SILENZIO

 

                                                               

Oh, Pancrazio, Pancrazio, perché non dai poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i fans tuoi? Noi tutti ti consideriamo il nostro baluardo, in nostro bastian contrario e tu, invece, ti stai piegando agli eventi.

Così tuonò insolitamente arguto, Maurizio, un mattino in cui, in un sussulto di energia, aveva trovato l’animus (attenzione all’orecchio dell’interpellato era suonato come un “asinus” e questo non gli era piaciuto), di stravolgere un testo così famoso per scopi infimi, dileggiare il suo amico e, diciamolo pure alter ego.

Se ti riferisci al tornado che c’è stato l’altra sera, ‘mbé, allora, vorrei vedere chi di voi poteva resistere a quella forza. Sono caduto, ma poi mi sono rialzato e ho combattuto contro il vento, fino allo stabilimento. A quel punto ho ceduto: mi sono seduto ed ho fatto ricorso all’aiuto di un buon bicchiere, per riprendermi.

 Tutti si sarebbero aspettati da te una reazione tumultuosa, continuò il Mentore imperterrito, o quantomeno vivace, e tu invece ti richiudi in te stesso e non dici niente?

Ma su che?

Questo neanche Maurizio lo sapeva con certezza.

Pancrazio si è rassegnato al silenzio, aggiunse dopo, rivolto agli altri che credeva lo stessero a sentire, mentre invece, ognuno pensava ai fatti propri. Tace ed osserva, continuò nonostante tutto. Quello che si svolge intorno a lui, gli sembra di una insensatezza inaudita. Tutto gli appare evanescente, quasi come una favola che non si sa dove porti. Vero Pancrazio, che è così?

Neanche tu lo sai, si difese l’accusato.

Maurizio, incurante, continuò:

La gente sembra del tutto indifferente a quel che succede; ho visto una vignetta di Altan che mi ha aperto gli occhi, perché fotografa con la solita immediatezza, lo stato delle cose: ci sono incertezze nel futuro, dice il piccolo della vignetta; godiamocela, gli risponde il padre, grande e grosso, seduto in poltrona, ché quando saranno certezze, saranno cazzi!

Per fortuna, Pancrazio non si interessa di politica, però gli occhi prominenti della Meloni, che ha visto più volte in TV, lo preoccupano non poco.    

Nessuno che pensi al tempo che passa, affermò infine Pancrazio, cercando di sviare il discorso da un tema così pesante: siamo già alla fine di luglio e nessuno grida la sua disperazione. Tra poco cadremo nel mese di ferragosto e l’estate sarà finita. Poi, improvvisamente, prendendo coscienza delle attese del pubblico (che non c’era), tornò al tema principale, contraddicendosi. E in un baleno, aggiunse, saremo dentro ad una cabina elettorale per esprimere un voto, è questo che volevate farmi dire? con quali speranze?

Non vedo nessuno che gioisca ogni mattino per il miracolo che si rinnova in continuazione, dall’alba dei tempi (l’espressione non è sua, né sa cosa significhi effettivamente, ma gli piace), del nuovo giorno che ci è concesso, che è come un’avventura tutta da vivere e da godere, ogni giorno con lo stesso estenuante trascorrere delle ore, fino alla fine, al tramonto, che prelude a nuove albe, tutte uguali. Siamo stati privati del nostro entusiasmo, ma fino a quando potremo resistere? Siamo su un treno che sembra impazzito e corre senza un conducente; siamo trascinati per forza, come un popolo di lemming, tutti in gruppo verso il baratro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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