LA VIGILIA

Lasciatemi sognare, sono sulla nave di Ulisse e abbiamo sorpassato le Colonne d'Ercole, l'oceano viene da nord est e noi puntiamo la prua verso sud ovest; non è lo stesso mare di poc'anzi, le onde sembrano più gonfie, la superficie dell'acqua si solleva in più punti in modo impressionante.

Tortoreto - 2013

In lontananza, tra le brume, si intravede una montagna che congiunge il mare al cielo. Il vecchio equipaggio, stanco ma ancora fedele al suo capo, guarda perplesso, qualcuno ha dei dubbi, ma dove stiamo andando? Ad un tratto, tra le folate di vento e lo stridere di sartie, si sente levarsi la voce pacata e ferma di Ulisse a rincuorare l'animo dei suoi, spronandoli a proseguire: "Frati - dice - che per cento milia perigli, siete giunti all'occidente, a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi ch'è del rimanente non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente". Anche il vento sembra fermarsi, gli occhi dei marinai, pesti di stanchezza e di sonno, riprendono lucentezza: si parla dell'ultima speranza di vita, di una piccola vigilia, quel che rimane della vita. "Non sprecatela", dice Ulisse, "non negatevi l'esperienza ultima di vedere il mondo dalla parte opposta al sole, completamente disabitata, pensate a quello per cui siete nati, considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtùte e conoscenza".

Il discorso di Ulisse ottiene un effetto straordinario sui vecchi marinai che raddoppiano l'energia delle loro braccia sui remi, portando la nave sempre più vicino a quella montagna che so essere quella del Purgatorio. Quando la nave viene presa da un flutto e sollevata in aria il mio sogno si interrompe ed io, ad occhi aperti la vedo andar giù con la prua "com'altrui piacque". Addio sogno, addio Ulisse, addio vecchi lupi di mare amanti della conoscenza, temerari e fedeli ad un'idea. La semenza, il genus, il genere, la specie umana, chiamatela come volete, con Ulisse trionfa, non affonda.

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