DIOMEDE ALLE TREMITI
Senti, Maurizio, iniziò Pancrazio, hai parlato di certi uccelli che piangono di notte la morte di un eroe. Mi spieghi che volevi dire?
Si tratta di una leggenda molto antica che risale ai tempi della guerra di Troia, che, come tu saprai…
Certo che lo so, si affrettò a dire Pancrazio, lo so, eccome! E sennò venivo a chiedere a te!
È l’oggetto dei poemi omerici e l’eroe di cui mi chiedi è Diomede, grande amico di Ulisse, al quale si attribuiscono molte avventure ed imprese straordinarie; egli, dopo la caduta di Troia, tornato in patria, non fu riconosciuto dai propri familiari ed allora ripartì con i suoi fedeli compagni e si diresse lungo l’Adriatico, fermandosi in molte località, dove ancora oggi sono rinvenibili le sue tracce, dalla Puglia, alle Marche e segnatamente alle Isole Tremiti, da lui fondate, secondo la leggenda, e dove egli avrebbe trovato la morte.
Sull’isola di San Nicola, esiste una tomba di origine ellenica, che viene chiamata la Tomba di Diomede e tutte le sole dell’Arcipelago sono denominate anche Diomedee.
La cosa più straordinaria, che ci riporta proprio nello spirito dei poemi omerici, è il fatto che su quelle isole vive una specie di uccelli, gabbiani con una caratteristica particolare, che di notte emettono uno strano suono, simile al pianto e sono le Diomedee, che, ancora secondo questa leggenda, sono, i compagni di Diomede, affranti per la sua morte, che la dea Venere trasformò in uccelli, ponendoli a guardia della tomba del loro amato Re.
Caspiterellina, che bella storia!, esclamò Pancrazio, sinceramente ammirato e tu tutte queste cazzo di cose, dove le hai sentite?
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