capo, se vuoi, ma ora lasciami parlare.

Fece una breve pausa per concedere all’intruso, pentito forse di essere stato troppo duro con lui, il diritto ad un’eventuale replica, che non ci fu, poi continuò:

Questo disoccupato lettore che Cervantes vede leggere svagatamente il suo capolavoro, siamo noi cari signori. Noi, gli inutili intellettuali, coloro che per antica convenzione, passano il loro tempo immersi nei loro ozii letterari, non producendo niente, se non parole. Siamo noi che rispecchiamo anche il personaggio dello spilungone sempre in cerca di avventure. Avventure ideali, se vogliamo, che si svolgono nella mente. Vi ci vedete voi come tanti Don Chisciotte?

Egli sì che aveva impiegato la sua vita alla ricerca di un inutile ideale, calato come era da appassionato lettore di libri sulla cavalleria, in un’epoca in cui tra l’altro quel nobile ideale era morto e la vita a suo parere si era impoverita, che dico, involgarita, dove tutto aveva il sapore della qualunquità (1). Finita la gloria, finita la lealtà, finito il coraggio di sostenere la giustizia.

Che la classe degli intellettuali, pensatori, polemisti, non goda di bona fama, non è cosa nuova. E’ una dicotomia (Pancrà, prendi nota) che risale a Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, di evangelica memoria, tra la vita attiva, fatta di cose materiali e la vita di pensiero, fatta da cose immateriali. Gesù sembra aver dato la preferenza alla seconda, ma non ne sarei tanto sicuro.

Ma vogliamo un momento calarci in questo personaggio nuovo, chiamato a giudicare di altri personaggi, creati dalla mente degli autori, il lettore, appunto, questo disincantato uomo che non trova meglio da fare che mettersi a leggere libri scritti da altri, al quale Cervantes affida il messaggio della sua grande arte?

E’ un tipo un po’ sornione, quasi sonnacchioso, ma alla maniera del gatto che dorme con un solo occhio, mentre con l’altro tiene tutto sotto controllo. Restio a prendere subito partito, meditabondo a modo suo, libero nel suo giudizio, lungimirante, con uno sguardo leggermente ironico, ed atteggiamento scanzonato.

Pancrazio vorrebbe intervenire, si agita sulla sedia, si guarda intorno, ma poi rimane zitto.
Maurizio lo nota vuole un poco confortarlo.

Lo so, Pancrazio forse tu non sei d’accordo, perché sai che scanzonato viene da canzonare, che significa prendere in giro; canzonare come pure canzone o canzona, all’antica, provengono dal latino cantus, il canto, non necessariamente da intendere come espressione del cantare (v. i canti di Dante). Parimenti mettere in canzone significa sia mettere il nome di qualcuno in un componimento destinato al canto, quanto più semplicemente, mettere in ridicolo.

L’atteggiamento dello scanzonato, infatti, è ironico, di chi prende tutto alla leggera e irride le altrui eccessive preoccupazioni, ma nello stesso tempo è anche responsabile ed accorto.

E’ proprio il fatto di elevarsi al di sopra della condizione umana, e vivere serenamente una vita di pienezza e di accortezza, a distinguere un comportamento saggio da uno avventato.

Io allora non sono un saggio e me ne vanto, caro Mauritius, concluse Pancrazio, lascio a voi sapientoni il compito di salvare il mondo. Anche dal virus, a proposito, quando si esce?



1) Neologismo di fresca acquisizione, non ancora recepito nei vocabolari tradizionali, ripreso da un articolo di Claudio Frontera (http://dettagli.blog.kataweb.it).

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