TORTORE

 

                                                                           

Erano tutt’e due appollaiate sulla cima di un abete, che docilmente si era piegato ad arco, fornendo un comodo trampolo ondeggiante.

Le due tortore, un maschio ed una femmina, che volavano sempre insieme, se ne stavano lì, beate a guardare dall’alto, immoti, se non per piccoli movimenti delle testoline e delle code, indifferenti al corso degli eventi, quasi non li riguardassero.

Poi, ad un tratto, la femmina (come fai a dire che era la femmina? Dal comportamento), impaziente, ha spiccato un breve volo, rompendo l’incanto e si è andata a posare su un ramo poco distante, aspettando che l’altro la seguisse.

Manco per niente, tetragono lui, il maschio – ti faccio vedere io chi è che comanda qui – è rimasto impassibile al suo posto, apparentemente non toccato dal vuoto formatosi al suo fianco, ma sotto-sotto, indispettito per l’intraprendenza di lei.

Dopo un po’ di tempo, passato a guardare fissamente davanti a sé, come nulla fosse, si è librato in volo, in direzione opposta a quella scelta dalla prima ed è scomparso alla vista.

Cosa ha fatto lei? Ha atteso un po’, meglio non far vedere… poi si è riportata sulla cima dell’albero piegato ad arte ed ha atteso.

Non è passato molto tempo, ché lui, di malumore, si è ricollocato al suo fianco, esattamente come all’inizio.

Pace fatta? armata.

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